“Consumers want it all”: lo shopping ibrido come prerogativa del retail

Uno studio IBM definisce aspettative e caratteristiche dei consumatori per l’anno appena iniziato, evidenziando una marcata predisposizione all’ambiente

Il binomio Intelligenza Artificiale (AI) e Cloud risulta quanto mai essenziale per rispondere ad esigenze ed aspettative del consumatore 2022, alla ricerca di esperienza sempre più ibrida, frictionless e trainata da una genuina ricerca di “purpose” (scopo) e di rispetto dei dettami della sostenibilità. In nuce, questo è quanto emerge dall’ultimo studio dal titolo “Consumers want it all” condotto dall’IBM Institute for Business Value (IBV), in collaborazione con il National Retail Federation (NRF), tra le più grandi associazioni del commercio al dettaglio a livello mondiale, e basato sui dati raccolti con un sondaggio su 19,103 consumatori su scala globale.

Più nello specifico, lo studio rileva un aumento dello shopping ibrido, che integra canali fisici e digitali  nell’esperienza di acquisto. Questa richiesta di ibridazione tra i diversi touchpoint è figlia  delle abitudini di spesa che i consumatori hanno adottato per necessità durante la pandemia stanno infatti diventando parte della routine, specialmente per i più giovani. I retailer devono, quindi, essere più pronti e flessibili per soddisfare le esigenze dei clienti, integrando le esperienze digitali e in-store, abbracciando un approccio ibrido nei loro posizionamenti per accompagnare e guidare le scelte dei consumatori.

Traducendo in cifre i risultati dell’indagine è emerso come:

  • il 72% degli intervistati privilegia ancora il negozio fisico come metodo di acquisto primario, in tutto o in larga parte;
  • i motivi principali per cui gli intervistati scelgono di recarsi in negozio includono l’opportunità di toccare e valutare meglio i prodotti prima di acquistarli (50%), di poter scegliere(47%) e la possibilità di procedere immediatamente all’acquisto (43%), anche se l’esperienza che i consumatori cercano in negozio varia a seconda della categoria di prodotto;
  • il 27% degli intervistati riferisce di preferire lo shopping ibrido, gli appartenenti alla Gen Z sono più propensi a scegliere questa modalità rispetto agli altri.
Il customer journey segmentato ed in particolare tripartito nelle fasi dell'apprendimento (learn), dell'approccio al canale (shop) e dell'acquisto (buy) © IBM/NRF, 2022

Inoltre, lo studio ribadisce che dal 2020 la sostenibilità ha assunto sempre più rilievo per i consumatori e influenza sia le decisioni di acquisto che le preferenze di brand. Da ciò ne deriva che:

  • I consumatori “purpose-driven, cioè quelli che scelgono prodotti e marchi in base ai valori trasmessi, come la sostenibilità, rappresentano ora il più grande segmento tra i consumatori intervistati (44%).
  • Il 62% degli intervistati è disposto a cambiare le proprie abitudini di acquisto per ridurre l'impatto ambientale, rispetto al 57% di due anni fa.
  • La metà degli intervistati afferma di essere disposta a pagare un sovrapprezzo medio del 70% per avere prodotti sostenibili, circa il doppio rispetto a quanto indicato nel 2020.

Nella pratica, tuttavia, esiste un divario tra le intenzioni e le azioni: in riferimento agli ultimi acquisti effettuati, solo il 31% degli intervistati riferisce di aver comprato solo o in gran parte prodotti sostenibili.

Sebbene molti dei consumatori intervistati riconoscano ancora il valore aggiunto della tradizionale esperienza di shopping in negozio, c’è ora una grande aspettativa in termini di flessibilità nel costruire il proprio percorso di acquisto – a seconda delle abitudini prevalenti per la propria fascia d'età, gli strumenti disponibili e la categoria di prodotto", ha affermato Mark Mathews, Vice President of Research Development and Industry Analysis presso la National Retail Federation. "Questo approccio 'ibrido' segna un cambiamento fondamentale nel comportamento dei consumatori”.

In tal senso lo studio offre anche ai retailer un breve vademecum a punti per cercare di ottemperare in maniera quanto più puntuale possibile a queste esigenze, che sono in primis di comunicazione. IBM e NFR, quindi, consigliano di:

  • Stabilire standard chiari: tracciare i materiali di origine ed evidenziare l'impatto ambientale di un prodotto incide in termini di trasparenza per i consumatori.  Queste informazioni sono preziose solo se i consumatori possono capirle - e confrontarle tra le varie marche.
  • Rendere lo shopping sostenibile più facile: mettere in campo azioni concrete per uno shopping green, che potrebbe, ad esempio, iniziare con la traduzione del gergo tecnico della sostenibilità in un linguaggio che i consumatori possano capire, e offrire compromessi tra costo, servizio e l'impatto ambientale per metterli in grado di fare le proprie scelte.
  • Fare appello alle preferenze personali:i brand possono rendere le scelte sostenibili più attraenti facendo leva sui benefici per la salute e il benessere dei loro prodotti. Ad esempio,"Buono per il pianeta, buono per me" è uno slogan che può rientrare nei canoni della sostenibilità e risultare più appetibile per il consumatore.
  • Andare oltre il prodotto: i consumatori sono alla ricerca di più modi per allineare i loro acquisti con i loro valori. Risulta vincente aiutare i consumatori a colmare il gap intenzione-azione rendendo più facile per loro capire come un certo prodotto supporta la sostenibilità, facendo ricomprendere i questi processi anche l'impatto ambientale della realizzazione, del trasporto e dell'imballaggio.

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