Una leadership mondiale: l’Italia del packaging

di Nadia Tadioli

Un’eccellenza italiana che il mondo ci invidia è il packaging. Il nostro paese ha una posizione molto forte nella produzione di macchine per l’imballaggio con un fatturato di oltre sei miliardi di euro e un export pari all’83% (fonte Ucima). Ma se si comprendono anche i materiali, il converting e l’indotto, secondo l’Istituto Italiano Imballaggio, si parla di un fatturato di oltre 29 miliardi di euro, che rappresenta circa il 2% del Pil. Meno glamour di altri settori, ha il pregio di aver resistito bene alla crisi, soprattutto grazie all’export: “Perché ci sono aree -spiega Lucia Lamonarca, Coo di Ipack-Ima, la principale fiera del settore in Italia- in cui abbiamo una leadership indiscussa. I dati degli ultimi sei mesi del 2014 e le prime stime del 2015 ci permettono di essere ottimisti”.

Packaging02Secondo Giampaolo Vitali, segretario del Gruppo Economisti d’Impresa, che cura l’Osservatorio Economico Ipack-Ima, i sintomi di una ulteriore crescita sono chiaramente percepibili lungo tutta la filiera produttiva e in tutti gli ambiti. Farmaceutico, bevande e carne mostrano saldi positivi per quanto riguarda il fatturato; i latticini hanno un andamento più brillante nelle esportazioni. “Le aspettative economiche delle imprese hanno fatto passi avanti -spiega Vitali- con un effetto traino sugli investimenti. E le previsioni per i primi sei mesi del 2015 sono che la crescita prosegua e si consolidi, grazie anche all’iniezione di fiducia data dal deprezzamento dell’euro”.

Più fresco non si può “La tecnologia gioca un ruolo fondamentale nel confezionamento. Il focus in questo momento sono le soluzioni innovative nel settore del fresco -continua Lucia Lamonarca- le nuove abitudini di consumo rendono questo comparto particolarmente vivace e creano la necessità di Packaging01nuove tecnologie di confezionamento e imballaggi specifici. Non a caso abbiamo deciso di creare tre mostre verticali all’interno di Ipack-Ima: Dairytech dedicato all’industria lattiero-casearia, Meat-Tech al mondo delle carni, Fruit Innovation all’ortofrutta”. Quest’ultima è un’eccellenza tutta italiana che si sta evolvendo molto rapidamente e richiede nuove soluzioni. Pensiamo ai succhi o alle zuppe, senza conservanti e aromi, venduti al banco dei freschi. In questo caso la sfida è mantenere intatto il sapore originario per l’intera shelf life. “Anche il settore lattiero caseario è oggi chiamato a rispondere a sfide sempre più complesse -aggiunge Lamonarca- che vanno dai processi di globalizzazione nel settore del latte, ai nuovi stili di vita, con la richiesta di formaggi a basso contenuto di grassi, che si affiancano ai prodotti della tradizione. L’Italia è il primo esportatore al mondo di tecnologie per l’industria casearia: nel 2013 ha venduto all’estero macchinari per un valore pari a 65,8 milioni di euro, con una crescita del 31%”. L’altra grande mission della tecnologia è rendere facile e accessibile il prodotto. “Le sfide sono le nuove occasioni di consumo nomade -specifica Alessandra Alessi, responsabile Pr e comunicazione Istituto Italiano Imballaggio- come la distribuzione automatica, o la crescita del numero dei single, che richiedono mono porzioni e packaging richiudibili per conservare il prodotto”.

L’ambiente è protagonista “Negli ultimi dieci anni -continua Alessandra Alessi- l’industria dell’imballaggio ha continuato a ridurre il proprio impatto ambientale concentrandosi su confezioni monomateriale, decisamente più facili da riciclare, sull’alleggerimento degli spessori e su imballaggi più piccoli e razionali, con una ricaduta positiva su trasporto e logistica. Oggi il focus è sull’uso di materiali da fonti rinnovabili: si estende l’uso di bioplasPackaging03tiche provenienti da fonti vegetali non utilizzate per l’alimentazione umana, e di materiali biodegradabili e compostabili”.

Un’altra parola d’ordine sembra essere prevenzione. Come dimostra il progetto di Conai “Pensare Futuro”, che intende spingere le aziende a prendere in considerazione l’impatto ambientale quando si tratta di progettare nuovi packaging. E aiuta a fare la scelta giusta, grazie a uno strumento reso disponibile online (ecotoolconai.org) che rende facile misurare l’LCA di un imballaggio, cioè l’impatto nell’intero ciclo di vita.

Tecnologia vuol dire freschezza Il consumatore chiede alimenti sani, freschi e già pronti per l’uso, l’industria del packaging risponde con l’innovazione. Come Foodsense di Rivoira Gas, la nuova linea di gas e miscele per preservare la freschezza e il gusto di un prodotto. La peculiarità è l’uso dell’argon al posto dell’azoto, nei confezionamenti in atmosfera protettiva, così si previene l’ossidazione. Gtea è un packaging attivo che sfrutta l’azione antiossidante delle catechine, le stesse che hanno reso famoso il tè verde. È il nuovo materiale prodotto da Goglio per allungare in maniera significativa la shelf life degli alimenti freschi. Ha proprietà antiossidanti e antimicrobiche, in grado di mantenere intatti gusto e fragranza. Cryovac e Sealed Air hanno invece progettato una confezione che permette di allungare la vita delle carni fresche fino a 11/12 giorni, riducendo così resi e sprechi. La nuova confezione è dotata anche di uno strato antiodore, integrato nel film. Per il pane invece è in arrivo Fresh’Closure, la nuova confezione di Semo Packaging, che lo mantiene fresco grazie a un efficace e comodo sistema di apertura e richiusura. L’imballaggio è in film plastico monomateriale e permette al prodotto di differenziarsi dagli altri sullo scaffale.

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