Super e iper: dal 2008 il 40%
ha cambiato bandiera

C’è il calo dei consumi, ma non solo. Si spende per alimentarsi il 14% in meno, anche perché si sono razionalizzati gli acquisti e si cercano canali alternativi di rifornimento

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L’aspetto più emblematico della crisi è la piega che hanno preso i prezzi nell’autunno 2013. L’inflazione è scesa in territorio negativo nonostante l’aumento dell’Iva. Significa che si compra sempre meno e che i prezzi devono scendere per cercare di invogliare i clienti. Ora, una dinamica deflattiva si potrebbe capire su beni voluttuari o di grande impegno economico: non compro l’auto oggi nella convinzione che tra sei mesi me la faranno pagare meno. Il fenomeno, però, si sta accentuando anche nel capitolo di spesa che dovrebbe essere quello anticiclico per antonomasia, l’alimentare.
Secondo stime di Coop su dati Nielsen nel 2013, la spesa media procapite per generi alimentari non supererà i 2.400 euro con un calo delle quantità acquistate del 14% rispetto ai valori pre-crisi e un budget di spesa che ritorna, in cifre depurate dall’inflazione, ai livelli degli anni ’60. Incrociando le serie statistiche Istat con quelle della rivalutazione monetaria si può rilevare infatti che nel 1971, primo anno dal quale esiste, la spesa per persona arrivava, traducendo in valori attuali, a 2.600 euro annui. Come si spiega il calo così evidente della spesa alimentare, che, per definizione, dovrebbe essere anticiclica e incomprimibile?

Il calo dei consumi
Se ragioniamo sul lungo periodo è evidente che la maggiore efficienza portata dall’aumentata penetrazione delle strutture del commercio organizzato ha fatto scendere i prezzi e probabilmente l’incidenza sarebbe stata ancora maggiore se il panorama distributivo si fosse evoluto in direzione di una maggiore concentrazione. La razionalizzazione delle filiere e la forza contrattuale nei confronti dei fornitori, soprattutto se piccoli, ha portato a un abbassamento dei costi di acquisizione e di smistamento delle merci.
Che poi l’esigenza di tenere bassi i prezzi abbia portato alcuni produttori a cercare scorciatoie, con l’acquisizione all’estero di materie prime poi marchiate made in Italy come le cronache hanno mostrato, è un’altra storia.

Fonte: Ufficio studi Mediobanca, fatturato di Carrefour rilevato dal sito carrefouritalia.it

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