Federalimentare: “Sì alle filiere integrate, ma la nostra casa è Confindustria”

Il neo presidente Vacondio sottolinea la necessità di mantenere rappresentanze ben distinte fra agroindustria e agricoltura

Secondo settore manifatturiero del Paese, con circa 56mila imprese e un fatturato che raggiunge i 140 miliardi di euro e copre l’8% del Pil nazionale. Sono i numeri dell’industria alimentare italiana rappresentata da Federalimentare. Ed è da questi numeri che Ivano Vacondio, imprenditore a capo di Molini Industriali, nel giorno dell’inaugurazione ufficiale della sua presidenza della federazione confindustriale, parte per ribadire la necessità di valorizzare un comparto che è “patrimonio del Paese ed espressione del saper fare italiano, ma che spesso è stato fatto oggetto di una cultura del sospetto”.

In occasione dell’assemblea regionale dell’Emilia-Romagna di Confagricoltura Vacondio aveva espresso qualche perplessità sulla rappresentanza istituzionale delle operazioni di filiera integrata, ribadendo la necessità di mantenere distinti gli anelli agricoli da quelli industriali. Nel frattempo, a inizio di questa settimana, Filiera Italia, associazione di cui fa parte anche Coldiretti e che si propone come organo di difesa delle eccellenze del made in Italy, ha incontrato il governo. Sulle filiere integrate il neo presidente di Federalimentare, interpellato da Mark Up, si è così espresso

Cosa pensa dell’adesione da parte di alcuni imprenditori di Federalimentare a Filiera Italia?

“A me sembra una banalità, ma evidentemente non lo è, sostenere che tra mondo industriale e mondo agricolo ci debba essere un dialogo, ma che gli organismi di rappresentanza debbano restare distinti perché gli interessi sono diversi”.

Negli ultimi anni si sono costituite molte filiere integrate. Le giudica un modo efficace per valorizzare i nostri prodotti?

“Le giudico positivamente tanto che l’ho fatta anch’io con la mia azienda. Rappresentano un’ottima modalità, se realizzata nell’interesse reciproco, per rispondere alla domanda, proveniente soprattutto dal mercato interno, di prodotti 100% italiani, ma la casa degli imprenditori resta Confindustria e se qualcuno vuole dare delega di rappresentanza al mondo agricolo sbaglia. Detto questo c’è massima disponibilità a lavorare insieme a Tutto il mondo agricolo per creare valore. Dall’estero ci stanno facendo la guerra perché siamo dei competitor temibili ed è opportuno rispondere facendo fronte comune”.

Ci sono state delle defezioni da Federalimentare?

“No, nessuna defezione. Ribadisco: abbiamo bisogno di Confindustria”.

Filiera Italia, si sta muovendo a tutti gli effetti come un’associazione di categoria. Di recente ha incontrato il vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio. Lei incontrerà presto il governo e cosa chiederà?

“Spero di incontrare il governo all’inizio del prossimo anno. Se i dati del mese di ottobre rassicurano sulla tenuta dell’export anche nel 2018 con un +3,5% che riassesta il rallentamento dei primi 9 mesi dell’anno, dobbiamo però rispondere all’aggressività dei competitor internazionali e per farlo abbiamo bisogno di essere accompagnati dalla politica. Il governo italiano ha condotto un’utile battaglia sull’etichettatura per esempio, ma non possiamo abbassare la guardia, si pensi solo alla risoluzione dell’Onu che, se fosse stata approvata, avrebbe colpito alcuni prodotti simbolo della Dieta Mediterranea e del made in Italy. Si deve continuare sulla strada degli accordi bilaterali, superare le barriere che alcuni paesi, come la Cina, pongono all’ingresso dei nostri prodotti e poi bisognerebbe togliere l’embargo alla Russia”.

L’accordo di collaborazione con Cibus proseguirà?

“Certamente sì, anzi incontrerò presto Fiere di Parma perché ho intenzione di mettere a punto programmi ancora più ambiziosi”.

 

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