Senza crescita consumi a rischio

Editoriale – La manovra di Ferragosto, che dovrebbe riportare l’Italia in linea di galleggiamento, assomiglia più alla tela di Penelope che a un serio documento di programmazione economica.

La parola d'ordine che la contraddistingue è “contrordine, compagni”, visto che dalla prima presentazione a oggi (5 settembre) è stata stravolta, cambiata e riscritta con modalità che farebbero sorridere se non ci fosse in gioco la salvezza del Paese. I dati certi, a quanto visto finora, sono pochi: il primo è che questa classe politica (governo e opposizione, senza differenza) fa di tutto per rompere il patto di fiducia che in genere regola i rapporti tra uno Stato serio e i suoi cittadini. Uno dei punti cardine di questo patto, la non retroattività delle nuove leggi, viene infatti messo in discussione come se nulla fosse: ipotizzando di cancellare la validità del riscatto degli anni di laurea e militare ai fini pensionistici (idea del governo) oppure proponendo di tassare ulteriormente i capitali rientrati con lo scudo fiscale (idea dell'opposizione). Che poi si faccia retromarcia poco importa: la sensazione che nulla sia certo, quella rimane. Secondo elemento è che nel mirino, quando si tratta di raggranellare denaro, finiscono sempre le stesse categorie: imprese, lavoratori dipendenti e pensionati. Chi produce reddito è come una mucca da mungere, mentre i patrimoni (spesso occulti o peggio occultati) sono salvi. La lotta all'evasione sembra essere perseguita con molti annunci, qualche inasprimento e poca convinzione: vero che negli ultimi tre anni, come sostiene il ministro dell'Economia, sono stati recuperati 25 miliardi di euro, altrettanto vero che negli stessi tre anni ne sono stati evasi almeno 400. I tagli ai costi della politica, quelli veri, sono scritti oggi ma programmati per il futuro: non ci vuole la sfera di cristallo per temere che, prima che diventino reali, qualcuno si prenda la briga di cancellarli. Il Paese potrebbe anche sopportare una simile situazione se almeno, in manovra, ci fossero regole nuove e impegni precisi per favorire la crescita. Regole e impegni di cui, purtroppo, non si vede traccia. E se il Paese non cresce con maggior vigore rispetto allo “zero virgola”(questo è il problema ormai annoso dell'Italia) tagli e nuove tasse finiscono con il deprimere l'economia, tolgono alle imprese voglia e forza per investire, innescano una spirale negativa per i consumi. Le misure per la crescita erano anche quelle più attese dall'Europa, dalla Bce e dai mercati: che infatti stanno accogliendo l'ultima versione della manovra (approvata in commissione al Senato) con un balzo dello spread Bund/Btp fino a 348 punti base. Bocciatura pesante. L'auspicio è che dopo tanti cambiamenti, la classe politica trovi la forza di nuove modifiche: questa volta nella logica del bene del Paese, più che in quella del bilancino ai fini elettorali. Con obiettivo la crescita.

Allegati

202_MKUP_Editoriale.pdf

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