Al cibo si chiede sempre di più

Siamo evidentemente affamati in primis di ideali: prendono così piede scelte più radicali in ambito alimentare, come quelle vegetariane, vegane e crudiste (da Mark Up 251)

Mai come in questi ultimi anni i media hanno rivolto tanta attenzione al cibo,  in ambito  gourmet,  ma  anche  per  quanto riguarda gli aspetti inerenti a sicurezza, salute e benessere. E i consumatori,  mai  come  di  questi  tempi,  in  cerca di buoni auspici per un futuro dipinto  a  tinte  fosche,  chiedono  rassicurazione almeno per quanto riguarda la soddisfazione di uno dei bisogni primari: l’alimentazione. Se a questo aggiungiamo la continua attenzione per la linea, e più in generale per la forma fisica, l’aumentata esigenza di prevenzione in vista di un’aumentata longevità, e il proliferare di patologie quali allergie e intolleranze, ecco che al cibo si chiede sempre di più: bontà, sicurezza, comodità  d’uso  e  -ultimo  ma  non  da  meno-  proprietà nutrizionali al limite del miracolistico. Ma si sa, noi ricchi occidentali  non  mangiamo  solo  con  la  bocca,  ma anche con la mente, e quindi spesso l’importante è crederci.

freeSulle  tavole  degli  italiani  arrivano sempre più cibi freschi (o perlomeno surgelati), meno carni (a partire dalle rosse, in calo del 5% l’anno), più pesce  e  più  proteine  vegetali.  Soprattutto rimane alta l’attenzione nei confronti  dell’offerta  di  prodotti  biologici,  capace di rispondere trasversalmente alle paure del target attento a sicurezza/salute (no fitofarmaci, no antibiotici, ogm free), ma anche per l’ambiente e il benessere animale. Chi  poi  ha  l’esigenza  di  soddisfare  un  bisogno  specifico (reale  o  presunto)  si  rivolge verso l’offerta free from (senza sale, senza zucchero, senza glutine ecc), mentre soprattutto tra giovani e giovanissimi (evidentemente affamati anche di ideali) prendono piede scelte più radicali  come  quella  dei  vegetariani/vegani/crudisti. Stili di vita e di consumo che spesso si intrecciano tra loro rafforzandosi vicendevolmente e che non disdegnano di intercettare fattori di scelta più trasversali quali origine italiana, tipicità, km0, denominazione di origine, equosolidarietà, ecocompatibilità (non solo per quanto riguarda l’imballaggio).
La  spesa  alimentare degli italiani sta cambiando, in bilico tra paura e fiducia. Lo dimostrano in primo luogo i trend  registrati  dai  segmenti  salutistici,  che  in  netta  controtendenza  rispetto  all’andamento  del  grocery  nel  suo  complesso (+2,8% il 2015 sul disastroso 2014, dati Nielsen), mostrano incrementi a doppia cifra. Ovvio, quindi, che industria  e  distribuzione  non  possano  trascurare di coltivare segmenti tanto emergenti quanto profittevoli in termini di marginalità. La R&S delle aziende si concentra in quest’area, come abbiamo potuto constatare dalle numerose novità di prodotto presentate nell’ultimo anno alle fiere di settore nazionali e internazionali e di pari passo è in continua espansione  lo  spazio  espositivo  riservato  a  queste  merceologie  -peraltro  quasi sempre inserite a scaffale accanto alle corrispettive opzioni convenzionali.

L'articolo completo su Mark Up n° 251

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