Siamo un’industria, non “commercianti”

Giovanni Cobolli Gigli, presidente Federdistribuzione
I Presidenti che non invecchiano. Intervista con Giovanni Cobolli Gigli... più agguerrito che mai

Ho fatto, nel tempo, parecchie interviste al presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli: questa è quella che mi è piaciuta di più, determinato e tagliente, più agguerrito che mai.

Si rischia di “tornare al via” con liberalizzazioni e orari di apertura? Sembrerebbe, a vedere alcune norme, nella legge Madia sulla Scia 2 ...
C’è  un  serio  rischio  di  avere  un  ritorno alle municipalità; di 8 mila Comuni ciascuno farà a modo proprio. La Commissione della Camera non ha voluto ascoltarci,  nonostante  i  pareri  allineati  al nostro, ricevuti da tutte le altre commissioni. Faremo ricorso alla Corte Costituzionale. È un problema che mi sta molto  a  cuore  perché  è  macroscopicamente  una  violazione  delle  leggi  dello  Stato. Così come lo è la risoluzione del Friuli Venezia Giulia, dove il vice presidente della Regione impone 10 festività  di  chiusura  e  piano piano  cominciano a venir fuori i dubbi anche in città che, prima, non si erano poste il problema.  Come  Trieste  che  ha  chiesto  il  riconoscimento come città turistica per restare aperta. Ma incontriamo, di nuovo, problemi anche per quanto riguarda lo sviluppo della rete: il Trentino Alto Adige, ad esempio,  ha  avuto  il  via  libera  da  parte  del  Governo per un provvedimento che infrange le regole dello Stato sulla libertà di stabilimento e nega le aperture ai grandi pdv per privilegiare i piccoli.

Perché la distribuzione moderna è così poco ascoltata?
Occorre  cominciare  a  dire  con  coraggio la verità: siamo l’industria del commercio, non i commercianti. Le nostre sono aziende industriali, portano avanti  processi complessi,  a  volte  realizzano  direttamente  i  loro  prodotti.  Penso  che avremmo diritto a più considerazione. Anche a livello di opinione diffusa, la gdo non ha un’immagine coerente al suo  ruolo  nonostante  la  sua  rilevanza:  ad esempio, rappresentiamo il 50% delle vendite  dei  prodotti  ortofrutticoli.  Siamo parte integrante del mondo dei servizi, che vale il 60-70%: bisognerebbe attrarre investimenti in questo comparto per favorire lo sviluppo del Paese. L’industria del commercio non delocalizza e lavora in maniera trasparente verso il fisco con 16 miliardi di Iva versati ogni anno. Non chiediamo di essere premiati, ma aiutati e incentivati.

I temi per il 2017.
Centrale il contratto di lavoro, sospeso ormai da quasi 3 anni di negoziazioni. Per molto tempo i sindacati che hanno accettato di dialogare con noi e ci riconoscevano, pensavano che il nostro contratto di lavoro dovesse essere la fotocopia di quello di Confcommercio, per noi un  contratto  che  comporta  incrementi  del costo del lavoro che, se applicati, farebbero peggiorare l’efficienza delle aziende. Anche le Coop stanno rinnovando il contratto con posizioni simili alle nostre. Obiettivo è arrivare a declinare il corretto aumento del costo del lavoro con l’inflazione, oggi deflazione, e con l’andamento economico del settore. Da questo primo contratto vorremmo partire per proseguire sia nel miglioramento del welfare per i dipendenti sia nella formazione e arrivare, nel triennio successivo, a un contratto ancora più specifico sulle esigenze della gdo.

Il suo mandato è in scadenza: consigli per il successore?
Gli  raccomanderei  di  insistere  nell’affermare  la  vera  rappresentanza  di  Federdistribuzione  verso  le  istituzioni  in  modo  da  poter  partecipare  a  una  serie  di tavoli a cui oggi non veniamo ancora chiamati. Una seconda indicazione è di firmare il contratto di lavoro, anche se spero di firmarlo io. Solo dopo avremo raggiunto la maturità, ora siamo appena un po’ dopo la pubertà.

Ha collaborato Barbara Trigari

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