Usare i social network per ricerca e innovazione

Contenitori di preziose informazioni su trend in atto, interessi delle persone, abitudini, desideri e bisogni. Ma anche per monitorare il sentiment attorno a scelte d’impresa strategiche (da Mark Up n. 271)

L’innovazione, seria, non può prescindere dalle ricerche di mercato. In molte piccole e medie imprese la ricerca di mercato viene considerata un “optional costoso ed elitario” ad uso e consumo esclusivo delle grandi aziende. Resta il fatto non contestabile che con analisi serie sul consumatore la probabilità di “centrare” un obiettivo di innovazione è più alta. Ma c’è un altro elemento che soprattutto in Italia la maggior parte delle aziende ignora e sono i Social network con le loro preziose informazioni sui trend, sugli interessi delle persone, sulle loro abitudini e bisogni.

Una corretta analisi dei social e un corretto utilizzo dei numerosissimi (e spesso costosi) tool di data tracking può consentire alle aziende di comprendere molto a fondo la loro clientela, predisponendo azioni per fidelizzarla (on e offline), oppure trovare quella potenziale e raggiungerla, studiarla o studiare trend per produrre innovazione e testarla online, ovvero operazioni che una volta venivano affidate solo ad istituti di ricerca con un dispendio elevato di denaro.

Oggi semplicemente ascoltando le interazioni sui social si possono acquisire informazioni vitali anche per lo sviluppo di nuovi prodotti.

Quindi sui social media si possono fare utilissime ricerche di mercato: alcune meno costose di un tempo e più veloci, altre con un costo simile (perché serve l’utilizzo di tool molto costosi) ma più approfondite, altre praticamente “gratis” se si collabora con una agenzia che, oltre a occuparsi produrre post, video e giochetti creativi, ha al suo interno dei data analyst in grado di fare questo lavoro. Come si possono applicare questi strumenti all’interno di un processo di innovazione? Che spesso deve creare nuovi concept di prodotto, testarli, produrre prototipi e somministrarli ai consumatori? Lo abbiamo chiesto a Lara Ampollini, founder di Lampi. Comunicazione illuminata. Digital agency di Bolton, Danone e altri nomi di primo piano del panorama del food italiano. “L’applicazione classica è quella di individuare i nuovi trend o il sentiment di specifici target su temi o concept già elaborati. Ma anche di individuare quali fasce potrebbero essere più sensibili a una certa proposta. È importante capire che non esiste uno strumento unico per tutte le ricerche. Ogni progetto richiede una ricerca ad hoc e spesso l’integrazione di più strumenti che possono essere proprietari o presenti sul mercato, ma magari con feature modificate per specifiche esigenze.

Per questo la competenza del team di ricerca è fondamentale, soprattutto in presenza di un panorama di social e strumenti dedicati in continuo cambiamento”.

Pertanto in un contesto così delineato c’è ancora spazio per le ricerche tradizionali?

Certamente sì, occorre sempre più ragionare in una logica integrata. Così come per una strategia di comunicazione efficace (e anche per trarre vantaggio dai social) occorre integrare azioni on e off-line, innovativi e più tradizionali, nel campo della ricerca per l’innovazione i marketer dovranno saper utilizzare in maniera sinergica il data mining digitale e le ricerche classiche per avere un quadro veritiero e dettagliato di target sempre più segmentati e che richiedono attenzione sulle loro esigenze.

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