Trasgressione nuovo motore degli acquisti

L’anticonformismo, purché strutturato e disciplinato, è una leva di marketing che unisce mercato e maturazione culturale e ambientale. Riconoscere il valore del trasgredire per superare i blocchi da sensi di colpa

Pietrificati nei corridoi, a cercare di calcolare mentalmente l’impatto ambientale e sociale del proprio potere di acquisto, quasi ad attraversare la strettoia fra bene e male, cercando di orientarsi fra claim (è sessista?), packaging (è facilmente smaltibile?), etichette (è sano?), prezzo (chi avrà sfruttato?), perché ora basta un niente che puoi essere untore di una pessima cultura. L’ansia cresce e l’acquisto non è più evasione, ma prova morale. Il brand rischia di eleggersi a nuovo dittatore che sa dov’è il bene e lo predica. In un mondo social in cui è stato solleticato il nostro narcisismo e il controllo sociale, dove si è esaltato il potere di dire la nostra o trasmettere il punto di vista “migliore”, il termine responsabilità non è più letto come capacità di dare risposte, ma come sinonimo di senso di colpa ed è una soglia che, se attraversata nel modo sbagliato (sbagliato per chi?), ti fa andare nell’inferno mediatico dei cattivi o, ancor peggio, degli ignoranti.
Che fare? Tornare indietro? Rinunciare alle conquiste del pensiero positivo? Della complessità? Della democrazia? Basta sensi di colpa! È solo trasgredendo a regole troppo rigide (lo sono i canoni cristallizzati nel tempo) che si porta vitalità nel mondo. Non ti piace la modella Armine? Trasgredisci al coro di chi vuole rompere gli schemi della bellezza così come li abbiamo conosciuti finora. Sei tra quelli che partono dal suo sguardo per giudicare la sua bellezza? Trasgredisci a chi non riesce a vederla. Un’educazione alla trasgressione ci rende più liberi ed essendo faticoso trasgredire tanto quanto è complicato, in questo momento, identificare le regole a cui vogliamo adeguarci per sentirci di appartenere a qualcosa (ideologia, religione, gruppo chat), sarebbe forse giusto dare la possibilità di una doppia lettura, un gioco degli specchi in cui si moltiplicano i punti di vista e la loro interpretazione.

ANIMA E BRICCONE

Carl Gustav Jung parlava di Anima e Briccone, che devono andare a braccetto: senso e non senso, norma e trasgressione. Ogni cosa può essere vissuta nel verso giusto, se si ha la maturità di darsi delle regole e la saggezza di accettarne l’eccezione. Ben vengano le riflessioni critiche, come quelle di Gruppo Hella, impegnata nel sottolineare quando una comunicazione nutre anacronistici stereotipi di genere a svantaggio sia dell’uomo sia della donna. Ben venga la trasgressione intelligente nelle campagne di buon marketing, in cui si riesce a stare ad arte sul filo del rasoio fra risata e derisione: la sfida è saper scherzare con intelligenza e ironia prima di sé e poi con chi si sta coinvolgendo nel gioco della dissacrazione.
Ritornando al consumatore nel corridoio che sta calcolando i vantaggi fra l’essere apollineo o dionisiaco, potremmo dirgli che dentro le regole c’è tanto spazio per comporre liberamente il suo carrello; riprendendo il claim, di qualche anno fa, di The Cosmopolitan Hotel (“Just the right amount of wrong)”, magari senza sentirsi in dovere di cedere agli eccessi da ville clandestine alla Eyes Wide Shut di un certo immaginario considerato ormai massonico e decisamente fuori moda. Nel luxury, l’altalena fra gli opposti ci aveva regalato gli attuali scenari zen, mentre le trasgressioni tutte sesso e soldi di una decina di anni fa, come da manuale, erano finite a nutrire gli scenari di periferia rappresentate dalla musica trap. Ora c’è da fare i conti con la realtà, con le mille decisioni da prendere in tempi sempre più ridotti, la solidarietà davanti a un nemico comune (il virus) e la Babilonia delle buone intenzioni.

Il body positive è trasgressione ai modelli imperanti? Ma quali modelli? Sono ormai diversi anni che Dove sdogana la “bellezza autentica”. Ricordiamo, però, che l’attrazione trasgredisce anche al politically correct: nessuno può desiderare per editto. Certo è che i consumatori potranno sentire meno senso di colpa verso il partner, o verso lo specchio, e finalmente si potrà dire senza sentirsi arroganti “io mi piaccio così. Magari piaccio anche a qualcun altro”. Trasgredire ai vecchi archetipi che si trascinano dietro gli stereotipi è una normale evoluzione della storia e del gusto, necessaria da rivedere su tanti fronti, perché è su tanti fronti che si perde il controllo dei commenti social, capaci di incidere sull’identità delle persone. Il peso della battuta, da stupido scherzo diventa macchina del fango, linciaggio, allontanando spesso le parole dal contesto o dai limiti originari.
Tutto è in prima pagina e diventa cronaca, ma la giusta ricerca di una soluzione, rischia per molti di far nascere dottrine morali rischiose come qualunque fondamentalismo. L’antidoto a una comunicazione avvelenata dalla superficialità e dall’ipergiudizio è la trasgressione intelligente che ha come contro altare le regole sensate e il rispetto dell’istinto dissacrante dell’essere umano, necessario a emanciparsi. Ma non si tratta solo di evadere dal passato, si tratta di non finire nella tana del bianconiglio dei social, dove gli archetipi sono sfuggiti a ogni connessione con il reale.

IL RISCHIO DEL POLITICALLY CORRECT

“La trasgressione è positiva se c’è una struttura -spiega Paolo Antonio Simioni, acting coach e fondatore del gruppo di ricerca teatrale internazionale Euact che conduce lavori di approfondimento sugli archetipi e che vede il politically correct pericoloso, soprattutto se detta le regole come farà dall’anno prossimo per gli Oscar – l’arte è una forma di conoscenza, non può che essere libera. Quando esiste un dominio della morale non c’è più possibilità di indagine e questa è la negazione dell’arte. La concezione pagana dell’esistenza implica un pluriverso: le divinità non si sono mai negate a vicenda”. A volte ci si scorda che per essere vero storytelling, i contenuti devono creare un cambiamento nel fruitore, che le storie hanno lo scopo di ampliare l’esperienza, una funzione che non si può, per avere interesse, finalizzare esclusivamente all’acquisto. L’arte dei pubblicitari è quella di consentire un’evasione da schemi e pregiudizi, in un viaggio che potrebbe convincere qualcuno a regalarsi il prodotto che gli ha permesso di trasgredire a sé stesso.

LA FRAGILITÀ DELL’EROE

Giulia De Lellis, scrittrice e personaggio televisivo, è stata accusata di criticare le donne sovrappeso e di presentarsi come ambasciatrice della “skin positive” sulle passerelle di Venezia. Il dubbio è che ora sia più conveniente essere buoni e anche un po’ vittime. Che scatenare gli hater mostrandosi fragili venda di più, è una scoperta dell’acqua calda: il vero eroe (protagonista in cui gli altri si rispecchiano) è fragile, perché incarna un cambiamento, magari culturale.

DISSONANZA E ASPIRAZIONE

Forse la fonte di quello che ora chiamiamo politically correct è la comunicazione trasgressiva di fine anni novanta. Open Mind di Closed Jeans e “Si Odia. O si ama” di Superga vendevano come trasgressione quello che ora si impone come norma. Lo facevano tenendo il giusto equilibrio fra dissonanza e aspirazione. Oggi più forti sono gli esperimenti di questi anni che parlano dei tabù del nostro corpo, come ad esempio la campagna #wombstories di Libresse e le incursioni a volte molto discusse di Freeda.

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