L’usato come approccio pragmatico-creativo

Ancorato a forme di sharing economy e di economia 2.0 per scambiare l’esperienza materiale e immateriale (da Mark Up 248)

Nella sfida vitale di immaginare il futuro e gestire lo scambio commerciale attraverso nuove relazioni, la dimensione generativa è quella da cui possiamo ripartire per comprendere il mondo dei consum-autori: lo scambio tra gli uomini non può essere imposto o prescritto, ma solo generato attraverso la crescente dinamica delle relazioni. Online e offline: i social network, piaccia o non piaccia, generano occasioni, aumentando esponenzialmente la quantità di contatti e scambi con i nostri amici o follower digitali. Spesso corrispondono a persone in carne e ossa con cui scambiamo esperienze. Il fenomeno second hand e le attività a esso collegate (compra-vendita, interventi creativi, siti e App per la comunicazione di questa dimensione del consumo) conoscono ormai numeri importanti anche in Italia, imitando realtà come quella olandese che da anni costituisce ormai un vero e proprio fenomeno mainstream, soprattutto per la generazione dei millennials (18-34 anni). Il successo delle piattaforme di scambio come Subito che dal 2007 -suo anno di nascita- ha raggiunto, nel 2014 in Italia, un fatturato di 19 milioni di euro con tassi di crescita del 30% l’anno, lo dimostra ampiamente.

Il mercato italiano dell’usato nel 2015 ha registrato 18 miliardi di euro (secondo una recente ricerca Doxa per Subito), con un peso del 38% solo per l’online. Un dato interessante e inconfutabile emerso dalla ricerca dimostra che solo l’11% dei soggetti coinvolti nella compra-vendita dell’usato può essere ricondotto alla visione ideologica della decrescita felice e dell’usato come stile di vita, mentre ben il 34% propone una visione giocosa e di sperimentazione divertita. Si afferma, dunque, un nuovo stile di pensiero, che possiamo definire “pragmatismo creativo” tipico del consumo smart di una nuova generazione: per loro il risparmio è importante (per chi compra) come disfarsi da ciò che è superfluo, guadagnandoci, ma soprattutto è importante sperimentare a costo zero (se sono bravo a comprare e poi a rivendere ...). Questa attitudine di pensiero e di esperienza ha una forte influenza anche su altre generazioni, coinvolte in famiglia da questi fenomeni. Ci sono figli che vendono oggetti dei genitori o dei nonni e che poi dividono a metà con loro il ricavato, oppure appassionati che comprano biciclette su cui intervengono in modo creativo e che rivendono a prezzo maggiorato, e poi naturalmente un 10% che semplicemente trova nell’usato un modo per affrontare la crisi e ottimizzare le proprie risorse sempre più scarse.

L’articolo completo su Mark Up n. 248

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