Confimprese è in linea con la posizione della Commissione Europea e la proposta dell’Agcm: via i vincoli alle vendite promozionali, rendendole possibili anche nei periodi precedenti i saldi di fine stagione

Riguardo il disegno di legge per il mercato e la libera concorrenza, Confimprese ha ribadito la posizione sul possibile posticipo dei saldi invernali, a partire dall’incontro con il ministro Adolfo Urso e il segretario generale del Mimit Benedetto Mineo.

"Condividiamo la posizione della Commissione Europea e la proposta dell’Agcm –dichiara Mario Resca, presidente Confimpresevolta a eliminare sia i vincoli alle vendite promozionali, rendendole possibili anche nei periodi precedenti i saldi di fine stagione per i medesimi prodotti, sia i vincoli di periodi e durata alle vendite di fine stagione. Il problema delle asimmetrie competitive tra i player fisici del retail e le piattaforme online, che ad oggi non sono soggette ad alcuna limitazione in materia, deve essere affrontato e risolto in un confronto al tavolo ministeriale tra gli operatori".

Quanto alla possibilità o meno di posticipare la data di inizio dei saldi previsti per il 5 gennaio, la base associativa, a seguito di un confronto interno, si dichiara contraria essendo già la stagione in corso e gli acquisti effettuati. Il preavviso per un cambio di data di un mese da gennaio a febbraio non è sufficiente e l’eventuale posticipo di una sola settimana avrebbe solo l’effetto di far ritardare gli acquisti. Nel percorso verso la possibile liberalizzazione del settore, le imprese associate a Confimprese accetterebbero il posticipo dei saldi a partire dall’estate 2024 per consentire un’adeguata organizzazione delle aziende e un’efficace comunicazione ai consumatori.

Aggiunge Mario Resca: "È fondamentale un allineamento tra i canali fisico e online e tra regioni, che ad oggi hanno la libertà di stabilire una data dei saldi diversa da quanto prevede l’accordo del 2011 in Conferenza delle Regioni, creando anomalie competitive tra territori limitrofi. È urgente semplificare il dialogo tra imprese e PA, razionalizzare la normativa di settore e favorire la concorrenza e il libero mercato per permettere gli operatori di competere sul mercato globale in Italia e all’estero".

Il settore retail in Italia ha un fatturato di 445 miliardi di euro con quasi 1,3 milioni di imprese e circa 3,4 milioni di occupati. Il centro studi Confimprese evidenzia un costante ritardo del retail da inizio 2023 rispetto al 2022. In particolare, da maggio si è passati da un inizio 2023 positivo a dati mensili costantemente negativi o appena positivi con il complessivo delle vendite maggio-settembre pari a -1% contro il +18% dei primi 4 mesi. Lo stesso trend si riflette nei settori merceologici monitorati. Sempre considerando il periodo maggio-settembre sullo stesso periodo 2022, i dati dell’abbigliamento e delle altre merceologie non alimentari sono in campo negativo, rispettivamente a -4,5% e a -0,2%, solo la ristorazione si mantiene più dinamica a +4,6%.  Si conferma il trend negativo delle vendite anche in novembre. E questo è prodromico a una chiusura di fine anno in flessione.

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