Ue? Il bilancio finanziario non è materia di campagna elettorale

Esperti – L’Europa politica, culturale ed economica (salvo l’euro) non esiste nei pensieri e nei cuori dei futuri e passati parlamentari europei, quanto meno degli italiani. (Da MARK UP 177)

1.
Sui valori finanziari assoluti e sulla composizione per destinazione delle risorse tutto tace

2.
Non emergono quadri
di proposta delle priorità che si vorrebbero sostenere

Presto saremo chiamati alle elezioni europee. Ma, al di là di poche significative eccezioni, l'Europa politica culturale ed economica (salvo l'euro) non esiste nei pensieri e nei cuori dei futuri e passati parlamentari europei, almeno italiani. È un argomento tabù: non se ne parla, e quando lo si fa si procede per luoghi comuni; come la stessa Europa rischia di diventare, e nel senso più deteriore del termine, mentre proprio come mercato-spazio comune nasceva più di cinquant'anni or sono.

La natura duplice

Cos'è oggi l'Unione europea? Trascurando - si conceda - sia proclami e alti principi sia la noiosa e fuorviante contabilità delle sommatorie (498 milioni di cittadini-consumatori, 20 milioni di imprese non finanziarie, 12.600 miliardi di Pil ecc.), l'Unione europea è un'istituzione comune a 27 partner nazionali; la natura dell'Unione è duplice: sovranazionale e intergovernativa.

Un'istituzione sovranazionale persegue obiettivi comuni, definiti sia sul piano di valori condivisi (libertà individuale, solidarietà) sia intorno a un nucleo di interessi definito per intersezione (qualcosa che stia a cuore a tutti i 27 membri, per esempio la politica di sicurezza interna o una strategia omogenea di politica estera). Tanto più l'Unione europea funziona come istituzione sovranazionale tanto meglio creiamo sistemi culturali ed economici adatti alla modernità della globalizzazione controllata e consapevole, alla pacificazione equilibrata dei conflitti nel resto del mondo, a una società più equa e capace di soddisfare meglio le esigenze del maggior numero di cittadini.

La sezione intergovernativa, d'altra parte, è quella nella quale prevalgono gli interessi dei singoli Stati membri, è l'Unione dei veti incrociati, degli scambi tra portatori di interessi contrapposti. Sovente l'esito delle negoziazioni è un compromesso al ribasso, finalizzato a riprodurre oggi e domani quello che era nel passato, sbarrando la strada alla costituzione di un'entità sovranazionale con capacità di visione e d'azione. La ragion di Stato dice che strumenti e organismi intergovernativi sono necessari per far decollare il progetto sovranazionale (purché ne facilitino realmente la costruzione). La logica dice invece che essi sono tutto fuor che Europa.

Arrivo al punto. Oggi il Parlamento europeo è l'anima sovranazionale (mentre il braccio è la Commissione). Ma l'organismo politicamente più rilevante e decidente è il Consiglio europeo: eletto su base nazionale, creato per difendere gli interessi degli Stati membri, privo, direi per costruzione, di una visione europea.

Composizione di bilancio

Il riflesso economico della predominanza della dimensione negoziale su quella strategica e sovranazionale è nella composizione del bilancio (vedi tabella).

Quasi l'85% delle risorse finisce all'amministrazione e ai trasferimenti: cioè azioni a somma zero come i sussidi all'agricoltura, con un peso pari al 40% del totale risorse, verosimilmente meglio gestibili sul piano nazionale e regionale, vista anche l'attenzione allo sviluppo rurale degli stessi aiuti. Una frazione fortemente minoritaria è dunque destinata alla produzione di beni pubblici europei, cioè beni o servizi con esternalità positive la cui realizzazione giova ai cittadini europei per un ammontare superiore al costo sostenuto per produrli. Il riferimento va a infrastrutture, istruzione, ricerca di base, innovazione, sicurezza interna e governo comune dei flussi migratori, costituzione e agire di un soggetto politico rilevante nella soluzione dei conflitti internazionali, in accordo con i valori dichiarati dai padri fondatori e ripresi nei diversi trattati europei che si sono succeduti nel tempo.

Ma la negoziazione intergovernativa è unicamente attenta ai saldi netti dei bilanci nazionali, cioè a quanto si paga per l'Europa, meno a quanto si prende da essa. Peggiore azione bloccante non potrebbe darsi: i beni pubblici europei, che sono la ragione economica dell'Unione, non sono quasi mai presi in seria considerazione.

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