Tmd: Loacker non sottrae il wafer alla sfida del cioccolato fondente

Analisi di un marchio – La famiglia altoatesina è diventata brand e sinonimo stesso del biscotto a cialde in Italia. (Da MARK UP 198)

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1. Lunga interpretazione del prodotto ancora oggi core business aziendale
2. Forte volontà di confrontarsi anche sui mercati esteri con un posizionamento di prezzo alto di gamma

Una vocazione che nasce guardando la montagna
Nei valori intangibili dell’impresa di famiglia Loacker, un ruolo di primo piano è ricoperto dall’origine territoriale: non quella della provenienza delle materie prime, in questo caso meno importante, ma quella aziendale tout court. Perché l’azienda altoatesina nasce in montagna e come spesso accade in questi casi intende, nel tempo, mantenere il rispetto per il circondario. Produrre in tali contesti è, del resto, più complesso: quanto basta per rafforzare mission e convinzione di chi ci prova. A tutto vantaggio dei posizionamenti finali, che guardano all’alto di gamma per vocazione naturale. Il massiccio dello Sciliar è pertanto presenza familiare sulle confezioni Loacker e ne accompagna il successo nazionale prima e internazionale poi. Ingombrante, forse, in determinate referenze - come hanno sottolineato gli esperti multidisciplinari di MARK UP chiamati a esprimersi su Wafer Fondente Dark Noir - ma coerente rispetto ai valori che quest’imprenditoria montana intende darsi: anche quando estende la capacità industriale, replicando sul versante austriaco l’avventura valligiana riuscita ad Auna (Bz).

Bontà da pasticcere
L’incontro con Fondente Dark Noir avvicina il team degli esperti di MARK UP alla declinazione luxury del brand. Il quale si connota anche in questi ambiti più estremi come marca ricca di contenuti forti presentati in un immobilismo stilistico entrato a far parte dei codici di indentificazione e riconoscibilità della casa. Che sia sintomo di forza (e non di debolezza) viene dimostrato dalla volontà di riproporre in ciascun mercato d’arrivo un’offerta uniforme sia per gamma sia per packaging. Si tratta di quella sicurezza che deriva all’impresa dall’essere ormai considerata sinonimo stesso di wafer, almeno in ambito domestico; abbinata alla consapevolezza di poter reggere il confronto lontano da casa. Il portfolio si articola in due macroaree di specializzazione, che prevede anche quella delle realizzazioni cioccolatiere. Nella referenza proposta queste due vocazioni paiono fondersi, per offrire al consumatore attimi di autogratificazione fuori dalla norma. Perché Loacker pare solleticare la voglia di cioccolato, finendo per offrire - a parità di golosità sopita - un’alternativa più leggera. Sotto l’egida del mastro pasticcere, ça va sans dire...

Un’opzione per intenditori
Attorno al wafer la casa altoatesina ha costruito l’intera storia, riuscendo a impostare un flusso innovativo costante costruito principalmente sull’abilità di reinterpretare il prodotto in molteplici varianti di consumo. L’eleganza e la raffinatezza della versione dark non potevano nascere altrove e, probabilmente, non potevano mancare in Italia.
Paese nel quale gli estimatori del cioccolato fondente hanno da tempo catturato quote maggioritarie di mercato, costringendo una dopo l’altra tutte le marche di riferimento a creare una o più opzioni specifiche. Poteva mancare all’appuntamento il biscotto a cialde? La vocazione da grande pasticceria ha portato del resto Loacker al lancio di una linea apposita e omonima: non meraviglia, dunque, che l’azienda abbia inteso affrontare il top anche nell’ambito del core business, che resta al di là di ogni diversificazione il wafer.
Per non sottrarre nulla all’experience voluttuosa che il target group primario - adulto, intenditore e, perché no, anche un po’ demodé - si aspetta, gli viene qui offerta una porzione nella quale la crema di cioccolato risulta fortemente prioritaria. Una leva che agisce sulla fidelizzazione probabilmente assai più efficacemente che non la preziosità (anche dal punto di vista della garanzia di filiera) delle materie prima, pur encomiabile.

Promessa di sostenibilità
Materie prime di qualità accuratamente selezionate, lavorate in un ambiente naturale e incontaminato. Questo in sintesi il successo di Loacker nonché il compendio dell’impronta sostenibile dell’azienda.
Una produzione tecnologica all’avanguardia che ha saputo sposare i principi dell’alta qualità con la trasformazione d’ingredienti naturali per una produzione genuina.
Tutto nella cornice delle Dolomiti, a 1.000 metri di altitudine, uno scenario ribadito in ogni confezione con il simbolo del massiccio dello Sciliar a suggellare l’impegno di Loacker con l’ambiente. Una promessa di responsabilità che si protrae anche nelle confezioni riciclabili al 100%. E il legame con il territorio si rispecchia anche nell’impianto di Heinfels in Austria (uno dei tre siti dell’azienda; gli altri sono situati ad Auna di Sotto e Bolzano), un edificio multifunzionale nel quale sono presenti, tra l’altro, un museo aziendale e un punto di vendita con annessa caffetteria (Loacker Shop e Loacker Moccaria). La struttura rispetta i criteri di risparmio energetico con un fabbisogno di 26,8 kWh/mq.

La mappa di sostenibilità visualizza il livello di presidio del gruppo rispetto a diversi fattori suddivisi in quattro ambiti di studio e di applicazione. Il computo è stato effettuato su dati d'impresa. Cliccare qui > per visionare la metodologia.
Fonte: elaborazione dell'autore © MARK UP


Global
3    i siti produttivi, tutti in altura
60  i mercati stranieri in cui esporta


    Più

    • Contenuto di natura, genuinità e bontà a elevato potenziale inesplorato
    • Radicamento nell'immaginario

    Meno

    • Sovrapposizione ai codici del cioccolato in tavoletta (accentuata)


    Il metodo di lavoro

    Cinque diverse sensibilità professionali al cospetto di un master e una marca ombrello. MARK UP LAB ha riunito un economista, un esperto di marketing, un creativo, un consumerista e un semiologo per ragionare sui Loacker Wafer Fondente Dark Noir.
    Il lavoro è stato scandito in due distinti momenti analitici: la riflessione sulla marca e il successivo scandagliamento sul prodotto nel suo insieme.

    Ciascun professionista, a turno, ha dovuto ragionare in base a categorie percettive rilevanti:
    VISIBILITÀ, ESPRESSIVITÀ, COERENZA, AGGRESSIVITÀ, CENTRATURA DEL TARGET per quanto riguarda l'analisi di brand; di ACCESSIBILITÀ, ERGONOMIA, DESIGN, INNOVAZIONE, CICLO DI VITA E INFORMAZIONE per quanto concerne il prodotto.

    Per l'analisi elaborata dai cinque esperti del Tavolo multidisciplinare di MARK UP scaricare la versione in Pdf.

    Allegati

    198-MKLAB-Tmd
    di Anna Bertolini Patrick Fontana / aprile 2011

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