Come progettare il futuro se domina solo la paura?

Editoriale – L'urgenza del riequilibrio dei conti si è tradotta inevitabilmente nel ricorso al prelievo fiscale, forzando una pressione già fuori linea nel confronto europeo e generando le condizioni per ulteriori effetti recessivi (da MARKUP 210)

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L'urgenza del riequilibrio dei conti si è tradotta inevitabilmente nel ricorso al prelievo fiscale, forzando una pressione già fuori linea nel confronto europeo e generando le condizioni per ulteriori effetti recessivi". Firmato, Luigi Gianpaolino, presidente della Corte dei conti.
Mia nonna, di estrazione contadina, spesso diceva che non si possono mungere le mucche anche per le corna. Il senso resta lo stesso.
La pressione fiscale sta strozzando imprese, imprenditori, dipendenti e pensionati. Sta soffocando lentamente tutti i contribuenti onesti. Sta minando alla base le possibilità di ripresa del Paese, sta rendendo sempre più difficile una ripresa corposa che costituisce l'unica vera via di uscita alla crisi che stiamo attraversando.
Nel frattempo dei tanto attesi tagli alla spesa pubblica si sono visti solo pochi timidi tentativi: ed è bene ricordare che meno del 50% di questa spesa finisce nel welfare, nei servizi al cittadino. Di spazio ce ne sarebbe molto, anzi moltissimo.
La misura di quanto poco si proceda con decisione nella direzione della crescita è data dalle sporadiche apparizioni del ministro Corrado Passera sulle prime pagine dei giornali. E non certo per colpa sua: che sia capace, che abbia idee chiare e che sia amante delle decisioni prese in tempi rapidi lo dimostra la sua carriera. E' stato scelto proprio per questo motivo. Quando la macchina burocratica ed elefantiaca di un Paese riesce a imbrigliare anche i suoi uomini migliori c'è più di un motivo di preoccupazione.
Nei mesi scorsi abbiamo visto l'Austria, nel volgere di un week end, raggiungere un accordo con la Svizzera per la tassazione dei capitali "in nero" trasferiti nelle banche di Berna. L'Italia sta valutando, e si direbbe con molta calma, questa possibilità. Una calma che potrebbe consentire a molti di trasferire i capitali in altri paradisi fiscali. Una calma che stupisce visto che le stime correnti parlano di un possibile incasso, per lo Stato Italiano, di 37 miliardi di euro nel caso fossero applicate le stesse aliquote dell'Austria. Una calma che stupisce ancor di più perché stiamo parlando di capitali "in nero", che dovrebbero essere colpiti con meno remore e maggior vigore di quanto non venga invece fatto con i redditi d'impresa e da lavoro.
Gli Stati, tutti gli Stati, nella loro storia hanno dimostrato di saper crescere quando si condividono ideali, obiettivi, aspirazioni. Quando si indica una strada per un futuro migliore. Oggi ideali, obiettivi e aspirazioni sono stati sostituiti dalla paura: la paura dello spread (che fino alla scorsa estate quasi nessuno sapeva cosa fosse), la paura di diventare come la Grecia, la paura dei mercati. Chi può crescere avendo paura? Chi può progettare il futuro se l'obiettivo non è stare meglio, ma evitare di stare peggio?
Occorre ridare rapidamente ossigeno alle imprese, ridurre il cuneo fiscale, restituire potere d'acquisto alle famiglie, rimettere in moto una macchina che non può riprendere a muoversi se davvero non si interviene su chi per decenni è stato intoccabile: a partire dalla macchina di uno Stato esoso e spendaccione che non può continuare a sprecare alle spalle dei suoi cittadini.

ml@ilsole24ore.com

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