L’Internet of Things genererà nuovi modelli di business anche per il retail?

Le ricerche previsionali circa l’impatto delle nuove tecnologie devono essere prese con le pinze. Per anni si è detto che l’Rfid avrebbe stravolto la supply chain e la logistica. Ma non è stato così: oggi il codice a barre è vivo e gode di ottima salute. Per quanto riguarda invece lo IIoT (Industrial Internet of Things), gli esperti prevedono che l’impatto che genererà sarà dirompente almeno per un motivo: non renderà (solo) più efficienti i processi (comel’Rfid) ma determinerà la creazione di  nuovi modelli di business. E con nuovi modelli di business si crea una nuova economia.

Cosa potrà cambiare
In realtà i nuovi modelli di business sono ancora tutti da inventare. Uno studio di Accenture (Winning with the Industrial Internet of Things) stima che nei paesi ad economia avanzata gli investimenti in IIot produrranno un incremento di Pil sostanziale. Questo grazie alle imprese che ne trarranno un grande beneficio. Tuttavia la stessa ricerca Accenture mette sull’avviso che le previsioni sono effettuate considerando assunte e compiute le condizioni al contorno che permettono all’IIot di esprimere le potenzialità. E ciò non è affatto scontato. In particolare le imprese, allo stato attuale non sono ancora pronte. La ricerca si è basata su un panel di 1.400 business leader mondiali di cui 736 Ad a cui è stato chiesto quali piani strategici sono in elaborazione rispetto allo IIot: ebbene, il 73% dei rispondenti ha dichiarato di avere solo un foglio bianco sulla scrivania.

Le vie di sviluppo
Secondo Accenture esistono tre direzioni in cui è possibile raccogliere i benefici legati all’adozione dell’IIot. In primo luogo la revisione complessiva dell’organizzazione in termini di modello e processo dell’azienda. Da ciò può scaturire una nuova ramificazione della supply chain. Una seconda strada è rendere i dati raccolti degli oggetti a valore aggiunto (anche rivendibili). E questo è possibile con standard di interscambio efficaci. Le terza strada è immaginare nuove strutture operative con forti ripercussioni sulla decentralizzazione del lavoro. Ma in sintesi cosa significa ciò? Difficile essere precisi ma una logica interpretazione che discende dalle valutazioni di Accenture è immaginare un’impresa che consideri i dati derivanti dallo IIot il centro del business e delle operatività, che modifichi sé stessa in tutti versanti e che riveda anche partner e fornitori. Tuttavia, un’evoluzione siffatta getta il sospetto che il lavoro possa subire una razionalizzazione importante tutta da valutare.

Nella migliore delle ipotesi
Ipotizzando che le condizioni siano favorevoli, allora lo IIot, potrebbe essere un propulsore formidabile alle economie degli stati avanzati. Accenture quantifica il boost con un incremento sensibile del Pil:

Paese     Pil mld $             %Pil
Usa                 7.100               +2,3%
Germania         700               +1,7%
GB                      531               +1,8%
Cina                1.800              +1,3%

Comunque, non tutte le economie evolute hanno lo stesso grado di ricettività per lo IIot. La ricerca si è spinta anche a valutare tali condizioni, stilando un ranking dei diversi paesi. I più abilitati sono Usa, Svizzera e Paesi Nordici. In fondo alla lista Spagna, Brasile, Italia, India e Russia. Il nostro Paese occupa il terzultimo posto come meno adatto all’economia dell’Internet delle cose.

Internet of Thinks oggi
Attualmente lo IIot sta già facendo vedere potenzialità molto interessanti in vari ambiti. Tra queste: smart city, smart car, smart metering, smart home e smart building. Il fatto che in tutti gli ambiti appaia il prefisso “smart” è un segnale nitido di come un sistema “passivo” possa diventare “intelligente e attivo” rendendo ogni sua parte più efficiente ed efficace. Ma quando si parlerà di smart retailing? La ricerca di Accenture non accenna minimamente al mondo del commercio però introduce un dato degno di riflessione. Tornando ai business leader mondiali intervistati, di questi poco meno del 60% si dichiara entusiasta dell’internet delle cose. Però di questo 60% scarso, solo un settimo pensa che IIot possa produrre revenue. E il punto è proprio questo. I retailer sono tradizionalmente tra i soggetti maggiormente diffidenti circa la possibilità che una tecnologia possa trasformasi in battuta di cassa. E quindi il commercio moderno appare come uno dei comparti a più alta ritrosia. Tuttavia, occorre considerare che davanti a una concreta opportunità, il mercato risponde sempre.

Mission: shopping experience
Il modern trade deve fare molta attenzione al canale elettronico. Il pericolo che l’ecommerce sta portando ai punti di vendita fisici è molto concreto. I retailer devono convincersi che l’unico investimento utile è quello nella gratificazione dell’esperienza di acquisto. Il punto di vendita del futuro sarà intelligente, saprà riconoscere l’avventore, interagire con esso, dare risposte personalizzate e, in alcuni casi, intrattenere. E tutto ciò con un approccio multisensoriale precluso al canale elettronico. Per questo approccio, lo IIoT è la tecnologia che serve.

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