Confagricoltura E-R lancia l’allarme: crolla la domanda di vino

Secondo la confederazione, c’è da attendersi una richiesta di prodotto durante le festività di fine anno nell’ordine del 15%

Se non proprio da allarme rosso, la situazione relativa alla domanda di vino nel nostro Paese è quanto meno preoccupante. Secondo una ricerca condotta Confagricoltura Emilia Romagna, la domanda di consumo per le festività di fine anno è in calo del 15% nel confronto annuo.

L’analisi

“Sono sensibilmente calate le vendite di bottiglie emblema del vigneto emiliano-romagnolo invertendo la tendenza positiva del terzo trimestre - spiega Mirco Gianaroli, presidente dei viticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna -. Risponde bene solo il mercato legato all’enoturismo (visite in cantina e degustazioni, agriturismo e turismo esperienziale), mentre è in fase di stallo sia la vendita diretta, sia il canale Horeca, quindi anche la ristorazione. Una battuta d’arresto che va principalmente attribuita al clima di incertezza e al caro vita”.

La confederazione invita a non sottovalutare i segnali che arrivano dal mercato. “Bisogna rilanciare la domanda interna e i consumi incrementando il potere d’acquisto delle famiglie con misure ad hoc – osserva il presidente Marcello Bonvicini, il quale invita a - sostenere la filiera dal produttore al consumatore, dare ossigeno e liquidità all’Emilia-Romagna del vino, proteggere l’intera catena del valore”.

Il peso dell’inflazione

I dati dell'organizzazione agricola mostrano inoltre una​viticoltura regionale che deve combattere su più fronti, contro gli effetti del cambiamento climatico e l’aumento dei costi di produzione. La fiammata dei prezzi rispetto al pre-Covid ha raggiunto valori record: luce e gas (+ 30%), fertilizzanti (+40%), fitofarmaci (+15%), vetro e carta (+60%).

La vendemmia 2022 si è chiusa con un calo produttivo medio del 15%, dovuto a siccità ed eventi meteo estremi (gelate, nubifragi e bombe d’acqua). A soffrire maggiormente sono stati i vitigni di collina soprattutto da Piacenza a Bologna. La carenza di manodopera ha contribuito ad appesantire ulteriormente la gestione dell’attività in vigna.

 

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