5 categorie di consumatori per approccio alimentare

A identificarle le ultime rilevazioni del "Global State of the Consumer Tracker”, osservatorio Deloitte che monitora sentiment e comportamenti di consumo

Frugalità, risparmio, posticipo delle spese onerose sono tutte tendenze di consumo (o meglio non-consumo) ormai confermate da ogni report e indagine recente. L'ultimo Global State of the Consumer Tracker, l’Osservatorio Deloitte che monitora sentiment e comportamenti degli acquirenti, non fa eccezione. Secondo i dati del report solo il 29% degli intervistati italiani dichiara di avere budget disponibile a fine mese, decisamente meno rispetto al 46% della media internazionale, mentre circa un rispondente su due, sia nel nostro Paese che all’estero, è preoccupato per lo stato dei propri risparmi (51% Italia, 45% media internazionale).
In questo contesto l'alimentare ricopre ovviamente un ruolo centrale, e mentre gdo ed industria continuano a discutere di listini, i prezzi elevati non cessano di essere un problema anche in questo comparto, con tutto ciò che ne consegue (e conseguirà). Un intervistato su due (49%), ad esempio, sceglie di comporre i propri pasti sulla base del cibo già acquistato, oltre un rispondente italiano su tre (37%) indica di dotarsi solamente dell’essenziale, mentre circa un quinto (23%) dichiara di aver acquistato meno cibo di quanto volesse. Nonostante la spinta a ottimizzare, gli italiani si confermano i meno propensi a sacrificare la qualità (o ciò che si presume essere tale). Solo il 25% sceglie tagli di carne più economici e solo il 21% opta per ingredienti a basso costo, due dati che sono inferiori a quelli di Francia (rispettivamente 27% e 25%), Spagna (28% entrambi) e Germania (38% e 40%). Anche per conciliare qualità e prezzo, in Italia si registra un’ulteriore apertura verso i prodotti “white label”, scelti dal 30%. Spazio anche a una più accurata pianificazione della spesa (43%) e a recarsi presso diversi punti di vendita per ottenere le migliori offerte (33%).

5 cluster di consumatori food

Se il prezzo rimane una preoccupazione pressante che condiziona le scelte di acquisto, vi sono anche altre leve di consumo che contraddistinguono i cluster di italiani nell'approccio food. Sono cinque, in particolare, le categorie individuate dai dati del “Global State of the Consumer Tracker”.

  1. I salutisti – L’archetipo maggiormente diffuso tra gli intervistati è quello dei “salutisti”, ovvero chi pone particolare attenzione agli aspetti di salute e benessere nelle proprie scelte nutrizionali, a conferma della percezione di uno stretto legame tra alimentazione e stato fisico. Complessivamente, i salutisti rappresentano più di un terzo dei giovani tra i 18 e i 34 anni e quasi metà degli over 55, per una media tra i diversi gruppi di età pari al 41%. Considerando le fasce di reddito, invece, la diffusione dei salutisti cresce all’aumentare del reddito, arrivando a rappresentare il 45% del totale dei consumatori a più alta disponibilità economica.
  2. I frugali – Consumatori che prediligono pasti semplici e a buon mercato, rappresentanti il secondo gruppo per diffusione, pari al 20% del totale. Questa attitudine ai consumi alimentari è condivisa soprattutto dalle famiglie a minore reddito.
  3. I comodi – Il terzo profilo è quello dei “comodi” (16%), una tipologia di consumatori che apprezza particolarmente la facilità e la velocità di preparazione e reperimento dei prodotti. È interessante notare come questa predisposizione sia condivisa in modo piuttosto trasversale presso le diverse fasce di reddito.
  4. I gourmet – Una nicchia della popolazione, pari al 9%, si definisce invece “gourmet”, entusiasta della sperimentazione ed estimatrice del buon cibo. Tale categoria si compone in maggior misura dei giovani e, rispetto alle fasce di reddito, interessa i consumatori con più elevato budget a disposizione.
  5. I sostenibili – Infine, un ulteriore 9% della popolazione si ritiene attento alla sostenibilità degli alimenti e consapevole dell’impatto della produzione. Questa sensibilità risulta relativamente più marcata tra i giovani e diffusa in modo piuttosto omogeneo tra le diverse categorie di reddito delle famiglie.

 

 

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