“Chiunque vinca nelle elezioni presidenziali, il giorno successivo circa 36 milioni di persone faranno acquisti in uno dei 5.205 negozi Walmart negli Stati Uniti (ne ha altri 5.414 all'estero) o sui suoi siti Web”. Per quanto a prima vista possa apparire scontato, l’attacco dell’articolo di Andt Serwer, giornalista di punta di Barrons.com (gruppo Wall Street Journal) condensa buona parte del successo del gigante Usa della grande distribuzione. Leader per fatturato (648 miliardi di dollari), con utili 2023 per 15,5 miliardi e una capitalizzazione di mercato di 663 miliardi, è il condensato dell’economia a Stelle e Strisce. Azienda tradizionale per definizione, ha saputo fin qui cavalcare tutte le nuove tendenze di mercato, dall’eCommerce alle nuove frontiere dell’advertising.
Poco appeal, tanti risultati
Da quando il timone è nelle mani di Doug McMillon, che festeggerà il suo undicesimo anniversario come ceo il 1° febbraio prossimo, il titolo è cresciuto del 230%. “Niente male per quella che a lungo è stata considerata un’azienda che vende mattoni e malta”, sottolinea l’editorialista. Ricordando che il gruppo americano, pur non avendo mai goduto dell’appeal di realtà come Apple e Walt Disney, è tra le realtà più forti e stabili dell’economia a Stelle e Strisce. A Walmart piace rimanere sotto il radar, il che riflette il modus operandi del maggiore azionista dell'azienda, la famiglia Walton, discendenti del fondatore Sam. Con una quota del 46% che vale intorno ai 300 miliardi di dollari (sono la famiglia più ricca d’America), i Walton fanno della discrezione il loro tratto caratteristico: pochi eventi pubblici, quasi nessuna intervista, attenzione ad assumere posizioni che possono risultare divisive.
Approccio rigenerativo
La famiglia ha un ruolo discreto anche in azienda: partecipa alle decisioni strategiche, mette mano al portafoglio quando programma grandi investimenti, ma poi lascia l’operatività tutta nelle mani del management. Oliver Chen, analista di TD Cowen, evidenzia l’impronta “rigenerativa” che la famiglia imprenditoriale ha dato all’intera organizzazione. Il termine viene utilizzato spesso dalla comunicazione aziendale per rimarcare l’impegno nei filoni Esg e viene ripreso dall’analista per sottolineare la capacità di reinventarsi evidenziata da Walmart ogni volta che si è trattato di ripensare il proprio posizionamento di fronte ai grandi cambiamenti del mercato. La sostenibilità è un ambito sul quale la società punta da almeno due decenni, ma senza mai farne una bandiera valoriale, a differenza di altre big corporation a Stelle e Strisce. Anche questo in linea con l’approccio discreto della famiglia, composta in maggioranza da esponenti politicamente conservatori e repubblicani di centro.
I meriti del top manager
Undici anni al vertice di un colosso di questa portata sono tanti, ma destinati a crescere ancora dato, che la poltrona di McMillon è molto salda. Da 40 anni in azienda (è partito scaricando merce in magazzino), a 58 anni è nel pieno delle energie. Anche chi lo ha preceduto nei passati 40 anni (David Glass, Lee Scott e Mike Duke) è cresciuto per linee interne, con la famiglia imprenditoriale che ama testare nel tempo le persone da far crescere. Il comitato esecutivo del consiglio di amministrazione di Walmart, ad esempio, era stato diviso al 50/50 tra familiari e non familiari.
La nuova sede per una nuova era?
In tutto questo understatement, colpisce la magnificenza della nuova sede in via di costruzione a Bentonville, nell’Arkansas, su un’area di 350 acri con un campus composto da 19 edifici, realizzati in materiali ecosostenibili e alimentati interamente da energia proveniente da fonti rinnovabili. Il sito sarà collegato ai sentieri di Greater Bentonville e avrà una flotta di biciclette a noleggio, mila parcheggi per biciclette e oltre 300 stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Sono previsti anche un museo ed esposizioni di design. Perché passare dalla frugalità a una struttura così d’impatto, mentre il tema green perde colpi nella narrazione delle corporate Usa? È la domanda che si pongono in tanti. In mancanza di prese di posizione da parte della famiglia Walton, l’ipotesi prevalente è che si voglia puntare su un’immagine forte per attrarre e fidelizzare personale. Del resto, nell’era della transizione digitale, con le tecnologie che diventano commodity, a fare davvero la differenza sono le capacità professionali.