Covid-19: in Germania i test rapidi arrivano nei supermercati della gdo

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I retailer tedeschi della GDO hanno iniziato a vendere test rapidi anti-Covid sabato 6 marzo. Prove generali di screening di massa per un ritorno alla normalità più rapido possibile

In Germania, sabato 6 marzo 2021, è iniziata la vendita di test rapidi per rilevare l’infezione al Covid-19 presso i retailer della gdo. La prima catena a renderli disponibili è stata Aldi, che li ha veduti direttamente alla cassa, dando la possibilità di acquistare un solo kit - contenente cinque test - a persona al costo di 24,99 euro. Il test viene eseguito con un tampone nasale e fornisce un risultato entro 15 minuti, ed ha ricevuto il benestare dell'Istituto Federale per i Farmaci e i Dispositivi Medici che ha rilasciato lo scorso 24 febbraio 2021 le prime autorizzazioni speciali per i test antigenici ad uso privato. Inutile dire che vi è stato un boom di richieste, tanto da far esaurire le scorte nella stessa giornata di sabato.

Una sorte simile è toccata a Lidl, che ha scelto tuttavia una strategia leggermente diversa. L'azienda di Neckarsulm aveva, infatti, iniziato la vendita dei test tramite il suo store online su lidl.de "senza costi di spedizione e per 21.99 euro (confezione da 5), ad uso privato". Il sito, preso d'assalto degli acquirenti, non ha sostenuto il carico dell'elevata domanda. L'azienda ha comunque assicurato che già da questa settimana i test rapidi saranno venduti in tutte le filiali Lidl.

Nonostante queste - prevedibili - corse ai test dei primi giorni, il trend è quello di andare verso una “normalizzazione” nell’uso di questo tipo di test, rendendoli disponibili praticamente in tutti i supermercati e drogherie (Rewe, Penny, Edeka, Metro, Netto, Real, Rossmann, DM, ecc.) del paese.

Premettendo che i test rapidi hanno un’efficacia inferiore (dal 70% all’86%) rispetto ai tamponi molecolari, in particolare se effettuati da mani inesperte in casa o in contesti dove vi possa essere possibilità di contaminazione, rivelandosi inaffidabili, la strategia dietro il coinvolgimento del retail in quest’ambito ha un obiettivo ben preciso. L’idea è quella di sfruttare la capillarità e la facilità d’accesso del retail per agevolare uno screening di massa, che possa monitorare l’andamento dell’epidemia in un territorio specifico, in particolare tra persone asintomatiche o che non sanno di aver avuto contatti diretti con un positivo al coronavirus e altrimenti sfuggirebbero al tracciamento.

Questa iniziativa si associa anche alla misura adottata dal Ministro della Salute tedesco Jens Spahn, per cui da lunedì 8 marzo 2021 tutti i tedeschi hanno diritto a un test rapido gratuito alla settimana, effettuato da un professionista presso farmacie o centri di controllo designati (anche per controbilanciare le inefficienze degli eventuali test fai-da-te effettuati). L’applicazione di questa misura ha ancora bisogno di rodaggio: molte cronache dalla Germania oggi testimoniano confusione su come organizzare questa attività gratuita, ma che nei prossimi giorni verranno quasi sicuramente sciolti tutti i nodi al riguardo.

La domanda da farsi è in che termini l’Italia può ispirarsi all’esempio tedesco in merito alla diffusione di questi test attraverso i retailer. Ad oggi, in Italia è obbligatorio che a effettuare le operazioni di prelievo del campione da analizzare siano gli operatori sanitari, come medici e infermieri. Ci sarà da valutare questa e altre nuove iniziative per dare più libertà alle persone dopo mesi di chiusure e limiti alla socializzazione, scongiurando nuovi contagi.

 

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