Vola l’export salumi, Usa come locomotiva

di Davide Bernieri

Vola l’export salumi italiani nel 2015 e gli Stati Uniti si dimostrano particolarmente ricettivi, anche grazie a significativi cambiamenti nelle stringenti normative che regolano l’ingresso di prodotti a base carne in territorio Usa. Secondo dati Assica riferiti ai primi otto mesi 2015 l'export salumi ha complessivamente superato quota 102.000 tonnellate, con un incremento del 6,2% rispetto allo stesso periodo precedente, per un fatturato complessivo superiore agli 847 milioni di euro (+4,5%). Negli Usa il ritmo è stato decisamente sopramedia, visto che l’export salumi ha fatto segnare un +19% in volume (5.466 tonnellate) e un +24,7% in valore (oltre 66 milioni di euro). Top seller negli Stati Uniti, in questi primi 8 mesi 2015, sono stati i prosciutti crudi stagionati (+23,7% a volume e +26,8% a valore), forti dei marchi di tutela comunitaria e di un’immagine tradizionale molto forte che mantiene un appeal verso il mercato nordamericano. Proprio in virtù di questa “fame di tipicità” del mercato statunitense (e di una modifica da parte della normativa Usa che oggi permette l’ingresso di salumi anche a breve stagionatura provenienti dall’Italia Centro settentrionale, area riconosciuta indenne dalla peste suina) ha fatto il suo debutto sul suolo americano anche lo Strolghino, un salame tipico della Bassa parmense con soli 40 gg di stagionatura, prodotto che sta avendo un successo crescente da parte degli appassionati in tutto il mondo.

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