Mission: esportare il retail Italiano

ECONOMIA & ANALISI – Per le catene non food l'opportunità di aprire nuovi mercati è strategica. Occorre un piano di sviluppo adeguato e soprattutto conoscenze approfondite delle regole dei paesi di destinazione (da MARKUP 219)

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Sull'internazionalizzazione
delle reti di vendita non food
se ne è discusso al retail
Connections 2013 l'ultimo evento
organizzato da Cegid, software
house francese specializzata nelle
soluzioni software con focus
sull'export per il retail. Negli ultimi
anni il mercato delle soluzioni
software si è evoluto superando
molti degli ostacoli degli anni
90: virtualizzazione, applicazioni
erogate come servizi, cloud e
altro rendono più semplice il delivery
customizzato di qualsiasi
business applications. In un mercato
sempre più concentrato in
pochi player risulta significativo
il caso di successo della francese
Cegid che in pochi anni è riuscita
a crescere notevolmente in un
mercato molto competitivio. Ma
non grazie solo al software. Come
il Ceo Patrick Bertrand ha affermato
durante l'ultimo evento
dedicato ai partner e ai clienti, il
mercato offre delle ottime soluzioni
ma ciò che è richiesto sono
conoscenze approfondite dei
mercati di destinazione e soprattutto
delle persone in loco in grado di gestire la difficile fase di approdo
che conoscano le problematiche
e le criticità delle attività
articolate in operations e processi.
Mettere a punto una piattaforma
logica e applicativa rigorosa
consente di costruire una retail
machine in grado di rispondere
velocemente alle richieste locali
e soprattutto di esprimere l'efficienza
necessaria alla profittabilità
del business.
Un overview generale è un punto
di partenza. I processi da realizzare
in un'espansione all'estero
di una catena di vendita italiana
devono tenere conto di una serie
di vincoli: legali, organizzativi,
tecnici e di mercato. Da un lato vi
è la catena di fornitura, la filiera a
monte che deve essere conformata
nel funzionamento rispetto ai vincoli citati. Dall'altro lato vi è il consumatore locale con il quale è necessario costruire nuove relazioni, gestirne il rapporto pre e post vendita e affrontare la questione linguistica. La mappatura di questi fattori declinata per i paesi di destinazione esprime gli ambiti di sviluppo come espresso nella mappa a lato.

+ Opportunità di crescita e valorizzazione del made in Italy

- Impostazione strategica globale, complessa e impegnativa

Coin porta Ovs in Cina
Gruppo Coin conta 1.120 punti
di vendita in Italia e 157 all'estero
per 9.511 dipendenti e 850 mila
metri quadrati di superficie. La
produzione del gruppo avviene in
tutto il mondo: in Italia e nel Mediterraneo.
Gli acquisti del Gruppo
sono gestiti da uffici in Hong
Kong, Shanghai, New Delhi, Dhaka
e Instanbul mentre la supply
chain è sostenuta da una rete di
service provider internazionali.
In Italia il Gruppo conta due depositi
principali a Milano e Piacenza.
La decisione di espandere
direttamente la rete di vendita di
Ovs in Cina ha richiesto un partner
che avesse una struttura decentralizzata
sul territorio e personale
locale di lingua cinese che
conoscesse le richieste funzionali,
organizzative e tecniche come
dichiarato a Mark Up da Bruno
Cocchi direttore Ict: "La nostra
espansione internazionale à cominciata
con dei franchisee, organizzazione
che già operavano
nel settore e che disponevano di
loro sistemi di processo. Nel rapporto
con Gruppo Coin acquisivano
la nostra insegna nella quale
utilizzavano i loro sistemi. L'allineamento
dati avveniva attraverso
interfacce apposite. In quel
contesto non avevamo necessità
di partner internazionali. Aprendo
recentemente negozi diretti
in Cina e India nel 2012 abbiamo
implementato dei sistemi informativi
governati da noi. Abbiamo
scelto quindi un partner che
soprattutto conoscesse la Cina
sula base delle conoscenze locali.
Il software è stato un componente
dell'operazione". Il modello
di export è quindi primario. ■

Allegati

219_Esportare-Retail

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