Tornare a valorizzare il Biologico attraverso la giusta comunicazione

Biologico
Un segmento, quello del Biologico, che ha subito un processo di banalizzazione sovrastato spesso dall’avvento dei prodotti certificati e dalla sostenibilità

In occasione della prima Settimana del Biologico si è tenuta oggi la 34esima Assemblea del Consorzio Il Biologico, con il convegno intitolato “Scenario e prospettive per il biologico italiano tra sfide e opportunità”, moderato dalla direttrice di Mark Up e Gdoweek Cristina Lazzati.

Apre i lavori il Professor Gabriele Canali, docente dell’Università Cattolica del S. Cuore, che lancia una serie di quesiti a partire dal peso che viene dato al biologico e a quali siano gli obiettivi da conseguire. “Non sappiamo ancora quale sarà veramente l’impatto dell’inflazione sui comportamenti d’acquisto -spiega il Professore-. Ed è sui tempi che si giocano i destini dei risultati economici delle aziende, ma è bene rammentare che c’è un consumatore che non può permettersi di pagare qualsiasi prezzo per qualsiasi prodotto”.

Il Bio è stato banalizzato

NIQ dati biologicoCome raccontano i dati raccolti da Nielsen Iq e snocciolati da Cristina Farina, account developer, dopo anni di crescita esponenziale che ha sfiorato il 20%, oggi il segmento biologico registra una crescita meno marcata. “Sicuramente una parte di questo appiattimento è dovuto a un consumatore abituato a sentir parlare di biologico, e in parte è dovuto anche al subentrare di certificazioni e termini sostenibilità sui pack che hanno attratto chi comprava biologico”, spiega Farina. Concorde anche Canali che afferma quanto il mondo del bio abbia, forse, dato per acquisita un’immagine storica positiva di questi prodotti, non tenendo conto dei cambiamenti continui dei consumatori. “Inoltre, non è chiaro cosa si intenda per biologico e quali siano i valori, ma anche cosa ci si aspetti -continua Canali-. È tempo di indagare con attenzione questi cambiamenti, anche al fine di promuovere campagne di comunicazione mirate ed efficaci”.

Campagne che non siano solo fini alla promozione del singolo brand, ma del concetto ampio e generale del segmento bio. Alla richiesta ha risposto prontamente Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, che anticipa l’avvio di una campagna istituzionale: “Si tratta del segnale che le istituzioni vogliono valorizzare questo settore; il dialogo instaurato negli ultimi anni è molto collaborativo e personalmente credo che se la politica non decida di spingere per il biologico, la nostra categoria farà fatica”.

Biologico come concetto

La comunicazione, sì istituzionale, ma anche mirata al consumatore che sia comprensibile e volta a spiegare in maniera precisa cosa ci sia dietro, come funzioni la filiera e che quindi giustifichi la scelta del biologico e il suo costo. Il biologico negli anni è stato banalizzato, ha perso quella distintività che ha determinato la crescita esponenziale. “Se il consumatore non ci trova originali dobbiamo trovare noi il modo di attrarlo -afferma Paolo Pari, vicepresidente del Consorzio Il Biologico e direttore di Almaverde Bio Italia-. Bisogna comprendere che non è necessario togliere referenze basso rotanti, ma capire perché ci siano e ragionare su assortimenti e profondità di gamma”. Ma anche fare innovazione attraverso quelli che sono gli incentivi europei, da Pac a Farm to Fork. L’Italia è uno dei maggiori produttori di biologico, una produzione che va più all’estero, perché? “Noi di Pedon abbiamo registrato costanti crescite con l’export, cosa che non accade in Italia -afferma Matteo Merlin, direttore marketing-. Questo perché il biologico all’estero non è un segmento, ma un concetto, un prerequisito”.

Se il consumatore si trova a scegliere tra due referenze a scaffale, in bassa misura scegliere quella biologica anche per i prezzi differenti, ma non solo: “Abbiamo rilevato, in questo momento socioeconomico, che se il nostro brand bio non cresce adeguatamente, altre nostre mdd premium, invece, performano bene: questo significa che il problema non è (solo) di prezzo, afferma Alessandro Masetti, responsabile freschi e surgelati di Coop Italia.

Il retail specializzato ha giocato un ruolo essenziale nel successo dei prodotti biologici, poi l’arresto. “È accaduto perché retail specializzato e biologico si sono un po’ seduti sugli allori leggendo dati di eccellente crescita negli anni passati -continua Zanoni-. Dobbiamo essere creativi e collaborativi tra associazioni e aziende per far crescere il settore”. Lo specializzato deve lavorare sugli assortimenti, perché ancora in gdo è complesso fare una spesa completa biologica; quindi, il consumatore in tal senso viene penalizzato. “Lato canali, indubbiamente il retail ha la pancia del mercato -afferma Massimo Monti, presidente del Consorzio Il Biologico e Ad di Alce Nero-. Ma è interessante pensare anche al fuori casa come le scuole o gli ospedali in cui dovrebbe essere mandatorio il bio.

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