Ttip, voto favorevole al proseguimento dei negoziati

All'eco delle campane a morto fatte risuonare da tutta la variegata schiera degli oppositori all'accordo, il partenariato transatlantico su commercio e investimenti, il Ttip fra Unione europea e Stati Uniti, incassa dal Parlamento europeo il voto favorevole a continuare la negoziazione con gli americani. Non è, insomma, un voto di approvazione di un testo finale, ma una risoluzione a proseguire il dialogo con gli americani. Battuta d'arresto, invece, per le corti d'arbitrato privato che non verranno inserite nell'accordo. Questioni che si dovessero creare fra imprese e Stati saranno regolate da un nuovo sistema giudiziario pubblico e indipendente.

Alzarsi dal tavolo di negoziazione non sarà facile: i regolamenti di sicurezza americani (certamente differenti da quelli europei) non sono meno complessi e approfonditi di quelli dell'Ue. Entrambe le sponde dell'Atlantico non faranno passi indietro rispetto a quanto già da lungo tempo approvato dalle rispettive istituzioni. Per cui si lavorerà sul principio di riconoscimento reciproco degli standard equivalenti. È forse l'unica via che può portare a un accordo: se uno standard va bene in Europa e non nuoce ai cittadini europei possibilmente non nuoce neppure ai cittadini americani. E viceversa. Il che non significa che gli europei possano fare come gli americani in Europa e gli americani come gli europei in America. Se il negoziato dovesse raggiungere per ipotesi questo livello di riconoscimento, allora una volta siglato il testo, i rispettivi parlamenti potranno ancora negare la ratifica. Ma lo faranno -a quel punto- su una base contenutistica (il famoso “cattivo accordo”) e non “a prescindere”, come sarebbe stato ora, con una bocciatura secca alla negoziazione.

La prossima settimana parte dunque il decimo turno di negoziazione. Finora è stata la segretezza che ha coperto i lavori a scatenare resistenze e timori. Più trasparenza aiuterebbe. Altrettanto certo è che un accordo di queste dimensioni non si ottiene a colpi di emendamenti e controvoti. L'impressione è che possa nascere nelle stanze tecniche, mentre non abbia speranze nei giochi parlamentari. Ecco perché si punta a un voto finale secco: di accettazione o di bocciatura, senza modifiche.

Non è il momento di tirare la corda, ma di tessere una tela. Soprattutto in ambito agroalimentare.

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