La squadra Rigamonti per la bresaola di carne italiana

Il progetto che resta ulteriormente inclusivo si allarga a un gruppo di aziende che rappresenta il 60% del mercato Bresaola della Valtellina

Prosegue l’impegno di Rigamonti per lo sviluppo della filiera 100% italiana. Dopo l’accordo storico con Coldiretti del 2017 -che ha dato vita alla prima Bresaola certificata 4IT realizzata con bovini, nati, allevati, sezionati e lavorati in Italia- l'azienda fa ora squadra con i salumifici Fratelli Beretta, Del Zoppo e Panzeri. L’intesa siglata nel corso il XIX Forum Internazionale dell’Agroalimentare della Coldiretti a Roma ha l’obiettivo di ampliare su scala nazionale l’impiego di carne da filiera controllata e garantita italiana per almeno 1.500 tonnellate (pari al 10% della produzione di Bresaola della Valtellina igp). L'obiettivo è raggiungere i volumi necessari per avere un peso significativo sul mercato.

C'è soddisfazione per la formazione di questo gruppo di produttori rilevanti in grado di esprimere circa il 60% del mercato Bresaola della Valtellina. Nelle intenzioni si tratta di un percorso inclusivo e assolutamente aperto, cercando di allargare il più possibile la base di questa filiera ai piccoli produttori artigianali del territorio e a quelli associati al Consorzio della Bresaola della Valtellina igp.

“La filiera italiana -spiega Claudio Palladi, amministratore delegato di Rigamonti-è una sfida complessa, in cui abbiamo fortemente creduto e su cui abbiamo investito fin dal principio. Ma occorre fare sistema. Internamente, grazie alla sinergia avviata con Coldiretti nel 2017, siamo arrivati a lavorare circa 500 tonnellate di carne italiana, pari al 4% della nostra produzione, ma sono convinto che Rigamonti potrà arrivare alle mille tonnellate. Con la messa a regime della filiera della Fassona Piemontese, arriveremo – entro il 2023 - a preparare con carne italiana il 10% delle 60mila bresaole da noi prodotte ogni settimana”.

Tra gli obiettivi futuri, c'è anche quello di gettare le basi per un percorso di condivisione di un disciplinare di produzione per un prodotto di carne da filiera italiana, che vada ad affiancarsi -rinforzandosi insieme- alla tradizionale Bresaola della Valtellina igp. “Il percorso che stiamo intraprendendo oggi – rimarca Palladi - non intende in nessun modo porsi in contrapposizione al riconoscimento igp. Anzi. È un percorso possibile proprio grazie al successo della Bresaola della Valtellina igp e all’impegno dei produttori nella valorizzazione e nella promozione di un prodotto tutelato amato da 8 italiani su 10, che ha ricadute importanti sull’economia di un territorio”.

La filiera italiana è una nicchia che può e deve crescere. Ma va tenuto presente che i quantitativi di carne italiana destinati alla Bresaola, oggi pari al 4-5% della produzione, difficilmente saranno in grado di soddisfare l’intero mercato in termini quantitativi. Oggi, senza la materia prima estera non esisterebbe il distretto valtellinese di produzione della Bresaola.

Quello che conta è il percorso di qualità totale intrapreso nella selezione della carne, che sia estera o italiana, nella scelta di fornitori certificati, unito alla volontà ormai inequivocabile, da parte dei produttori di valorizzare le razze italiane. “Si tratta di due concetti non in antitesi, che vanno di pari passo. E il concetto di qualità certificata dovrà essere anche al centro di questo nuovo percorso verso una Bresaola italiana certificata”.

Con 135 mln di euro di fatturato netto nel 2020, Gruppo Rigamonti è riferimento nella produzione di Bresaola. L’impresa ha saputo lanciarne il fenomeno, portando il prodotto tipico della Valtellina sui mercati di tutto il mondo: dagli Emirati Arabi alla Svizzera al Regno Unito. Oggi l'azienda, di proprietà di JBS e con sede a Montagna in Valtellina, ha una distribuzione che copre 23 Paesi.

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