Coop Alleanza 3.0: nuovi sguardi per immaginare il futuro

Vincerà chi sarà più veloce, a patto di avere dimensioni importanti, flessibilità, voglia di partnership: il punto con Massimo Ferrari, Ad di Coop Alleanza 3.0 (da Mark Up n. 260)

“Per interpretare il consumatore di domani dobbiamo concentraci su quello che sappiamo fare bene, realizzando partnership, interne e internazionali, in nuovi ambiti. Ma questo richiede dimensioni aziendali importanti. Noi oggi le abbiamo e per questo andiamo considerati un modello da guardare non con preoccupazione, ma per le opportunità di individuare e superare nuove sfide e opportunità”. Così Massimo Ferrari, amministratore delegato gestione di Coop Alleanza 3.0, spiega con voce pacata, ma determinata la validità di questa operazione.
Come convincere anche le altre Coop a federarsi?
Lavorando insieme e dimostrando che così si è più forti, oltre che modello di efficienza. Vuol dire sperimentare insieme nuovi business come i negozi di animali con una nuova insegna: per farlo, abbiamo stretto un accordo con Pets At Home, leader di settore nel Regno Unito. Se però non avessimo avuto le dimensioni di oggi non ci avrebbero preso in considerazione. Un fatto da valutare.
Le dimensioni servono ancora anche in Italia?
L’importante è pensare in grande, scambiando know how, ma anche ottimizzando le attività per ridurre i costi. Stiamo lavorando per centralizzare attività comuni, come le lavorazioni delle carni. Un passo avanti importante.
Cosa è cambiato per favorire questa collaborazione?
C’è sempre stata, ma il ricambio di persone, dettato dalla fusione, ha favorito l’integrazione, tra vecchie e nuove competenze. L’obiettivo è comune: lavorare insieme in modo che i progetti validi restino patrimonio comune non di Coop Alleanza, ma di tutto il mondo Coop.
Non rischiate di limitare il ruolo di Coop Italia?
Assolutamente no. Abbiamo competenze e funzioni diverse, ma sinergiche con un unico fine: rendere più forte il marchio Coop. Aggiungiamo elementi, al massimo: come con l’attività di scouting e selezione di piccole imprese artigianali dei nostri buyer nelle singole province. Coop Italia rimane espressione delle cooperative territoriali e, quindi, lavora per fare tavolo comune delle esperienze di tutti. Il confronto può essere vivace, ma sempre costruttivo, tanto più proficuo quanto più le singole cooperative hanno idee chiare su dove andare.
Come cambiano gli store?
Diventano più agili, facili da visitare e attenti ai bisogni. Per noi il supermercato da 800 a 2.500 mq sarà sempre più legato al territorio, con un assortimento in parte standardizzato, ma focalizzato su freschi e freschissimi con il prodotto locale elemento distintivo, che le persone dovranno raccontare.
E gli ipermercati?
Rimangono focalizzati sul food, ma quelli di attrazione si concentreranno anche su alcune categorie del non food che presentano opportunità di crescita importanti per l’assenza di competitor di grandi dimensioni. Penso a fiori, cartoleria, ottica ..., che vogliamo sviluppare anche in partnership con specialisti.
A Roma siete partiti con l’eCommerce: ci credete?
Sì, è un’esperienza importante, organizzata in tempo record per noi (otto mesi) creando una società ad hoc di specialisti. Roma è una grande sfida: se funziona qui, anche in termini di efficienza e ottimizzazione dei costi, l’obiettivo è di allagare l’esperienza anche in altre zone in cui siamo presenti, privilegiando soprattutto le grandi città.
In Calabria avete stretto un accordo di franchising con AZ, il primo di una serie?
Sì, perché ci dà visibilità, migliora le vendite dei prodotti a marchio, aiuta i produttori italiani, soprattutto locali. Il franchising sarà per noi una leva importante per svilupparci dove siamo meno presenti come Abruzzo, Molise e Lazio.
Con il franchising non rischiate di perdere parte della missione di Coop ...
Il rischio esiste, ma senza franchising non copriamo nuove zone. Meglio, quindi, cercare partner con cui creare relazioni forti per restare insieme molti e molti anni.
Il retail tra dieci anni sarà ...
Con un ruolo sempre più spinto di servizio, un’offerta segmentata e differenziata per bisogni e target, dove si trova velocemente ciò che si cerca. Dobbiamo tornare a mettere cuore e passione nel nostro approccio al mercato, con la consapevolezza nei nostri mezzi. Soprattutto veloci, perché chi lo sarà vincerà sui grandi e forti.

Ha collaborato Barbara Trigari

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