Federvini promuove la riforma delle indicazioni geografiche

Federvini

 

“Dal trilogo un accordo fondamentale per dire basta ad imitazioni come il Prošek e l’aceto sloveno o cipriota”. Così Federvini commenta la riforma delle indicazioni geografiche. “Con il nuovo regolamento comunitario sulle produzioni di qualità si promuove il lavoro delle filiere italiane, assicurando sul piano internazionale la piena salvaguardia dei marchi e delle indicazioni geografiche che fanno del nostro Paese la realtà capofila in Europa con più di 800 prodotti riconosciuti – sottolinea la presidente della federazione, Micaela Pallini, dopo il via libera all’intesa raggiunta tra Parlamento, Consiglio e Commissione dell’Unione europea.

Le principali novità della riforma

Il nuovo testo unico europeo sulle produzioni di qualità stabilisce, tra le misure principali, il rafforzamento del ruolo dei consorzi di tutela da parte degli Stati membri dell’Unione l’obbligo di indicare sull’etichetta di ogni prodotto Dop e Igp il riferimento del produttore, una procedura di registrazione semplificata e più efficiente in grado di ridurre i tempi tra la richiesta e l’effettiva registrazione ed una più ampia tutela delle indicazioni geografiche, anche online, grazie all’adozione di un sistema di geoblocking immediato per contrastare la promozione in rete di imitazioni.

Quanto alla tempistica per l’entrata in vigore del nuovo regolamento verosimilmente si andrà al 2024, dato che occorre un ultimo passaggio, la ratifica formale da parte del Parlamento e del Consiglio europei.

La ratio del riconoscimento

“Intendiamo rivolgere un ringraziamento particolare all’On. Paolo De Castro, relatore del nuovo regolamento Ue sui prodotti Dop e Igp, per l’attenzione dedicata alla protezione delle nostre filiere e dei prodotti che caratterizzano l’eccellenza italiana nel mondo – sottolinea in una nota la presidente Pallini -. In un mondo globalizzato e sempre più complesso abbiamo l’obbligo di non lasciare spazio alla proliferazione di falsi e di imitazioni che danneggerebbero la nostra economia e, voglio sottolinearlo, le nostre aree rurali che vivono di produzioni di qualità”.

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