Logistica: m&a strada obbligata perché il piccolo non è più bello

sostenibilità trasporto aereo
Un incontro organizzato da Assologistica ha fatto il punto sulla tendenza alle aggregazioni nel settore con l’obiettivo di generare economie di scala e liberare risorse per gli investimenti

La logistica è al centro delle grandi trasformazioni che stanno interessando l’economia e la società e, a sua volta, è chiamata a cambiare volto in maniera radicale per tenere il passo dell’innovazione. Con le dimensioni che acquistano un rilievo particolare per competere nello scenario globale che mette sotto pressione i margini e richiede risorse rilevanti per investire nell’innovazione. E’ quanto emerso nell’evento “Fusioni e acquisizioni (m&a) nella logistica e nei trasporti. Le potenzialità di uno strumento di aggregazione e crescita del settore”, organizzato da Assologistica Cultura e Formazione a Milano.

Le declinazioni del settore

“Sarebbe più corretto parlare di logistiche al plurale, dato che il settore ricomprende segmenti anche molto diversi tra loro per profili, modalità di organizzazione e modelli operativi”, ha sottolineato aprendo la giornata il presidente di Assologistica, Umberto Ruggerone.

Un concetto ribadito da Riccardo Rossotto, fondatore studio RP Legal, il quale ha sottolinea che “nelle nuove geomappe che si vanno configurando a livello globale, a cominciare dalla Via della Seta, le logistiche giocano un ruolo centrale. In questo contesto il piccolo non è più bello. Le aziende del settore sono chiamate a ripensare il proprio posizionamento di mercato, la propria organizzazione per affrontare con maturità questo scenario. Siamo un paese che dimostra solidarietà nelle tragedie ma poi campanili e torna negli egoismi anche a livello industriale”, ha aggiunto l’esperto.

Il ruolo dei fondi nella promozione di poli del settore

Nel corso della giornata è intervenuto Francesco Bollazzi, responsabile dell’Osservatorio Private Equity-Pem istituito presso l’Università Liuc di Castellanza, il quale ha sottolineato il ruolo decisivo svolto dagli operatori finanziari nel processo di aggregazione in corso nel settore.

“Non esiste un solo modello di m&a, ma ve sono diversi. Dalle offerte di aziende industriali su realtà con lo stesso profilo, a quelle condotte dai fondi di private equity, alle acquisizioni da parte di corporate che già fanno capo ai fondi e sono impegnate ad aumentare le proprie dimensioni”, ha ricordato. Tecnicamente, queste ultime operazioni si chiamano add-on e servono acrescere più velocemente di quanto sia possibile per via organica.

Multipli poco sotto la media per le acquisizioni

L’analisi condotta da Bollazzi ha portato a differenziare gli operatori dei settori logistici in due macro-categorie: quelli focalizzati su un singolo anello della catena del valore; gli operatori con un business model più articolato. Nel primo caso, le acquisizioni vanno in porto a una media di 6 volte il rapporto Ev/Ebitda (cioè il valore del 100% di un’azienda, nel secondo oltre 9 volte, per una media generale di 7,6. Il dato finale, ha segnalato Bollazzi, è leggermente inferiore agli altri settori dell’economia.

Da cosa dipende la valorizzazione di un’azienda target? A questo quesito, la ricerca di Bollazzi risponde individuando una serie di fattori, dagli asset tangibili a quelli intangibili, dal posizionamento di mercato alla struttura della governance, fino al portafoglio clienti, ma quello segnalato come più importante dai fondi è la qualità del management coinvolto nella governance, seguito dal know how aziendale, quindi dalla longevità del rapporto con i clienti.

L’ora della selezione tra vincenti e perdenti

Andrea Fossa, responsabile scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet”, ha analizzato l’evoluzione del mercato nel corso degli ultimi tre anni, definiti “terrificanti dal punto di vista operativo”, per via di “continue ondate di disruption con frammentazione dei processi ordinari”.

In una situazione del genere, caratterizzano a lungo dalla mancanza di navi e dalla difficoltà di trovare magazzini liberi, con uno shock sui costi e sui livelli di servizio, “e’ emersa con forza la capacità di investimento di alcune aziende. Chi ha le spalle larghe, oggi performa meglio della media, che le abbia di sue o le acquisisca comprando altre realtà”.

Fossa ha ricordato che i “top player dei diversi segmenti della logistica hanno continuato a investire massicciamente anche nelle fasi più difficili della crisi pandemica, non solo sull’automazione e il building, ma anche sui processi legati a digitalizzazione e software, servizi senza i quali fai fatica a presentarti alle aziende”, ha aggiunto l’esperto.

Quindi è stata la volta dei numeri, che evidenziano una brusca contrazione degli operatori nel corso degli anni, soprattutto per quel che riguarda padroncini, gestori di magazzino e spedizionieri. “Tre categorie in cui più che altrove le dimensioni sono decisive”, ha sottolineato.

Per poi identificare i principali tratti evolutivi nella crescita da parte dei fornitori tecnologici e degli operatori di eCommerce, nella riduzione del confine tra 3pl e grossisti, nell’integrazione verticale dello shopping, nel ruolo attivo dei fondi d’investimento e infine nell’attenzione verso settori aciclici.

Infine da segnalare l’intervento di Alessandro Lega, managing director legal Southern Europe di FedEx Express, il quale si è soffermato sull’acquisizione di Tnt. “Ci sono tre modi per crescere: acquisire una base consistente di clienti, cosa non facile da perseguire nel breve termine; acquisizioni locali su vasta scala; infine grandi acquisizioni. Abbiamo scelto questa terza strada per accrescere la competitività in un contesto che penalizza le piccole dimensioni, soprattutto in un mercato come quello italiano in cui vi è una miriade di Pmi da servire”, la conclusione.

 

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