L’Ue estenda le Op ortofrutticole

l'intervista – L'Europarlamento guarda con favore al rafforzamento dell'efficacia delle organizzazioni di produttori nel settore frutta e verdura ad altri ambiti agricoli. Il punto con Paolo De Castro (da MARKUP 212)

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La lavorazione del tredicesimo Rapporto sul mondo ortofrutticolo italiano ed europeo di Mark Up - Frutta & Verdura 2012 dedicato al nuovo paradigma della sostenibilità sarà in distribuzione come di consueto a dicembre - diventa occasione di incontro con il presidente della commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale, Paolo De Castro, che si è visto riconfermare l'incarico lo scorso gennaio.

     
 

Chi è Paolo De Castro

Paolo De Castro è nato a San Pietro Vernotico (Br) il 2 febbraio 1958. Dal luglio 2009 è Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento Europeo. Laureato presso la Facoltà di Agraria dell'Università di Bologna, dopo un periodo di specializzazione negli Stati Uniti ha insegnato Economia e Politica Agraria in diverse Università Italiane. Da sempre impegnato sui temi della politica europea e agroalimentare, ha presieduto dal 2001 al 2004, l'Istituto di Studi Economici "Nomisma". È coordinatore scientifico del Centre International des Hautes Etudes Agronomiques Mediterranéens (C.I.H.E.A.M.) di Parigi ed è, inoltre, socio della European Agricultural Economics Association (EAEA) e della Società Italiana di Economia Agraria (SIDEA). Ha ricoperto il ruolo di ministro delle Politiche agricole prima nel governo D'Alema (dal 1998 al 2000) e poi nel governo Prodi (dal 2006 al 2008).

 
     

 

■ Presidente, per stessa ammissione della Commissione, la nuova Pac prende spunto dalle positive esperienze dell'Ocm ortofrutta e del suo sistema organizzato. Cosa cambierà dal 2014? Cosa deve fare il nostro Paese per massimizzare i benefici della riforma nel comparto ortofrutticolo?
Quello ortofrutticolo rappresenta un modello da imitare nell'ambito della definizione delle nuove regole di politica agricola comune, soprattutto per la disciplina delle misure di mercato. Ciò detto, la prossima riforma della Pac deve essere collocata in uno scenario del tutto particolare contraddistinto da mercati volatili e pressioni competitive sempre maggiori che hanno messo e stanno mettendo a dura prova la competitività dell'agricoltura europea. In tale ambito, il sistema di convergenza interna del nuovo sistema di pagamento unico, così come proposto dall'esecutivo Ue, rischierebbe di creare preoccupanti effetti distorsivi per settori e territori, incluse alcune nostre produzioni frutticole. Ecco perché in Parlamento stiamo lavorando a una contro proposta (sono oltre 6.600 gli emendamenti ai testi della Commissione) che possa garantire maggiore flessibilità nell'implementazione del nuovo sistema dei pagamenti diretti e assicurare adeguati margini di flessibilità per accompagnare i modelli produttivi più a rischio verso il nuovo sistema di aiuti.

■ La nuova Pac come recepisce il bisogno di riequilibrio del potere contrattuale fra settore primario e distribuzione? Come si inserisce nello scenario comunitario l'introduzione dell'art. 62 del decreto sulla competitività varato dal Governo Monti?
Nell'ambito della nuova organizzazione comune dei mercati, molte delle proposte presentate nella commissione agricoltura del Parlamento europeo, che mi onoro di presiedere, sono orientate al riequilibrio dei rapporti all'interno della filiera agroalimentare. Un obiettivo già concretizzato con le nuove regole sul settore lattiero caseario e che, adesso, vogliamo estendere a tutti i settori dell'agricoltura europea. A ciò dobbiamo aggiungere un atteggiamento propositivo da parte dell'esecutivo comunitario verso l'introduzione di una disciplina specifica per regolare i rapporti tra agricoltura e distribuzione. Un passaggio opportuno in sede europea dopo l'importante approvazione dell'articolo 62 del decreto sulla competitività varato dal Governo italiano.

■ È singolare che in Francia l'Antitrust abbia multato per oltre 4 milioni di euro agricoltori e Op di indivia per aver realizzato un cartello sul prodotto. Non le sembra una forzatura? Si potrà arrivare a una programmazione dell'offerta anche nel comparto sul modello dei formaggi Dop?
Come prima accennato, il modello delle organizzazioni di produttori nel settore ortofrutticolo ha fornito nel corso degli anni dei risultati importanti tanto che in Parlamento crediamo sia opportuno prevederne il rafforzamento della sua efficacia e l'estensione ad altri settori (ad esempio olio di oliva). Venendo alla necessità di introdurre meccanismi che possano consentire ai gruppi di produttori di adeguare l'offerta produttiva di qualità alle variazioni della domanda, anche questa rappresenta una prerogativa nell'ambito dei lavori del Parlamento europeo. Una disposizione importante che abbiamo introdotto per i formaggi e che intendiamo estendere a tutte le produzioni di qualità certificata. A tal scopo, in sede di negoziato del "pacchetto qualità", il Parlamento ha ottenuto dal Consiglio una dichiarazione che impegnasse i Ministri europei a considerare la programmazione produttiva nell'ambito della riforma della Pac. Una dichiarazione che, tra l'altro, trova già rispondenza nella relazione della Comagri sulle nuove regole di mercato.

■ Siamo leader a livello europeo nelle denominazioni d'origine e nelle indicazioni geografiche per l'ortofrutta, ma fatichiamo a monetizzare questo primato...
Dagli anni '90, con l'istituzione dei marchi Dop e Igp, l'Unione Europea ha inteso tutelare le produzioni tipiche di qualità, specifiche dei diversi territori, garantendo la protezione di due categorie principali d'interessi. Quella dei produttori, attraverso l'uso esclusivo della denominazione e quella dei consumatori, sempre più interessati a conoscere e fruire dei valori materiali e immateriali che accompagnano il prodotto. In tale contesto, la leadership italiana per numero di prodotti di qualità certificata, rappresenta un elemento di forza e di competitività del nostro sistema agroalimentare. Ma accanto a ciò, per essere competitivi, oggi occorrono nuove forme organizzative, né bisogna perdere di vista un dato di prospettiva: oltre la crisi attuale c'è una domanda globale che nel medio lungo periodo potrebbe superare stabilmente le capacità di offerta. Ecco perché la via dei mercati internazionali rappresenta ormai una direzione di sviluppo obbligata per tutti i prodotti agroalimentari, ortofrutta inclusa. Su tale ambito, il recente compromesso tra Parlamento e Consiglio sul pacchetto qualità e il legame di questo ultimo con le norme proposte in commissione agricoltura nell'ambito dell'Ocm unica, rappresentano due opportunità da cogliere per trasformare in reddito lo straordinario patrimonio alimentare che tutto il mondo ci invidia.
■ Il tema dello Speciale Ortofrutta Mark Up 2012 è la sostenibilità nell'accezione più ampia: ambientale, economica e sociale...
Il tema del rapporto tra sostenibilità economica e ambientale non può essere ancorato a un singolo regolamento della Pac post-2013 ma deve essere considerato trasversalmente nell'ambito della riforma. Come prima accennato, le proposte dell'esecutivo mostrano limiti nel momento in cui sembrano tracciare più il profilo di una politica ambientale che di una politica economica. Dobbiamo essere capaci di coniugare queste due strade, altrimenti perderemmo sia i valori ambientali che quelli economici associati all'agricoltura. Ecco perché è indispensabile garantire una maggiore targetizzazione degli interventi senza marginalizzare la funzione di sostegno al reddito che oggi più di ieri ha un significato importante. Ad esempio, la commissione agricoltura ha detto sì a una componente ambientale dei pagamenti diretti ma a patto che sia equilibrata nella sua dimensione e nelle sue modalità d'implementazione.

■ La nuova Ocm consentirà al mondo agricolo di affrontare meglio la crisi mondiale?
Su questo aspetto, la risposta più efficace non può che venire dalla necessità di definire nuovi strumenti e misure di gestione dei rischi di mercato. Un tema particolarmente strategico in un contesto sempre più incerto per il futuro, in cui la volatilità dei prezzi rappresenta la nuova grande variabile dei mercati agro-alimentari.

Allegati

212_09_2012_Intervista-DeCastro

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