La fiducia dei consumatori è in risalita

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Uno studio di McKinsey ed EuCommerce segnala la svolta con il rallentamento delle pressioni inflazionistiche. Per il grocery il futuro sarà all’insegna delle economie di scala e di una forte pressione sui margini

Le vendite dei generi alimentari in Europa faticano a tenere il passo dell’inflazione, ma il rallentamento del carovita negli ultimi mesi sta rilanciando la fiducia dei consumatori. È una delle evidenze che emergono da

State of Grocery Europe, analisi realizzata da McKinsey in collaborazione con EuCommerce sulla base di interviste condotte su 12mila consumatori in 11 Paesi europei e circa 50 dirigenti del settore in oltre 20 Paesi.

L’inflazione erode la marginalità

Lo scorso anno è stato molto negativo per il settore. Infatti l’inflazione nell’Unione europea si è attestata in media al 9,2% (con un picco dell’11,5% a ottobre), ben oltre il 2,9% del 2021. L’aspetto ancor più preoccupante è che non è bastato il ripiegamento dei prezzi dell’energia nell’ultimo scorcio dell’anno, dato che nel frattempo si era generato un effetto a cascata sugli altri beni, anche di prima necessità. L'inflazione alimentare è stata ancora più alta, in alcuni Paesi addirittura il doppio di quella generale, generando un calo dei consumi (con molte famiglie che si sono orientati verso alternative a basso costo) e una contrazione dei margini per le imprese di settore.

La ricerca di economie di scala

Non solo quello che è stato. L’analisi targata McKinsey offre una prospettiva delle tendenze che dovrebbero dominare il mercato del grocery nei prossimi anni. Non sorprende la prospettiva di una graduale normalizzazione dei prezzi e dei volumi, considerato che la Bce si è detta intenzionata a proseguire con il rialzo dei tassi con l’obiettivo di riportare il carovita intorno al 2%, secondo quella che è la missione dell’Eurotower in termini statutaria. Un elemento di interesse è la previsione di una corsa alle economie di scala, che dovrebbe aprire le porte a una nuova stagione di aggregazioni nel comparto. Infatti, con i margini destinati a restare sotto pressione, l’acquisizione di spalle più robuste diventa una via obbligata per ridurre l’impatto dei costi fissi.

Tra le altre tendenze attese nel grocery figurano la crescita dell’online, destinata a proseguire sebbene negli ultimi tempi il ritmo sia stato ben più contenuto di quanto visto in passato, l’espansione dei retail media e l’accelerazione della diffusione della tecnologia.

Verso un nuovo step nel campo della sostenibilità

Merita una menzione particolare un’altra prospettiva indicata dagli analisti, vale a dire l’intensificazione della collaborazione dei distributori con i loro fornitori a favore della sostenibilità. Del resto, sia i legislatori, sia il mondo della finanza spingono per un ulteriore step di sviluppo per le strategie di sostenibilità aziendali, in grado di ragionare in ottica di filiera più che di singole aziende.

La sfida della redditività

Tornando alle analisi sul passato, lo scorso anno le vendite complessive dei generi alimentari in Europa sono cresciute di un modesto 2,9%, mentre se si guarda al triennio 2019-2022, il margine medio dei dettaglianti europei è diminuito di tre punti percentuali. Nel medesimo arco di tempo, il margine Ebitda è calato di un punto percentuale, mentre il margine Ebit ha ristagnato.

Di positivo c’è che, con l’allentarsi dell’inflazione, la fiducia dei consumatori sta risalendo, sebbene sia ancora al di sotto dei livelli pre-pandemici.

Quanto al sentiment dei ceo del settore alimentare, prevale la cautela: il 44% prevede che il 2023 sarà peggiore del 2022 e il 33% pensa che sarà altrettanto impegnativo del 2022. Solo il 23% ritiene che il 2023 porterà un miglioramento delle condizioni di mercato. Gli intervistati concordano sul fatto che i temi chiave per il 2023 sono l'aumento dei costi e la pressione sui margini.

 

 

 

 

 

 

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