Supply Chain Finance: credito per le filiere per fronteggiare l’emergenza

SCF
Da strumento tattico ad asset strategico dagli ampi spazi di crescita grazie a tecnologie in grado di ottimizzare rischi e velocità

Il macrocosmo della Supply Chain Finance, raggruppando tutte le tecniche, finanziarie e non, finalizzate all’ottimizzazione lato imprese del capitale circolante - crediti, debiti, scorte, ecc. - facendo leva sul ruolo che esse ricoprono all'interno della Supply Chain e sulle relazioni con gli altri attori della filiera, costituisce un ambito a cui riservare particolare attenzione in questo preciso momento storico di emergenza. Nel contesto italiano, già in tempi di “normalità”, parlare di Supply Chain Finance è importante per due ordini di ragioni: in primo luogo perché i tempi di pagamento dei debiti commerciali in Italia sono estremamente lunghi, attestandosi su un valore medio di 137 giorni, quando la media europea ai aggira attorno ai 65 giorni, aumentando il livello di vulnerabilità finanziaria delle imprese; in secondo luogo, perché il tessuto imprenditoriale italiano è costituito per circa il 97% da PMI, che per motivi strutturali hanno una maggiore difficoltà di accesso ai canali credito tradizionale.

Ecco, allora, perché il mercato potenziale del Supply Chain Finance in Italia è enorme. In particolare, secondo i dati dell’Osservatorio Supply Chain Finance della Schoool of Management del Politecnico di Milano, tale valore potenziale si assesterebbe intorno ai 483 miliardi di euro di crediti commerciali, e si è già presentato in crescita dell’1,1% in un anno, in cui però solo il 31% è già servito da soluzioni che consentono alle imprese di finanziare il capitale circolante facendo leva sul ruolo e le relazioni della filiera, per un valore di 150 miliardi di euro. Questi numeri dimostrano come, sebbene ancora limitato, in Italia il Supply Chain Finance stia crescendo, diventando sempre più strategico per le imprese: ciò si rivela particolarmente strategico in questo momento di crisi di liquidità a seguito dell’emergenza sanitaria. Grazie al supporto delle tecnologie digitali, a nuovi obblighi legislativi (vedi fatturazione elettronica), all’approccio manageriale di utilizzo di queste tecniche che si sta sempre più diffondendo e alla varietà di soluzioni a disposizione, per cui ormai non è più solo sinonimo di Reverse Factoring, il mercato del Supply Chain Finance non può essere trascurato. Lo stesso Governo ha varato un’importante misura per consentire l’immissione di liquidità straordinaria a condizioni agevolate, che si traduce in una moratoria, che estende di oltre 180 giorni ogni scadenza legata ad obblighi di pagamento per le microimprese e le PMI. Ciò ben si coordina con l’iniziativa Incrementare la liquidità delle imprese attraverso il factoring“ di Assifact, l’Associazione Italiana del Factoring, per supportare il capitale circolante delle imprese Italiane. I benefici dell’intervento proposto si esplicherebbero in una dotazione di 5 miliardi di euro per il fondo a garanzia delle cessioni di credito pro soluto finalizzata a rimettere in moto la “macchina dei pagamenti”, movimentando flussi finanziari fino a 80 miliardi di euro e assicurando così a tutte le imprese della filiera le risorse necessarie per tamponare e superare la crisi.

In termini generali, l’Italia si posiziona terza in Europa, rappresentando il 3% del mercato potenziale mondiale del Supply Chain Finance, che, a fine 2018, ammontava a 16.500 miliardi di euro. Al primo posto in Europa, vi è la Francia (621 miliardi di euro), seguita dalla Germania (509 miliardi di euro) come principali mercati di sbocco oltre all’Italia. Ampliando il metro di paragone a livello globale, è l’Asia a farla da padrone rappresentando il mercato potenziale più ampio con circa 7.000 miliardi di euro di crediti commerciali, trainata dalla Cina (3000 miliardi di euro) e dal Giappone (1200 miliardi di euro). Guardando al continente americano, il valore ammonta a circa 5.000 miliardi, nel quale oltre il 60% è riferibile agli Stati Uniti (3.100 miliardi). Sempre a livello internazionale, si stanno moltiplicando le sperimentazioni tecnologiche applicate a questo ambito, come nel caso della Blockchain che dopo le prime applicazioni del 2016, ha conosciuto un vero e proprio boom nel 2018 e nel 2019 si è consolidata con molte operazioni di Supply Chain Finance erogate tramite questa tecnologia, con il vantaggio di una condivisione trasparente e in tempo reale delle informazioni e la possibilità di automatizzare processi tramite smart contract. Un’altra tecnologia promettente pure in relazione a tale ambito è l’Artificial Intelligence, che permette decisioni consapevoli e in parte automatizzate, rendendo possibile mitigare varie forme di rischio.

© Osservatorio Supply Chain Finance della Schoool of Management del Politecnico di Milano

Tornando a soffermarsi sul contesto italico, i dati dell’Osservatorio ci restituiscono un panorama abbastanza variegato di strumenti utilizzati: Anticipo Fattura (70 mld), Factoring tradizionale (61 mld), Cartolarizzazione (8,5 mld), Reverse Factoring (6,2 mld), Carta di Credito (3 mld), Cessione crediti futuri (1 mld), Confirming (0,5 mld), Invoice Trading (0,13 mld), e Dynamic Discounting (0,01 mld).

© Osservatorio Supply Chain Finance della Schoool of Management del Politecnico di Milano

Da questa panoramica, si evince che per un’impresa che desidera ottimizzare i propri crediti commerciali, emergono diversi modelli utili a scegliere la miglior soluzione per ciascun cliente in base all’importanza strategica e la dimensione del cliente rispetto all’impresa. Ad esempio, il Factoring è la soluzione più indicata per chi deve regolarizzare i flussi finanziari e rafforzare le relazioni strategiche. l’Invoice Trading è, invece, indicato per esigenze di liquidità immediata, mentre la Cartolarizzazione è utilizzata da chi ha obiettivi importanti di miglioramento dei tempi di incasso. Osservando il tutto emerge come “Le imprese siano attente nel selezionare le soluzioni giuste con il contributo delle nuove tecnologie, creando organizzazioni specifiche e valutando le implicazioni in un’ottica olistica di risk management. L’avvento della fatturazione elettronica ha spinto l’interesse e, dopo anni in cui Supply Chain Finance è stato praticamente solo sinonimo di Reverse Factoring, oggi sono diffuse molte soluzioni e si sono affermati modelli decisionali evoluti supportati anche da tecnologie innovative come l’Artificial Intelligence” – afferma Federico Caniato, Direttore dell’Osservatorio Supply Chain Finance.

Inoltre, in riferimento all’attuale congiuntura, è chiaro che le imprese italiane si trovino oggi ad affrontare un drastico calo del fatturato, con il rischio di non essere in grado di adempiere alle proprie obbligazioni di pagamento commerciali o finanziarie, causando un’impennata di insolvenze, che a sua volta può portare ad un vero e proprio “blackout” produttivo generalizzato. Ecco, allora, che si può ripensare effettivamente il ruolo degli strumenti afferenti al Supply Chain Finance: “In Italia, il Supply Chain Finance da soluzione tattica a supporto di esigenze specifiche, è diventato un’opzione sempre più strategica, ancora di più ora per fronteggiare l’emergenza”, conclude Federico Caniato.

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