Dalla carne coltivata ai sostituti vegetali: 1 italiano su 3 è pronto a cambiare

I picchi di apertura si registrano tra i 20 e 30 anni, a conferma di una cultura alimentare che evolverà sempre di più. I dati NielsenIQ per Axpo Italia

Le proteine continuano ad essere al centro di un'inedita attenzione da parte degli italiani, nonostante nei Paesi del primo mondo la carenza di queste ultime sia un problema alquanto raro ed è semmai più frequente che si assumano troppe proteine animali (carni rosse in primis), affaticando il sistema renale ed epatico con tutte le dovute conseguenze (una su tutti un aumento del rischio di cancro al colon). In questo contesto, il mondo food ha risposto popolando gli scaffali di referenze incentrate sull'arricchimento proteico, soprattutto vegetariane (esempio: yogurt e formaggi) e vegane (paste di legumi, ecc.).

Un filone culturale e di innovazione interessante che promette di non esaurirsi, considerato il cambio di approccio e mentalità alimentare di un buon segmento della popolazione. A confermalo è la ricerca realizzata per Pulsee Luce & Gas, brand digitale di Axpo Italia, da NielsenIQ, che ha indagato la propensione degli italiani al consumo di sostituti vegetali della carne, ma anche di carne coltivata e di prodotti a base di insetti.
I risultati, che riportiamo a seguire, mostrano chiaramente l'apertura su questi temi da parte di una minoranza piuttosto allargata della popolazione, che risulta ancora più rilevante considerato che raggiunge i picchi tra i 20-30enni, tracciando quindi la rotta per il futuro.

Nel complesso, il 30,4% degli intervistati afferma di essere favorevole all’acquisto di sostituti vegetali della carne, valore che sale al 40,7% nella fascia di età tra i 18 e i 25 anni, mentre è del 17,7% negli over 65. Per la carne coltivata i favorevoli sono al 22,5% (non pochi, considerata la contro-informazione sul tema), con un massimo del 38,7% nella fascia 26-35 anni e un minimo del 9,9% in quella tra i 56-65 anni.
Tra i fattori considerati rilevanti a favore delle nuove scelte alimentari spiccano il “maggiore rispetto della vita animale” (39,2%), la “riduzione dell’impatto ambientale rispetto all’allevamento convenzionale” (39%) e la “possibilità di ridurre il consumo di carne tradizionale, ma senza rinunciare al gusto” (29,8). Viceversa, tra gli elementi più critici sono indicati la “perplessità riguardo alla sicurezza di questi prodotti sulla salute umana nel lungo periodo” (51,5%), i “prezzi alti” (40,2%) e le “questioni etiche legate alla manipolazione genetica per ottenere carne sintetica” (39,4%).
Per quanto riguarda, invece, i prodotti alimentari ricavati dagli insetti, il 15,1% degli intervistati trova che il loro potenziale apporto proteico li renda un alimento del futuro a tutti gli effetti, capace di generare diversi vantaggi. Dalla “riduzione dell’impatto ambientale rispetto all’allevamento convenzionale” (28,8% del campione) alla “semplicità nel processo di allevamento” (26,2%) fino ai “costi più bassi rispetto alla carne tradizionale” (25,4%). La limitata apertura verso questa fonte di cibo è dettata invece principalmente da “forti resistenze personali e rifiuti al consumo” (51,3% degli intervistati), seguita dalla “perplessità riguardo alla sicurezza e igiene” (45,1%) e dal “gusto e consistenza poco appetibili” (41,2%).

Uno dei più grandi geni della storia, ovvero Leonardo da Vinci, profetizzò: "Verrà il tempo in cui l'uomo non dovrà più uccidere per mangiare, ed anche l'uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto". Che sia questa l'epoca alle porte?

 

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