Stufi della crisi. E, allora, che fare?

ECONOMIA & ANALISI – L'unica possibilità è dire ciò che si pensa, a rischio di perdere audience o readership (da MARKUP 221)

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Prospettive economiche. Nel
luglio del 2012 il presidente
Monti affermava di vedere
qualche luce (la ripresa) in fondo
al tunnel (la lunga crisi). A metà dicembre
il ministro Grilli suggeriva
fiduciosamente che il peggio fosse
passato. Non è che sbagliassero solo
loro. Però oggi quell'ottimismo,
ribadito dalle cifre contenute nel
Documento di economia e finanza
(DEF) appare davvero eccessivo.
Gli ultimi dati dell'Istat, relativi
al 1° trimestre 2013 certificano
che siamo ancora in piena crisi.
C'è una forte riluttanza ad ammetterlo.
Da una parte, i politici tendono
a sottovalutare le informazioni
più sfavorevoli in quanto orientati
a aggiustare i difetti del sistema
e quindi concentrati sulla loro
azione. In altre parole, la politica
tende a sopravvalutare gli effetti
delle proprie azioni come se bastasse una buona legge a modificare
il corso degli eventi. Non è così
e non potrebbe esserlo, tra l'altro
per la circostanza che, a causa di
un eccesso di burocrazia, le stesse
buone leggi faticano a trasformarsi
in provvedimenti efficaci, come
il Governatore Visco ha osservato
il 31 maggio scorso.

Senso di noia
Per altro verso, gli stessi cittadini
sono stufi di sentire e leggere
sempre le medesime disamine
sulla crisi. Qualche tempo fa
un giornalista mi diceva con inconsueta
franchezza che le persone
tendono a cambiare canale
non appena sentono che si parla
di crisi magari con accenti pessimistici.
La domanda è: cosa deve
fare un analista? Mentire è un'opzione
impraticabile. Addolcire la
narrazione è oggettivamente difficile
perché non si capisce dove
andare a prendere messaggi positivi
sostenibili. L'unica possibilità
è dire ciò che si pensa, a rischio
di perdere audience o readership.
E così, con qualche timore, vado
a discutere la tabella sulle previsioni
economiche per l'Italia sviluppate
da diversi istituti di ricerca
e istituzioni. Con il passare del tempo le previsioni peggiorano in
modo uniforme. Quelle formulate
sotto la linea più marcata tengono
conto dei dati Istat sul 1° trimestre.
Spicca l'ottimismo del governo
(DEF), cosa che comporta il
rischio di aggiustamenti reali di
segno opposto all'eccesso previsionale.
In realtà una componente
di "speranza" sembra esserci in
tutte le previsioni. Infatti, a fronte
di un primo trimestre del Pil pari
a -2,4% i consuntivi previsionali
per il 2012 sono tutti più favorevoli,
a significare che qualche miglioramento
dovrebbe essere in vista.
Purtroppo, l'Istat ha certificato
che oltre al crollo delle componenti
della domanda interna, nel
primo quarto dell'anno in corso
si osserva anche una caduta delle
esportazioni. Il che riduce drasticamente
le possibilità di ripresa
a breve. Cominciano a emergere,
nelle letture più recenti, segni
negativi per la previsione dei consumi
mentre si abbassano le valutazioni
del Pil per il 2014. Vale la
pena di ricordare che un Pil che dovesse crescere di mezzo punto nel 2014 non rappresenterebbe una variazione apprezzabile nella ricchezza pro capite.

La domanda
Non ho ricette ma solo un'indicazione precisa: il 6 giugno scorso il Dottor Befera dichiarava all'ANSA che a fronte dei 10 miliardi di euro preventivati ne sono stati recuperati, lo scorso anno, 12,5; possiamo utilizzare la differenza per scongiurare il prossimo aumento dell'Iva, evitando di peggiorare il tenore dei consumi, principale voce del Pil e da troppo tempo in gravissima sofferenza?

Allegati

221_Soluzione_crisi

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