Ceetrus Italia: “I centri commerciali sono luoghi sicuri”

La chiusura nei week end in Lombardia e Piemonte sta portando a perdite del 30% del fatturato: secondo Ceetrus "si trasmette un'idea sbagliata dei centri commerciali come luoghi insicuri"

Ceetrus Italy scende in campo per sostenere l’economia delle imprese (piccole e grandi) e i lavoratori che ruotano intorno al mondo dei centri commerciali: gli imprenditori coinvolti sono 7.000 che danno lavoro a mezzo milione di addetti.

Marco Balducci

La chiusura nel week end in Lombardia e Piemonte sta portando a una perdita del 30% del fatturato, "e la politica sembra voler dare un’immagine negativa ai centri commerciali come luoghi insicuri per farli chiudere- commenta Marco Balducci, amministratore delegato Ceetrus Italy-. Ma non è così. Perché fino ad oggi nei centri commerciali Ceetrus non c'è stato nessuno assembramento, nessun focolaio, sono rispettate le misure di sicurezza con la misurazione della temperatura a ogni cliente, le persone hanno ciascuna più di 20 mq a disposizione, gli ambienti sono sanificati continuamente e se il numero dei clienti è troppo alto si bloccano gli ingressi. C’è in corso una demonizzazione del centro commerciale da parte delle autorità istituzionali, ma non vi è alcuna evidenza scientifica. Anzi possiamo dire che i centri commerciali sono luoghi sicuri perché igienizzati e con un controllo minuzioso del flusso dei clienti e della loro condizione fisica".

Ceetrus Italy con Confimprese ribadisce che le restrizioni messe in atto, come la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana in diverse regioni italiane, stanno disgregando il tessuto economico e sociale del nostro Paese infatti, dati alla mano (report di Censis di questi giorni), con queste disposizioni che si aggiungono agli effetti dovuti al primo lockdown il solo settore retail subirà entro la fine anno una sforbiciata di 95 miliardi di euro in fatturato (-21,6%) con una perdita di oltre 700.000 posti di lavoro. Ceetrus ricorda che i centri commerciali da soli in Italia generano occupazione per 587.000 addetti e pagano ogni anno 48 miliardi di euro in tasse. I marketplace online invece? I centri commerciali e i negozi sono costretti a fermarsi mentre i marketplace traggono beneficio da questa nuova chiusura. Dov’è l’equità?" si domanda Balducci.

"Si sta colpendo un settore che è il motore economico del nostro Paese -prosegue Balducci-, quando invece basterebbe un piano per regolamentarne l’affluenza; chiudere i centri commerciali provoca una concentrazione di clienti durante gli altri giorni della settimana è il risultato si traduce in evidenti disagi per i consumatori".

Le recentissime restrizioni non impattano solo sull’economia reale del Paese, ma hanno un effetto negativo sugli aspetti sociali. Il commercio, ricorda Ceetrus, non va considerato solo come logistica, cioè come mera consegna di beni ai consumatori, il commercio tiene viva la società: i negozi sotto casa danno linfa alla città e i centri commerciali sono animatori delle periferie e ricreano l’ambiente di piazza dove si trovano concentrati negozi e servizi utili agli abitanti dell’hinterland "che sono spesso -aggiunge Balducci- luoghi depressi e a rischio criminalità".

Il retail ha un ruolo fondamentale per l’intera filiera produttiva: è il punto di riferimento principale per l’azienda che produce beni di largo consumo per intercettare i desideri del cliente e per verificare il livello di gradimento di un prodotto. I retailer sono stati messi a dura prova dal commercio digitale già prima del Covid19 "e ora si trovano a fare i conti con questo nuovo competitor invisibile e omnipresente poiché dalla pandemia il consumatore ha cambiato profilo e ha modificato il proprio sistema di acquisto proprio grazie al web. Per tutte queste ragioni è importante non uccidere il commercio, con chiusure nei weekend o altre forme restrittive, ma è invece necessario e possibile utilizzare il buon senso regolamentando gli afflussi nei negozi e nei centri commerciali".

 

 

 

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