Dalla “coopetition” alla monetizzazione dei dati: le nuove sfide del retail

Non solo del retail, in realtà, ma di tutti i business. Ne abbiamo parlato al Marketing & Retail Summit 2022 dedicato alla #sudrevolution

Da un lato riflessioni incentrate sulla gdo e sulla sua capacità competitiva ad opera dei protagonisti di settore, dall'altro prospettive e numeri su quelle che sono le più ampie sfide che riguardano tanto il retail quanto le aziende italiane in genere. La cornice di questo confronto è stata il Marketing & Retail Summit 2022 dedicato alla #sudrevolution e andato in onda a Bari. Un evento di Gdoweek e Mark Up moderato dalla direttrice Cristina Lazzati e dalla caporedattrice Marina Bassi.

Lo scenario di business attuale spinge a quella che Sandro Castaldo, professore all'Università Bocconi e founder partner Focus Mgmt, definisce "coopetition", una crasi tra cooperazione e competizione che indica il necessario approccio bifronte da tenere "per fare massa critica e allargare la torta prima di spartirla, oppure ci spartiremo delle briciole". Gli altri ingredienti imprescindibili per restare sul mercato di domani sono la flessibilità e, soprattutto in un Paese di pmi a guida familiare come il nostro, il ricambio generazionale e la "managerializzazione". Un approccio che non può che andare a braccetto con elementi quali la formazione, la digitalizzazione, la sostenibilità e una go to market strategy.
Un'ulteriore conferma arriva da Benedetta Brioschi, responsabile scenario food & retail & sustainability di The European House Ambrosetti: "I dati ci dicono che le imprese familiari se ben gestite hanno performance migliori, ma tra le criticità principali permangono il passaggio generazionale, la confusione tra dinamiche familiari e aziendali, tra ruolo della proprietà e dei gestori, mancanza di rispetto ruoli operativi e non solo". A rappresentare concretamente queste nuove generazioni che si fanno strada all'interno di realtà familiari sono stati, durante il summit, quattro giovani manager della gdo.

La sfida del passaggio generazionale vista dai "figli del retail"

"Il passaggio generazionale non è solo quello da genitore a figlio, ma anche di tutta l'azienda, quindi bisogna assumere giovani e preparate anche ad altri livelli. Il futuro? La sfida più grande per noi è crescere mantenendo l'identità di partenza. Il nostro obiettivo è quello di tradurre online l'esperienza fisica", spiega Vincenzo Prezzemolo, direttore marketing & eCommerce di Prezzemolo & Vitale (Coralis).
"Ho dovuto lavorare tanto sia in quanto 'figlia di', sia come donna", gli fa eco Annalucia Macripò, direttrice acquisti Gruppo Supermercato Spa: "È importante dare spazio anche alla visione diversa dei figli, una volta che sono entrati in azienda".
"L'ingresso generazionale se forzato porta sempre problemi. È centrale che l'azienda si sia strutturata sia dal punto di vista del diritto che dell'organizzazione per permettere al figlio di iniziare percorso", sottolinea Michele Sgaramella, direttore vendite Apulia Distribuzione
"Per noi il passaggio generazionale non fa riferimento solo all'eredità che un padre lascia a un figlio, ma anche allo sviluppo di nuove attività di vendita", rileva Walter Boccuni, direttore generale operativo di Conad Adriatico: "Bisogna, poi, considerare la diversa visione dei giovani, che sono più aperte al tema dell'innovazione, oggi importante più che mai". Un'innovazione che per il retail è sinonimo di omnicanalità, dove il punto di vendita è da valorizzare con un ruolo sempre più strategico ed efficiente.

Il ruolo del negozio nell'ecosistema omnicanale

Innanzitutto, i dati di Accenture ci dicono che l'84% dei consumatori si sente smarrito se non ha anche un punto di vendita di riferimento oltre il digitale. Altrettanto vero, però, che bisogna dare un diverso valore al tempo che il cliente spende nel negozio e non tenerlo ancorato ad attività ripetitive, che banalizzano la customer experience e la rendono noiosa. Necessario, pertanto, dare spazio a momenti diversi, più coinvolgenti, rispondendo a quelli che sono i desiderata delle persone in store, ovvero: velocità e semplicità dell'esperienza (92%), sostenibilità (76%), ispirazione e nuova risposta ai bisogni (75%), miglioramenti tecnologici (66%) e contatto umano (64%). "Il punto di vendita non può essere solo prodotti ma deve essere sempre più servizi ed esperienza. Servono collaboratori che siano 'human touchpoint' e sappiano sostenere queste nuove modalità di vendita", evidenzia Elisabetta Rigobello, responsabile marketing Ditech: "La digitalizzazione del retail per noi è una sintesi di innovazione di processi e di tecnologie. Ancora pochi retailer, ad esempio, oggi armonizzano i dati, nel grocery sono solo 1 su 3 ".
"Il nuovo negozio sarà fisico e l'esperienza sarà tangibile, ma dovrà raccogliere e valorizzare dati relativi al cliente che si raccolgono con tecnologie come le telecamere", ribadisce Matteo Arata, consulting retail Italy lead Accenture. "Il negozio è il fulcro nella raccolta dei dati che abilitano scenari di raccomandazione personalizzata per i consumatori, potenziato dai dati esterni. I dati servono a incrementare la capacità distintiva dell'insegna verso il cliente", conferma Giuseppe Meccariello, cloud first data & AI Iceg lead Accenture: "L'evoluzione del negozio, poi, si accompagna a quella dei profili tecnici dei talenti necessari ai retailer per massimizzare il potenziale sul mondo dati".

 

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