Sofidel: sostenibilità e innovazione guidano la crescita

Europa e Stati Uniti gli ibiettivi principali dei prossimi investimenti. Attività di Csr integrate ai piani di sviluppo del business, come spiega in questa intervista Luigi Lazzareschi, Ad del gruppo (da Mark Up n. 260)

Trend di crescita costante in Europa, per Sofidel, secondo player nel segmento carta per uso igienico e domestico del continente, grazie al focus su gamme ad alto valore aggiunto
ed ecoattente, nonché ad un servizio di distribuzione che può contare su un’articolata struttura logistica. E nuove prospettive di sviluppo, per il settore, negli Stati Uniti dove l’azienda vede opportunità di business importanti non solo nel mondo del tissue, ma anche in molti comparti dell’industria non food italiana, pure per le Pmi, a patto che si associno, nell’ottica di essere più competitive e vincere le sfide imposte dalla globalizzazione dei mercati. Ne abbiamo parlato in chiave prospettica con Luigi Lazzareschi, amministratore delegato del gruppo.
È soddisfatto degli andamenti del comparto carta tissue?
C’è una crescita costante, nel tempo, solo parzialmente inferiore a quanto avveniva fino al 2007. Contestualmente stiamo assistendo però ad un inaspettato aumento del costo della materia prima cellulosa che ha effetti sui conti economici del settore, come su quelli di tutti i comparti cartari. La cosa, però, non ha sostanzialmente ripercussioni sul prezzo al consumatore. Del resto, l’andamento dei prezzi del nostro prodotto è molto vicino a quelli monitorati del paniere Istat, per cui non si registrano grandi oscillazioni.
A proposito, voi come vi posizionate in termini di prezzo?
Noi presidiamo un po’ tutte le fasce di prodotto, e quindi di prezzo, proprio perché abbiamo un’offerta che spazia dalle referenze a marchio sino alle gamme a marca commerciale. Pensiamo, peraltro, di essere fra i brand più competitivi sul mercato europeo. Per due ragioni: perché investiamo costantemente in innovazione di prodotto, e perché siamo in grado di servire al meglio i diversi mercati in cui operiamo, avendo stabilimenti in loco. Quanto al primo punto, lavoriamo alla messa a punto di articoli ad alto valore aggiunto, che soddisfino un doppio requisito: quello di essere sempre più performanti, e al contempo sostenibili. Nel carta casa siamo sul mercato con asciugatutto dal livello di assorbenza maggiore, ma con fogli di dimensioni inferiori, riducendo così gli sprechi e impattando meno sull’ambiente.
Il tema della Csr è fra le priorità...
La sostenibilità, sociale ed ambientale, rappresenta un asset di crescita aziendale. Sia chiaro: non si tratta di buonismo, né tanto meno di un’operazione di greenwashing, concetto che credo abbia ormai fatto il suo tempo. Crescere in maniera sostenibile è nell’interesse del gruppo: non solo perché permette di efficientare i costi, ma anche perché agevola l’ottenimento di finanziamenti, così come ci garantisce degli sgravi fiscali. Per essere chiari, negli ultimi 6-7 anni abbiamo investito 35 milioni di euro per migliorare le nostre performance solo nell’ambito della riduzione di Co2, ma ogni nostro investimento è stato fatto con un ritorno positivo sul capitale, magari non subito nel breve, ma certo nel medio lungo periodo. La sostenibilità permea quindi tutte le nostre scelte aziendali, e si ritrova anche nel nostro secondo elemento di competitività sul mercato: l’apertura di nostri stabilimenti nei paesi in cui esportiamo. Si tratta di un approccio green perché ci consente di far fare meno chilometri su gomma ai nostri prodotti e di risparmiare sui costi logistici.
Di quanti stabilimenti stiamo parlando?
Di 28 siti produttivi, per una presenza del nostro marchio in 12 paesi europei. La fase di internazionalizzazione di Sofidel attraverso stabilimenti sul posto è partita alla fine anni ‘90, e si è conclusa nel 2007. E cioè, con l’arrivo della recessione, a fronte di un mercato meno dinamico, abbiamo cambiato strategia di sviluppo, cominciando a crescere per acquisizioni, e non più per stabilimenti: una soluzione che ci ha consentito di continuare a svilupparci, senza andare ad aumentare la capacità produttiva totale, che sarebbe stata eccessiva rispetto alla domanda. Siamo inoltre convinti di avere già fatto molto in Europa, dove siamo la seconda realtà produttiva del settore. Ora ci stiamo concentrando sulla crescita extraeuropea.
Dove?
La maggior parte dei nostri investimenti, oggi, è negli Usa. Mercato nel quale siamo entrati nel 2012, sempre a seguito di acquisizioni, e dove siamo il dodicesimo player nazionale. Ad oggi, il paese rappresenta il 13% circa del nostro fatturato. Ma intendiamo migliorare ulteriormente questo risultato. Riteniamo infatti che le crescite dei prossimi anni saranno proprio lì.

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