Confimprese evidenzia punti di forza e criticità del settore, con focus su alcuni aspetti chiave per il cambiamento: trasformazione digitale, risorse umane, sostenibilità

Per Confimprese, l'associazione nazionale rappresentativa del retail e del franchsing (450 insegne, 90.000 punti di vendita, 800.000 addetti) il contesto geopolitico internazionale che manda segnali creeping: aumento dei tassi di interesse (per la Fed americana è il quinto nel giro di pochi mesi), timori sulle forniture del gas questo inverno -che tra l'altro potrebbe arrivare pure in anticipo rispetto al calendario, visto il fresco eccessivo di questi giorni), supply chain in difficoltà, e poi la coda lunga della pandemia che ha ridimensionato i consumi e messo a repentaglio la tenuta del retail.

"Sia pure in un contesto di oggettiva difficoltà –commenta Mario Resca, presidente Confimpreseil nostro centro studi segnala alcune evidenze positive. Il retail ha reagito con una leggera ripresa soprattutto nei mesi estivi con un trend di crescita del 28% nell'anno progressivo rispetto allo stesso periodo 2021, trainato principalmente dalla ristorazione a +58%, seguita da abbigliamento-accessori +22% e altro retail +6%. Per sopravvivere e dare forma al commercio contemporaneo in un panorama di crisi economico-politica mondiale, con un processo inflattivo che non accenna a diminuire e i consumatori messi alle strette da bollette e caro vita, chiediamo meno burocrazia e investimenti in energie rinnovabili per costruire una maggiore autosufficienza energetica del nostro Paese e ribadiamo il nostro no ad aumenti dei canoni per gli immobili commerciali".

Sul comparto retail pesa l’inflazione. Secondo le stime del Centro studi Confimprese, con un aumento generale dei prezzi al 10% nell’abbigliamento, il peso degli affitti e del costo dell’energia sul fatturato passano rispettivamente dal 18 al 24% e dal 2 al 3%, portando l’ebitda dal +4% al -8%.

Nella ristorazione il peso degli affitti e del costo dell’energia sul fatturato (non ancora tornato a livelli pre-covid) passano rispettivamente dal 12 al 14% e dal 5 al 7%, portando l’ebitda dal +10% al +4%.

Per il 53% dei rispondenti gli affitti sono la principale motivazione alla base delle chiusure dei punti di vendita

A questo quadro vanno aggiunti gli aumenti Istat previsti contrattualmente: Confimprese ha chiesto un intervento a livello governativo che preveda la moratoria dell’aumento Istat per l’affitto di immobili commerciali, misura peraltro già attuata o allo studio di altri Paesi europei.

Il personale che non c'è

Un altro fattore che impatta negativamente sul business del retail e della ristorazione in particolare, è la mancanza di personale: fenomeno che dalle riaperture post-covid sta creando oggettive difficoltà alle aziende retail, soprattutto nella ristorazione, un settore labour intensive che richiede turnazioni di lavoro continue. L’andamento delle offerte di lavoro dal 2020 al 2022 è aumentato in maniera esponenziale: triplicato nella ristorazione da 47.000 richieste a 162.000, raddoppiato nel non food da 63.000 a 123.000 (dati Randstad al 31 agosto 2022). La concentrazione di richiesta del personale si registra al Nord con la Lombardia al primo posto sia nella ristorazione sia nel non food.

Il futuro del retail

In questo scenario, a garantire la ripresa dell’economia e la sopravvivenza delle imprese retail non basta, secondo Confimprese, l’andamento positivo delle vendite registrato nel mese di agosto (+9,8% rispetto ad agosto 2021). È necessario adottare un cambio di paradigma: l’evoluzione socio-culturale del consumatore post pandemia, il cambiamento delle modalità di interazione e di acquisto impongono ai retailer l’adozione di nuovi modelli. In questo cambiamento un ruolo determinante lo possono giocare tecnologia e analisi dei dati per dare forma al commercio contemporaneo, capace di costruire un’esperienza per il proprio cliente e riaffermare la sua supremazia sull’online attraverso la trasformazione digitale, la riqualificazione e la motivazione delle risorse umane e la sostenibilità.

Secondo l’Osservatorio Martech Consumer & Executive di Jakala, l’85% dei Ceo ritiene i Customer Analytics indispensabili per segmentare la clientela e profilare i clienti sulla base degli acquisti. Inoltre, se l’87% dei Ceo afferma che la personalizzazione dell’esperienza cliente sia fondamentale, solo il 39% dei consumatori ritiene di essere trattato in modo personalizzato.

Trasformazione digitale: il metaverso

Nonostante tutti i dubbi già emersi e discussi, il metaverso ha già un potenziale perché utilizzato per la maggior parte degli acquisti da un numero crescente di persone. In un mercato in cui il fisico e il virtuale sono sempre più connessi, il retail potrebbe beneficiare delle nuove opportunità offerte dal metaverso. Alcuni brand di lusso hanno già sperimentato queste nuove tecnologie: sono state create capsule collection disponibili nel metaverso, organizzati eventi virtuali e venduti Nft che hanno dato ai clienti accesso a collezioni e prodotti in edizione limitata.

L’Osservatorio Metaverso Jakala creato nel gennaio 2022, mappa e analizza oltre 500 case metaversiche afferenti ad aree come Nft, gaming, extended e-commerce, blockchain, cryptobrand. Il settore retail della moda e del lusso rappresenta di gran lunga l’ambito in cui sono stati implementati il maggior numero di progetti, e dove si riscontrano i trend più interessanti: il 63% dei retailer sta già valutando l’adozione di Nft come strumento di engagement e, se oggi il gaming rappresenta il 10% del mercato del metaverso, si stima che nel breve termine il 50% del mercato si focalizzerà sull’acquisto on line attraverso realtà aumentata e realtà virtuale.

Risorse umane

I retailer più innovativi a livello internazionale stanno affrontando la sfida decisiva della employee experience nel disegno del retail del futuro. Il fenomeno della Great resignation (aumento delle dimissioni), amplificato in Italia dalle misure di politica attiva del lavoro e contrasto alla povertà, è strettamente legato alla ridefinizione del ruolo del personale di front-end dei negozi. Le ricerche dell’Osservatorio digital innovation in retail del Politecnico di Milano stanno evidenziando come la creazione di valore attraverso tecnologie digitali di ultima generazione dipenda sempre di più da approcci al design del servizio retail in cui l’attenzione all’esperienza del consumatore si accompagna al coinvolgimento simbolico, cognitivo e operativo del personale nell’adozione di soluzioni phygital che trasformano il punto vendita da canale di transazioni in luogo di relazioni.

Secondo Jakala l’81% dei retailer ha forti difficoltà a ritenere e reclutare personale strategico (key people) e talenti e 62% di loro ha coscienza del fatto che commitment e motivazione siano alla base della performance aziendale e della capacità di garantire esperienze eccellenti al consumatore finale. Il 71% crede fortemente nell’ibridazione delle competenze e nello sviluppo di capacità tecnologiche e quantitative anche nelle posizioni di guida del business.

Sostenibilità

Le aziende sostenibili hanno un ritorno sugli investimenti doppio rispetto alle aziende non sostenibili. Le imprese che hanno adottato un approccio circolare presentano indicatori di competitività migliori dei concorrenti in termini di fatturato e numeri di clienti. L’Idc (International data corporation) ha previsto che entro il 2024 il 70% dei produttori nelle supply chain globali investirà in nuove tecnologie per promuovere la sostenibilità all’interno della propria azienda. Tra le strategie più efficaci per raggiungere obiettivi sostenibili concreti, la più adottata è spesso il monitoraggio delle emissioni di CO2 per diminuire la propria carbon footprint. Raccogliendo questi dati in modo accurato, si possono ottenere informazioni utili per migliorare l’impatto sul proprio ecosistema, dalla scelta dei fornitori alla definizione della propria filiera produttiva.

 

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