Sempre meno non-food nelle strategie assortimentali delle Gsa

Se puntiamo il dito sul solo settore non-food (che certamente non ha mai rappresentato il core business di questi format, pur avendo intrinseche potenzialità), le politiche commerciali messe in atto dai grandi retailer specializzati (Gss) nonché la capillarità dei loro punti di vendita ha condotto le Gsa a forti difficoltà tanto da perdere quote in quasi tutti i comparti del non alimentare. Se è assodato che la grande distribuzione dovrà costruire il suo futuro sul food (specializzandosi nei freschi o nei prodotti gourmet come, per altro, sta già facendo), non è altrettanto chiaro quale sarà il futuro di comparti come giocattoli o libri e videogiochi che rischiano di non far più parte del layout merceologico di ipermercati e supermercati. Del resto lo confermano anche i dati dell’Osservatorio Non Food GS1 | Indicod-Ecr 2014: gli italiani fra 3-4 anni spenderanno meno per bricolage, giocattoli, articoli per lo sport, libri. Se le Gsa sapranno leggere con attenzione gli intenti dei consumatori, capiranno, dunque, che nel prossimo futuro dovranno dare spazio solo a ciò che i consumatori ritengono necessario. Maggiore specializzazione, quindi, nell’alimentare alla quale deve far seguito la capacità di saper cogliere le aspirazioni in termini di spesa, magari in luoghi dove far vivere esperienze d’acquisto soddisfacenti. Ma questa è un’altra storia.

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