Cosa mangeremo nel 2030? Sial anticipa i trend dello sviluppo alimentare

di Barbara Trigari

Nicolas Trentesaux, direttore del network Sial che organizza il Salone Internazionale dell’Alimentazione dal 16 al 20 ottobre 2016 a Parigi, ha commentato alcuni dei dati forniti in occasione della presentazione della manifestazione che accoglierà circa 7.000 aziende da oltre 100 Paesi. Ai primi tre posti per il settore retail ci sono naturalmente Francia, Italia e Spagna, e anche il 51,5% dei visitatori appartiene a quest'area di provenienza.

“Sarà soprattutto l’aumento della popolazione a guiderà la crescita dei mercati –afferma Trentesaux-. Sono i paesi emergenti quelli a essere interessati da questa crescente domanda. Tutti i settori beneficeranno di questa evoluzione. L’alimentazione sarà proposta nei circuiti di distribuzione classici; da un lato lo snacking e i prodotti on the go, che corrispondono ai nuovi comportamenti nomadi del consumatore, dall’altro i prodotti che consentono la preparazione casalinga. Queste tendenze, in evoluzione nella maggior parte dei paesi occidentali, trovano spiegazione in tre fattori: la ricerca del piacere, che oggi valorizza l’atto del cucinare, e la volontà di controllare ciò che si mangia, oltre al minor costo rispetto ai prodotti già preparati”.

Cosa mangeremo nel 2030, cibi che oggi non esistono, o legati ad abitudini alimentari non-autoctone? “Ogni anno, sono decine di migliaia i nuovi prodotti che arrivano sugli scaffali di tutto il mondo -prosegue Trentesaux-. È interessante constatare che nel settore alimentare e soltanto in questo settore,  la mondializzazione non  porta all’uniformità alimentare. Ogni paese, ogni regione, dispone delle proprie tradizioni e usi, dei propri  costumi e abitudini che restano preservate. Esse evolvono con l’innovazione nonostante vi siano dei forti marcatori dei modelli alimentari di ogni paese. Gli italiani non mangiano le stesse cose o nella stessa maniera rispetto agli inglesi o ai tedeschi, e questo elemento non può essere cambiato. Direi anzi, al contrario, la mondializzazione consente di scoprire nuovi prodotti, nuove ricette ed è all’origine di numerose innovazioni. Prendiamo l’esempio del Wasabi, che i consumatori italiani o francesi conoscono da soli 15 o 20 anni e che oggi è divenuto comune. In Europa però lo consumiamo in modo differente, per aromatizzare le patate, per esempio, o i semi salati, ciò che stupisce i giapponesi”.

Rapporti tra salute e alimentazione: Sial pensa di dare più spazio in futuro a questa tematica. “È evidente come la salute sia un asse importante quando si tratta di alimentazione -spiega Trentesaux-. Oggi un prodotto deve essere sano, rassicurante per il consumatore, perché solo così è in grado di garantire il piacere che si avrà a consumarlo. Può essere anche funzionale, vale a dire apportare una funzione medica utile al consumatore. Ma attenzione, se un consumatore vuole curarsi si reca da un medico e poi in farmacia, non nel proprio supermercato. I prodotti alimentari la cui funzione medica è troppo forte o superiore alla dimensione piacere hanno raramente successo. Direi anche mai”.

 

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