Una donna in campo e l’agricoltura diventa tech

#alfemminile Incontriamo Elena Eloisa Albertini, vicepresidente del Consorzio di Tutela dell’Arancia Rossa di Sicilia Igp, agronoma e innovatrice che ha lanciato la blockchain per il consorzio, un caso da studiare e riproporre anche per altri (da Mark Up n. 291)

Con Elena Eloisa Albertini non ci siamo mai conosciute di persona e ovviamente anche in questa occasione non è stato possibile incontrarsi, ma i vantaggi della tecnologia, di cui ci parla in questa intervista, mi hanno portato dal mio salotto milanese nel sole della sua Sicilia, nel cuore del Consorzio di Tutela delle Arancia Rossa di Sicilia Igp di cui Elena è vicepresidente.

Come sei arrivata in mezzo alle arance?

Sono nata e cresciuta a Roma, però, sono di origine siciliana e, 25 anni fa, dopo essermi laureata in agraria a Viterbo, ho deciso di tornare in Sicilia e coltivare presso l’azienda di famiglia l’arancia rossa di Sicilia, olive e mandorle.

Oggi, sono il coordinatore dell’Interprofessione, il tavolo tecnico del Mipaaf Ortofrutta Italia, ma anche del prodotto arance internazionale, insieme a Francia, Spagna e Portogallo. Faccio parte dl Cogeca come membro dell’Osservatorio dei prezzi.

Infine, sono la vicepresidente del Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia Igp da tre anni. Questo per me è il primo mandato.

Quanto è stato complicato? Roma non è la Sicilia…

La parte più difficile è stato il lavoro in azienda. Io, la Sicilia, l’ho sempre sentita casa, sono cresciuta qua.

Però il mio accento è romano non siciliano, spesso le persone non parlavano direttamente a me ma preferivano rivolgersi al responsabile in azienda, perché uomo, e questo mi dava molto fastidio. Poi ci ho fatto l’abitudine e ormai sono passati molti anni. Per me l’importante era cambiare metodo di coltivazione e non è stato semplice, perché le cose in campagna “si sono sempre fatte così”. Dicevano: “È arrivata la dottoressa cambia tutto, non ha studiato sulla pianta ma sui libri, che ne capisce?”. Questa è stata la difficoltà, la soluzione è stata di azzeccare il primo problema, risolverlo agronomicamente e così mi hanno guardato sotto una luce diversa ... “però la dottoressa sa le cose”, è stata la mia fortuna, se avessi sbagliato ...

Adesso quanta campagna è rimasta, con tutte queste cariche?

Sono sempre in viaggio ma seguo l’azienda e continuo a portarla avanti. Durante il lockdown c’era la raccolta, e mi sono messa effettivamente a raccogliere.

Come fare per la manodopera nel prossimo futuro?

È un grosso problema, ci vuole manodopera specializzata, soprattutto per il prodotto biologico. L’arancia deve essere raccolta con le forbicine e deve essere posizionata in maniera delicata dentro la cassetta, le cassette non devono essere riempite più di tanto, se no si schiacciano.

In sintesi: ci sono una serie di accorgimenti che bisogna conoscere. Questo vale ancora di più per la potatura, non c’è più nessuno che pota, ci sono i corsi di formazione ma non c’è molto interesse tra i giovani: è un lavoro pesante, sotto il sole, non facile.

Inoltre, molte persone non vogliono essere assunte a tempo indeterminato, quindi sono stagionali, e questo è un grosso problema, vengono e poi ripartono, non puoi garantire loro un lavoro durante tutto l’anno.

Sarebbe bello avere la possibilità di condividere gli operatori tra più aziende, magari della stessa cooperativa, ma ancora dal punto di vista legislativo ci sono dei problemi e le multe sono salate in caso di errore.

Le proposte di cui si parla, voucher, migranti, reddito di cittadinanza … sembrano fattibili sulla carta ma ci si dimentica che ci vuole la manodopera specializzata!

Poi la questione del prezzo… Oggi è ancora più difficile, ci sono tanti costi lungo la filiera che si vanno a sommare al prezzo di vendita. Inoltre, la gdo non ha mai specificato che, a differenza del vasetto di un qualsiasi prodotto confezionato, per l’ortofrutta i prezzi variano secondo come è andata la stagione. Poi non dimentichiamo che il fresco ce lo giochiamo con l’industria di trasformazione che ha tutti i suoi contratti già fatti. Prendiamo ad esempio l’arancia rossa, che ha avuto un picco di vendita durante la pandemia, quindi è aumentato il prezzo all’industria e di conseguenza è salito anche il prezzo del fresco. Ci vorrebbe un accordo di filiera, con l’industria ci proviamo ogni anno ma ancora nulla. Sul tavolo dell’interprofessione abbiamo cercato di trovare una mediazione, ma non riusciamo a mettere d’accordo industriali e produzione, purtroppo.

Quanta innovazione c’è ad oggi in campo?

L’arancia rossa sta portando avanti un progetto di tecnologie e innovazione, è il primo prodotto ortofrutticolo che ha la blockchain. Con il mio insediamento abbiamo fatto un programma triennale di riqualificazione del Consorzio e di rilancio attraverso la digital transformation. Gli ambiti sono la smart agricoltura e la digital transformation con la blockchain, quindi, grazie al supporto tecnico di Almaviva, abbiamo creato una piattaforma di gestione del Consorzio, proprio perché il Consorzio deve vigilare sul prodotto, è importante sapere quanto è stato effettivamente prodotto e a chi è stato venduto, inoltre, deve controllare che i quantitativi siano quelli e non ci siano prodotti contraffatti. Quando Fanta ha voluto, e la ringraziamo, l’arancia rossa Igp dentro la sua bevanda il sistema di controllo è stato tutto rivisto per i volumi. Il Consorzio fa anche promozione, quindi, quando ci è stato chiesto di ragionare sui dati, ho scoperto che non ne avevamo; allora abbiamo lanciato una piattaforma di governance, per offrire servizi ai produttori. Per essere chiari: per il produttore essere nel consorzio o meno, da un punto di vista di reddito non cambia granché, il prezzo che gli viene riconosciuto non è molto più alto di prodotti analoghi di minore qualità, quindi, per incentivare i produttori a rimanere nel Consorzio e coinvolgerne anche altri abbiamo pensato che avremmo dovuto fornire dei servizi che andassero a svolgere una funzione di valorizzazione e di controllo dei patogeni, dell’acqua e della qualità dell’aria. Necessario anche controllare i flussi di filiera, con la gdo che dovrebbe (non tutti lo fanno) condividere i report di vendita, così da permetterci di capire dove orientarci per fare delle campagne di marketing, portando valore a tutta la filiera, facendo diventare l’arancia rossa un consorzio con una forte identità cooperativa. Questo utilizzo della tecnologia e queste strategie pensiamo possano favorire la coesione degli aderenti al Consorzio.

Avete creato una piattaforma ...

Sì, si chiama Rouge, acronimo di Red Orange Upgrading Green Economy, è una piattaforma digitale che unisce sia la smart agricolture sia la blockchain.

Ad oggi, stiamo analizzando tutti i dati, siamo partiti con 5 aziende pilota per mettere in linea le varie fasi. Credo che un Consorzio così concepito possa essere un esempio per fare sia marketing ma anche aggregazione.

Quali sono i vantaggi della blockchain?

Un vantaggio su tutti è che finalmente potremo mettere un po’ di ordine in questa filiera e renderla più attrattiva. Ad esempio, ci sono degli importatori cinesi molto interessati, per loro fondamentale è la sicurezza alimentare: se possiamo inserire in blockchain anche i dati sui prodotti chimici, i fitofarmaci ... tutta la vita dell’azienda, loro sono più sicuri. Così facendo possono esserci dei vantaggi anche a livello di dogana, rendendo il processo più rapido, guadagnando così in shelf life.

Abbiamo anche sviluppato un’app dove è possibile inserire le indicazioni sull’azienda, è di proprietà del Consorzio quindi può essere utilizzata da tutti gli associati, anche quelli più piccoli. Inoltre, è adattabile: si può inserire nelle app della gdo: con un’interfaccia arancia dove trovi tutto, senza biosogno di avere la app dell’arancia rossa. All’interno, ci sono anche le informazioni relative alla logistica: quanto ha viaggiato, a che temperatura, volendo ci si può anche agganciare alla blockchain del fornitore di logistica. Il sistema è aperto anche alle aziende che producono altra frutta, magari estiva. Non ho voluto che fosse esclusivo, sarebbe stato inutile, l’obiettivo è che sia funzionale!

E forse questo è il mio lato femminile che vede nella collaborazione una modalità per vincere (insieme) sul mercato, ed è anche il lato agronomo: per me è importante avere una visione di insieme che ci possa dare la possibilità di fare veramente la differenza, per tutti: dal punto di vista salutistico, contro la contraffazione, per migliorare le performance aziendali ed, infine, non è imposta: se non la vuoi usare e non vuoi mettere i dati in blockchain, non li metti.

... e per finire?

L’agricoltura non si è mai fermata, magari abbiamo bisogno di maggiore specializzazione, ma sta cambiando. Sono convinta che proprio nell’agricoltura ci sia il punto di ripartenza per l’Italia a cominciare dal Sud.

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