Smea favorisce l’incontro con l’impresa

Nell'Alta scuola di management ed economia agroalimentare dell'Università Cattolica di Cremona il rapporto tra attività accademica e attività economica è da anni biunivoco. E ciò in particolare avviene con lo storico master

In Smea – Alta scuola di management ed economia agroalimentare dell'Università Cattolica di Cremona –  il rapporto tra attività accademica e attività economica è da anni biunivoco. E ciò in particolare avviene con lo storico master (è attivo dal 1984) che proprio recentemente ha assunto un nuovo nome: Master in agri-food business.

Quando il mondo dell'impresa incontra quello dell'università possono nascere sinergie concrete. Oltre alla disseminazione dei risultati del lavoro di ricerca in campo scientifico, tecnologico ed economico, che spesso trova applicazioni pratiche nell'industria e nei servizi, lo scambio può avere un carattere più articolato. Perché i continui contatti, nel pieno rispetto dell'autonomia e dei ruoli di ciascuno, permettono alle aziende di trarre profitto da laureati sempre più preparati alla realtà economica reale ma anche di lanciare input che l'università può raccogliere per tarare ancor meglio la propria offerta formativa. “Il riferimento diretto al business – ci spiega il professor Stefano Boccaletti, direttore del master – è teso a sottolineare un ulteriore rafforzamento del legame tra la nostra offerta formativa e il mondo dell'impresa e del lavoro, e segnala la crescente importanza che vogliamo dare, anche in termini di crediti formativi, alle attività di insegnamento che coinvolgono direttamente il mondo delle imprese: seminari, business game, stage. Senza ovviamente nulla togliere alle classiche lezioni in aula, che mantengono un ruolo centrale”.

Stefano Boccaletti, direttore del Master Smea
Seminari: gli studenti incontrano le aziende

Da questo punto di vista, proprio i seminari sono il primo strumento con il quale, alla Smea, lo studente prende contatto con le aziende. Negli otto mesi di lezione frontale, i manager di alcune tra le maggiori realtà dell'agroalimentare italiano tengono, circa una volta alla settimana, incontri in aula dal taglio molto operativo, quasi sempre interattivo, nel quale vengono presentate strategie e best practice che spaziano dal marketing, alla comunicazione, ai rapporti con i canali distributivi, all'export. Spesso non si tratta del solito seminario. Proprio poche settimane fa, ad esempio, alla Smea sono state messe a confronto due importanti realtà dell'agroalimentare italiano. Nella stessa aula hanno parlato agli studenti Giovanni Zucchi e Nicola Levoni. Ne sono uscite due storie imprenditoriali scandite da molte peculiarità e da significative analogie. E proprio da queste analogie emergono alcune delle caratteristiche che fanno grande buona parte dell'industria alimentare italiana.

Entrambe hanno una lunga storia alle spalle – l'oleificio Zucchi viene fondato nel 1810 e il primo salumificio Levoni apre nel 1911 – ed entrambe sono state governate da generazioni di imprenditori. Due realtà aziendali diverse che testimoniano però allo stesso modo come la conduzione familiare si possa conciliare, proficuamente, con l'approccio manageriale e con una intensa vocazione all'innovazione.

I Business game: prove tecniche di management

Da anni nella formazione manageriale i business game hanno un ruolo molto rilevante. Su questo fronte, Smea ha da tempo allacciato una partnership con Management Utilities che ha permesso la creazione di Eurofood, un gioco aziendale dedicato all'agroalimentare. «Disporre di un business game ad hoc – ci spiega Fulvio Ulessi partner di Management Utilities – ci permette di adeguare maggiormente questa pratica formativa alle spiccate specificità del settore agrifood. D'altro canto, se i business game sono uno strumento sempre utile il salto di qualità formativo avviene rendendoli "intelligenti". Che in questo campo significa migliorarne l'interattività. “Per incrementare  l'adesione alla situazione economica e di mercato che si trova nella competizione quotidiana tra aziende vere – prosegue Ulessi – il software dei nostri business game reagisce alle decisioni prese da un gruppo anche in funzione delle scelte contestuali degli altri team. Ed è proprio questa competizione, animata dall'interattività dei nostri business game, a trasformare una semplice applicazione di quanto appreso a lezione in un gioco integrato e concretamente formativo”.

Il meccanismo stage&placement: ponte per il lavoro

Ma come collegare concretamente la fase di studio a quella della ricerca di lavoro? In Smea, la chiave è lo stage. «Lo stage è una fase di alcuni mesi nella quale lo studente vive pienamente e concretamente una realtà d'impresa – ci spiega Davide Mambriani, responsabile in Smea del servizio Stage&Placement. Da anni questo meccanismo offre vantaggi e opportunità sia allo studente che all'azienda, visto che la grandissima parte degli stage si conclude con l'assunzione del neodiplomato. Oltre l'80% degli studenti trova lavoro soddisfacente in meno di sei mesi; precisamente la condizione principale per la quale Smea gode da anni dell'accreditamento Asfor”.

E così il cerchio si chiude: grazie ai rapporti stretti e costanti, l'università può selezionare gli input più interessanti dal punto di vista formativo che provengono dal mondo dell'impresa, e le aziende trovano le figure professionali che più si adattano alle esigenze di un'economia in continua evoluzione.

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