Per Mindwork il benessere psicologico delle persone è un asset

Silvia Brusatin, Consigliera d’amministrazione e direttrice commerciale di Mindwork
Il 62% dei lavoratori ha provato almeno uno dei sintomi del burnout dovuto a una molteplicità di cause che devono essere disinnescate

Mindwork è una società che si occupa di benessere psicologico per le aziende, grazie ad una piattaforma per il supporto individuale in videochiamata, erogato da un team di psicologi e psicoterapeuti selezionati e formati, e attività di formazione e sensibilizzazione. Nata nel 2019, ha accumulato esperienza in contesti aziendali di primario standing e realizza insieme a BVADoxa, ormai da 4 anni, un osservatorio sul benessere psicologico delle lavoratrici e dei lavoratori in Italia. Abbiamo incontrato Silvia Brusatin, Consigliera d’Amministrazione e Direttrice Commerciale di Mindwork per approfondire come il mondo del lavoro vive il tema del benessere psicologico.

Il benessere psicologico in azienda è un vaso di pandora e molte persone non hanno il coraggio di ammettere di averne bisogno. Come posizionate il vostro servizio?
Mindwork nasce nel 2019 in epoca pre-covid e dall'inizio non abbiamo mai posizionato il servizio in ottica di gestione del malessere, ma sempre come investimento in termini di potenziamento del benessere psicologico. É importantissimo per le persone conoscersi meglio, prendere atto dei propri meccanismi e degli strumenti a loro disposizione per raggiungere uno stato di benessere maggiore. Supportiamo le aziende nel condividere al loro interno questa impostazione, attraverso un metodo di comunicazione efficace a raggiungere ogni persona.

Ma in azienda questo approccio come può essere assecondato?
In Italia, rileviamo come lo stigma di rivolgersi a un servizio di supporto psicologico sia ancora presente per cui, come detto, attiviamo insieme alle aziende una strategia di comunicazione e sensibilizzazione efficace, modellata ad hoc rispetto al singolo contesto lavorativo. Infatti, oltre a mettere a disposizione la nostra piattaforma con l'accesso ai servizi, forniamo degli strumenti per avvicinarsi al benessere psicologico in azienda creando una consapevolezza ex-ante.

A livello demografico come si distribuisce la vostra utenza?
Il 65% di chi utilizza il servizio ha tra 25 e 44 anni e il 46% ha meno di 34 anni. I dati confermano quindi quanto per Millennials e GenZ sia imprescindibile il benessere psicologico - dentro e fuori i contesti aziendali.

La presenza di un servizio di assistenza psicologica all'interno dell'azienda impatta sul recruitment?
Decisamente si. Le nuove generazioni sono sensibili a questa dimensione per cui il servizio esercita un'azione di attrazione e anche di engagement complessivo. Sempre più aziende che ci contattano, lo fanno anche perché in sede di colloquio, i candidati chiedono esplicitamente quali servizi vengono messi a disposizione per favorire e tutelare il benessere psicologico in quella data organizzazione.

Che tipo di lavoratore ha evidenziato maggiore disagio psicologico, anche prima del Covid?
Secondo i dati del nostro Osservatorio con Doxa, nel 2022 il 62% dei lavoratori ha provato almeno uno dei sintomi del burnout: sensazione di sfinimento, affaticamento, aumento del distacco mentale, cinismo sul lavoro ecc. Questo dato sale al 67% quando si considerano i lavoratori blue collar. Ed è un dato superiore a quello pre pandemico. Molto probabilmente questo fenomeno è legato al fatto che i blue collar, avendo mansioni operative e in presenza, non beneficiano di quella flessibilità e incentivazioni di cui potenzialmente godono i white collar.

E sul versante great resignation cosa dicono i vostri dati?
Il 50% del campione che abbiamo studiato nella ricerca con BVA Doxa afferma di aver lasciato il lavoro per un malessere emotivo anche senza avere un'alternativa. Questo dato diventa il 75% se ci si riferisce a blue collar della GenZ.

Come si affrontano queste situazioni considerando che le esigenze del lavoro entro certi limiti, non sono modificabili?
Quello che si può fare è dare degli strumenti alle persone, soprattutto ai blue collar, non solo con un approccio one-to-one ma anche con la formazione. Per farlo, utilizziamo la psicoeducazione, una metodologia che permette di lavorare sia sulla consapevolezza, sia su strumenti concreti per prendersi cura di sé. La nostra formazione è aperta a tutta la popolazione aziendale o a gruppi ristretti.
Da più 12 mesi uno dei percorsi più richiesti è il nostro modello “Leadership a misura di benessere psicologico” tramite il quale formiamo manager e team leader alla autoconsapevolezza, alla cura del benessere proprio e di collaboratori e collaboratrici, e all’imprescindibile concetto di sicurezza psicologica.

E sul versante dirigenziale?
Per la prima volta nella storia, l’OMS ha raccomandato la formazione dei dirigenti affinché possano prevenire la formazione di ambienti di lavoro stressanti. E secondo una ricerca di The Workforce Institute, il 70% dei lavoratori ritiene che il proprio capo sia influente rispetto al proprio benessere psicologico al pari del proprio partner e più di medici e terapeuti. Una responsabilizzazione delle figure apicali in azienda è quindi sempre più urgente. E una delle nostre risposte è il già citato modello di “Leadership a misura di benessere psicologico”.

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