Se i negozi dovessero chiudere la domenica …

L'editoriale della direttrice Cristina Lazzati (da Mark Up n. 273)

Chiusure domenicali, se ne parla tanto i questi giorni, molte parole sono state spese a riguardo: illustri analisi economiche, qualche stupidaggine, mi limiterei a qualche riflessione (spero) di buon senso. Vediamo di inquadrare il problema: se i negozi dovessero chiudere la domenica ...
Cominciamo con il cliente: non c’è dubbio è il più sfavorito; perde un’opportunità, ma dopo un po’ se ne farà una ragione e opterà per la spesa online, laddove possibile, oppure si metterà in coda il sabato, magari brontolando ... Non dimentichiamo che l’Italia vive di realtà contrastanti: Milano non è Roma e la Lombardia non è la Calabria. Non per tutti le chiusure domenicali saranno un problema, anzi.
La forza lavoro: certo lavorare la domenica è una gran scocciatura, però i lavoratori in regola hanno i turni; quindi, non lavorano tutte le domeniche.
Inoltre, la domenica per molti lavoratori è pagata meglio. Poi ci sono i lavoratori non in regola, ma il problema, a mio parere, non è la domenica, ma la mancata osservanza delle regole, che ci sono, esistono e vanno fatte rispettare. Tralascio i giovani e i lavoratori del weekend che arrotondano e si pagano vacanze, libri e talvolta anche le tasse universitarie con il lavoro festivo. Per loro è tutto in perdita.
I retailer. Qui è meno chiaro: c’è chi è d’accordo e chi no. Confcommercio da sempre è contraria, per l’annosa battaglia tra negozi indipendenti e catene.
Dal nostro osservatorio, vediamo che chi lavora bene anche tra i piccoli mantiene posizioni più che dignitose, chi non ha saputo rinnovarsi soffre, a prescindere dal fine settimana. Più complicato il caso delle catene favorevoli alle chiusure: i motivi sono legittimi (tralascio la questione pranzo della domenica che suona un po’ “piaciona”): economicamente parlando, chiudere tutti la domenica azzera il problema della competizione e fa risparmiare in costi del personale; certo creerà un po’ di disoccupazione, ma non sembra preoccupare né la categoria lavoratori, né i politici e neppure i sindacati.
Su chi dice che ne sarà favorito l’eCommerce, ho qualche dubbio, almeno per il momento, vista la poca capillarità di servizi come Amazon Prime Now. Poi che questo apra la strada ad Amazon (e a tutti i retailer omnichannel) a potenziare il proprio eCommerce, vedremo.
Infine, il convitato di pietra, il Paese: qui non mi attardo: misure svedesi per un paese che “vo fa l’americano” sono inconciliabili … bisogna decidere chi vogliamo essere e dove vogliamo andare. Un’ultima cosa: smettiamola per cortesia di fare marketing sui valori fondanti del Paese, famiglia, religione e lavoro. È irrispettoso e anche un po’ di cattivo gusto.

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