Regolamento imballaggi, l’Italia spera nel Trilogo

Il testo licenziato dal Consiglio ambiente è un passo indietro che rimette nel mirino dei divieti la plastica e non premia il riciclo

L’Europa procede a passo di gambero. Il mandato negoziale licenziato dal Consiglio Ambiente in tema di regolamento sugli imballaggi e rifiuti da imballaggio è sostanzialmente un passo indietro: le modifiche introdotte dal Parlamento Ue sono state ignorate e si torna al testo più rigido proposto dalla Commissione che premiava il riuso rispetto al riciclo e metteva sotto accusa la plastica. L’Italia, che eccelle in Europa con un tasso di riciclo dei rifiuti del 72% rispetto a una media europea del 58%, non è riuscita a fare una lobby positiva ed è rimasta sola, unico Paese tra i Ventisette ad aver votato contro l’adozione del mandato.

La parola definitiva ora spetta al Trilogo, la mediazione tra Commissione, Consiglio e Parlamento in programma tra fine gennaio e inizio febbraio. Il testo del Consiglio si accanisce contro la plastica e ristabilisce le restrizioni su alcuni formati di imballaggio, tra cui quelli in plastica monouso per frutta e verdura sotto il chilo e mezzo. Una decisione che danneggia l’Italia, che ricicla gli imballaggi in plastica già per il 48,6% rispetto all’obiettivo Ue del 50% al 2030, e la fiorente industria della quarta gamma. A quanto si  apprende al momento non ci sarebbero deroghe per la bioplastica, come il pla, su cui l’Italia è leader controllando il 57% del mercato europeo: il ministro Pichetto Fratin ha chiesto inutilmente una valorizzazione.

Via libera invece per l’imballaggio in carta, promosso per tutta una serie di confezioni dell’alimentare, dove evidentemente si è fatto sentire maggiormente il peso dei Paesi del Nord. È tutto da vedere se  questo materiale, meno efficace nella protezione meccanica, possa permettere di ridurre lo spreco alimentare e centrare i target proposti dalla Commissione, mantenuti anche dall’Eurocamera, sulla riduzione dei rifiuti da imballaggio: 5 per cento entro 2030, 10 per cento entro il 2035 e 15 per cento entro il 2040.  L’Italia spera ancora che i negoziati del Trilogo possano portare a una soluzione più equilibrata.

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