Secondo lo studio Scenari Immobiliari-Dils, in Italia oltre 1 milione gli edifici potrebbero essere innovazione: sono più di 36.000 all'anno fino al 2050

Quasi 1,1 milioni di edifici residenziali in Italia devono/potrebbero diventare oggetto di  interventi di innovazione dal punto di vista edilizio, urbanistico e sociale. Secondo l’Osservatorio sull’innovazione “La S di ESG, una storia italiana di valore” dI Scenari Immobiliari Dils, se si seguissero gli obiettivi dettati dall’Unione Europea, si ammodernerebbero oltre 36.000 edifici all’anno (una città come Messina) per i prossimi trent’anni, e in grado di generare un impatto economico sul patrimonio edilizio di 22,6 miliardi di euro all’anno, e produrre potenziali ricadute di natura sociale per ulteriori 17,1 miliardi di euro.

“Gli interventi di riqualificazione sugli edifici italiani non sono solo di natura edilizia -commenta Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, in apertura del Forum Innovazione 2023 tenutosi alla Fondazione Feltrinelli- ma riguardano anche l’adeguamento degli immobili ai più recenti standard di qualità della vita e costituiscono una nuova e innovativa trasformazione e modifica dell’esistente”.

Nelle principali città italiane sono, infatti, presenti 1,1 milioni di edifici residenziali costruiti tra il 1946 e il 1989 (pari al 13,5% dei quasi 8 milioni complessivi appartenenti allo stesso periodo storico), con 6,3 milioni di unità abitative (28,9% dei 21,7 milioni totali), sulle quali sono prioritari interventi di innovazione dal punto di vista edilizio, urbanistico e sociale. Attenendosi all’obiettivo comunitario di “ricostruire” annualmente il 2% degli edifici esistenti nelle aree urbane, sarebbe necessario intervenire potenzialmente su circa 36.300 edifici all’anno (pari al 2% degli 1,8 milioni di edifici residenziali esistenti nelle principali città italiane) in un arco temporale di trent’anni, solo per quanto riguarda il patrimonio realizzato tra il ’46 e la fine degli anni ’80.

La quantificazione economica degli investimenti di natura immobiliare necessari alla potenziale attivazione dell’intero processo di “ricostruzione” annuale degli edifici residenziali nelle aree urbane della penisola è stimabile partendo da una media degli attuali costi unitari relativi a interventi di nuova costruzione e di ristrutturazione edilizia, compresi tra 750 €/mq e 1.600 €/mq (applicata alla superficie media delle unità abitative esistenti nelle principali città italiane di circa 100 mq).

È possibile stimare il potenziale impatto economico della piena attuazione degli obiettivi comunitari in termini di innovazione del patrimonio edilizio abitativo in 22,6 miliardi di euro all’anno, che a loro volta possono generare ricadute di natura sociale potenzialmente monetizzabili in ulteriori 17,1 miliardi di euro, in relazione alle diverse tipologie di intervento, come emerso dall’analisi dei casi studi e dal successivo sviluppo della matrice scoiale degli investimenti contenuti nell’Osservatorio di Scenari Immobiliari e Dils.

“Le città italiane dispongono intrinsecamente e storicamente di tutti quegli elementi di carattere sociale che, nel corso degli ultimi 150 anni, si sono rivelati fondamentali per lo sviluppo, l’evoluzione e il consolidamento del processo di costruzione, riqualificazione, rigenerazione e innovazione architettonica, urbanistica, sociale ed economica del Paese, a partire dalle eterogenee sfaccettature identitarie e dai molteplici modelli di vita e lavoro che lo compongono –aggiunge  Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari -.Il mercato immobiliare non è esente dalle esigenze di misurazione di impatto sociale, poiché ogni operazione edilizia, qualunque siano dimensioni e localizzazione, riporta effetti più o meno incisivi sul territorio di riferimento, e quindi sul relativo tessuto economico e sociale. Le attuali e future dinamiche edilizie e immobiliari, sviluppate a partire dalle tematiche globali relative allo sviluppo sostenibile, dall’integrazione dei principi Esg all’interno dei processi finanziari di investimento responsabile e dagli obiettivi della UE, stanno interessando e in futuro andranno a interessare quantitativamente e qualitativamente un tessuto urbano, edilizio e sociale storicamente in grado di mostrare tutta la sua capacità e potenzialità di accompagnare il cambiamento e superare i diversi momenti di criticità in un’ottica di innovazione materiale e immateriale”.

Real Estate, la più grande industria del mondo

“Con 270.000 miliardi di euro il real estate è la più grande industry del mondo – precisa Giuseppe Amitrano, fondatore e ceo di Dils-, ma tra le ultime per capacità di innovazione. Una situazione che offre agli operatori un ampio spettro di opportunità, senza dimenticare le responsabilità che comporta. Alla base di ogni innovazione che promuoviamo come Dils c’è la volontà di irradiare una visione capace di innescare dei cambiamenti strutturali e favorire l’evoluzione dell’intera filiera e, perché no, della stessa industry. Cambiamenti che potranno essere considerati come vera innovazione solo se avranno un impatto positivo sul benessere di comunità e territorio: per questo, come Dils, abbiamo sviluppato una sensibilità particolare per i luoghi nei quali operiamo, tanto da aver lanciato un progetto di give back che punta a restituire valore - economico, sociale e ambientale - ai quartieri in cui operiamo. Nella consapevolezza di come il real estate debba ispirarsi innanzitutto alle necessità di chi i luoghi li abita, li visita, li respira”.

 

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