M&A in crescita nel settore moda

ECONOMIA & ANALISI – I fondi di private equity sono tra i soggetti più attivi nelle acquisizioni. L'Italia si conferma meta di interesse (da MARKUP 217)

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In un periodo di crisi dove la
maggior parte degli indicatori
si caratterizza per il segno
meno, nel settore moda si registra
controcorrente un risultato in crescita.
È quello relativo alle operazioni
di merger & acquisition, cioè
tutte quelle azioni di finanza straordinaria
che portano alla fusione
di due o più società. Secondo
Pambianco Strategie d'Impresa
(fonte dei dati riportati in questo
articolo) nel 2012 sono state portate
a termine 114 operazioni con
un incremento rispetto all'anno
precedente del 25%. Una crescita
che si è particolarmente sentita
nel secondo trimestre del 2012
che ha messo a segno 35 operazioni
contro le 20 dello stesso periodo
del 2011 con un differenziale
di +75%. Numeri questi che fanno
pensare a una concentrazione
del settore moda, sempre più nelle
mani di grandi gruppi. Sono, infatti,
i fondi di private equity a essere
tra i player più attivi in ambito
M&A con il 22% delle operazioni
realizzate, seguiti dalle imprese
di abbigliamento, dagli investitori
privati e dal settore della distribuzione.
Tutto fa, inoltre, pensare
che il 2013 seguirà il trend degli
ultimi anni con protagonisti i
fondi di private equity e investitori
esteri.


L'Italia nel mirino

L'11% delle operazioni di fusione
e acquisizione si sono realizzate
in Italia e hanno avuto come
attori principali soggetti esteri.
Ciò conferma quanto il nostro
Paese continui a essere meta
di interesse per investitori stranieri
e quanto le imprese della
moda e del lusso italiane siano
una preda ambita agli occhi di
molti. Restando sempre in territorio
italico, il 21% delle operazioni
è avvenuto tra operatori
italiani e solo l'8% delle azioni
ha coinvolto oltreconfine player
del nostro Paese. Poche, dunque,
le operazioni di acquisizione
o fusione d'imprese italiane
all'estero: un'assenza da leggere
probabilmente tra le pieghe della
crisi che rende caute le strategie
di espansione delle aziende.
Di fatto la maggior parte degli interventi
è avvenuto tra soggetti
esteri (60% del totale).

Chi fa cosa
Scorrendo la lista delle operazioni
svolte in Italia, merita una nota
l'acquisizione di Valentino, ceduto
da Permira alla società di investimento
Mayhoola, gruppo che
fa capo al fondo sovrano del Qatar
e che ha acquisito anche l'1%
di Lvmh e il 5,2% di Tiffany. Sempre
in ambito abbigliamento, Only
the Brave (Diesel) ha portato a
termine l'acquisizione di Marni,
casa di moda italiana fondata
dalla stilista Consuelo Castiglioni
nel 1994, ampliando così
il proprio portafoglio marchi. Attivo
anche il settore dell'occhialeria,
con l'acquisizione, da parte
di Luxottica, della catena Sun
Planet, del marchio Alain Mikli
e di una quota di minoranza di
Salmoiraghi&Viganò, nonché il
conseguimento da parte del fondo
di private equity Pai Partners
dell'azienda italiana Marcolin.
All'estero tra le operazioni più interessanti,
l'acquisizione del marchio
americano J Brand da parte
di Fast Retailing, gruppo giapponese
conosciuto per il core brand
Uniqlo, e l'unione di due colossi
con il gruppo Pvh (Calvin Klein
e Tommy Hilfiger) che ha preso
il controllo di Warnaco.

Allegati

217_MA-Fashion

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