Dall’energia alla carne: italiani pronti a nuovi compromessi per la sostenibilità

L'ostacolo maggiore al comportamento sostenibile è l'incidenza sulle finanze personali. I dati Ipsos per Il Salone della csr e dell’innovazione sociale

Sostenibilità ambientale, ma anche economica: il principale ostacolo allo sviluppo della prima è la difficoltà in molti casi ad armonizzarla con la seconda, a maggior ragione in tempi di impoverimento sociale e aumento dei prezzi (che, almeno in parte, il patto anti-inflazione prova ad arginare). Quasi la metà della popolazione italiana (46%), infatti, si dichiara pronta a scendere ad ulteriori compromessi sullo stile di vita a beneficio dell'ambiente. Come? Ad esempio tramite il minor consumo di energia, mangiando meno carne, limitando la plastica monouso. Quando però il comportamento sostenibile va a incidere in modo importante sulle finanze personali, la quota di virtuosi si riduce diventando meno di un terzo (31%).
A tracciare questo scenario sono i dati della ricerca Ipsos per Il salone della csr e dell’innovazione sociale 2023 (circa 1.000 interviste ad un campione rappresentativo della popolazione maggiore di 16 anni. Rilevamento effettuato a maggio 2023 con metodo Cawi).

Secondo l'indagine, il 58% degli italiani ha già investito o sta investendo per rendere la propria casa energeticamente efficiente, il 60% è pronto a rinunciare ai viaggi in aereo, il 59% a sostituire l’auto con il treno per le lunghe percorrenze. A fronte dell’impegno individuale, però, è richiesto un impegno pubblico: per finanziare la trasformazione sostenibile, oltre tre italiani su dieci sarebbero favorevoli ad aumentare le tasse sui patrimoni e a tagliare la spesa per la difesa, per la pubblica amministrazione locale e per beni artistici e culturali statali. Niente tagli invece per la spesa pensionistica, l’istruzione e la sanità, le aree più preziose per gli italiani, da salvaguardare anche in un’ottica di sostenibilità.
Messe in luce dai numeri anche alcune criticità. Sul piano sociale, ad esempio, solo in pochi (5%) dedicano il proprio tempo o la propria professionalità per progetti a favore della comunità o per valorizzare il patrimonio culturale del proprio territorio (4%). Da non sottovalutare, d'altro canto, l'apertura da parte degli italiani rispetto alle suddette attività: circa 6 persone su 10 si dichiarano molto o abbastanza disponibili. Una potenzialità che necessita di essere coordinata e facilitata. Altro tasto dolente, poi, l’aumento degli “scettici” in tema di sostenibilità: se nel 2018 rappresentavano circa un italiano su dieci, oggi rappresentano più di un italiano su cinque. Ad incidere sono la scarsa fiducia nei confronti delle istituzioni e delle misure che stanno adottando per lo sviluppo sostenibile, nonché un raffreddamento di credibilità verso i comportamenti delle aziende: mediamente gli italiani ritengono che meno di un’azienda su 3 sia davvero impegnata nella trasformazione sostenibile.

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