Davvero convinti di poter vivere senza necessità di risparmiare?

Esperti – Un'analisi delle obiezioni mosse alla manovra di correzione dei conti pubblici. (Da MARK UP 191)

1. Qualcosa sulla manovra finanziaria

2. Le obiezioni degli specialisti che non convincono
3. E le difficoltà di trovare forte concentrazione
di disfunzione


La recente manovra di correzione dei conti pubblici merita qualche riflessione, almeno in ordine alla logica che si dovrebbe applicare per farne una valutazione non pregiudiziale.
Sembra che tutti siano d'accordo sul fatto che una manovra fosse necessaria, anche se non si comprende bene il parametro di valutazione. Mi pare, poi, che più o meno la metà degli esperti sia sostanzialmente d'accordo su temi, tempi e modalità del provvedimento. L'altro 50% (quello che qui mi interessa), seppure d'accordo sulla necessità dell'operazione, aggiunge che non avrebbe dovuto farsi come è stata fatta (sostanzialmente cambia argomento in quanto racconta la sua manovra evitando di fare una valutazione sull'unica manovra che conti veramente, cioè quella del governo; questa strategia ha però l'indubbio vantaggio che evita la fatica improba di studiare o leggere o almeno sbirciare le oltre 400 complicatissime pagine di decreto, relazione illustrativa, relazione tecnica). Di questo 50% poi una buona parte sostiene che nella manovra non ci sono provvedimenti per lo sviluppo. Un'altra parte cospicua invoca il problema della macelleria sociale, cioè che i tagli (per definizione “indiscriminati”) ridurranno i servizi al pubblico o provocheranno un aumento delle imposte. Tutti coloro che dissentono (e anche molti di quelli che sono d'accordo), si schierano, infine, a favore degli enti soppressi o riorganizzati, spiegando che il costo di ogni singolo ente è irrisorio e che quindi forse non valeva la pena di procedere in tal senso perché, dicono, certo non si risolve il problema del debito pubblico al 120% del Pil risparmiando qualche centinaia di migliaia di euro all'anno (è l'approccio del benaltrismo, cioè del “c'è ben altro da fare”).

Obiezioni
Vediamo perché queste obiezioni non mi convincono.
Non ci sono provvedimenti per lo sviluppo, cioè non ci sono azioni suscettibili di accrescere il livello e la dinamica del prodotto potenziale. Obietto che una manovra, per definizione correttiva, modifica un percorso già tracciato, non ne delinea uno radicalmente differente. La pretesa che con l'occasione di una nuova legge ci si debba mettere dentro, che so, la riforma fiscale, il federalismo, una nuova impostazione dei rapporti tra pubblica amministrazione e cittadino o imprese, la regolamentazione dei diritti delle famiglie di fatto, è un capriccio. Esiste un parlamento composto di quasi mille persone che dovrebbe fare le leggi. Le faccia. Le correzioni devono rimanere tali (unica giustificazione su questo punto: il governo - qualsiasi governo - che tradizionalmente non vuole farsi mancare nulla, intitola un pezzo di provvedimento “sviluppo e infrastrutture” e quindi attira da sé questo tipo di critiche).

Macelleria sociale?
Fino a ieri non c'era un cittadino italiano (dicasi uno) che non si lamentasse delle inefficienze e degli sprechi della pubblica amministrazione. Appena, però, si dice che le regioni avranno 4 miliardi di euro di trasferimenti in meno ecco che si sostiene che i malati non avranno più cure. Questa argomentazione è irricevibile. O si dice che viviamo nella migliore delle amministrazioni possibili oppure i tagli ci devono essere, eccome. Il blocco degli incrementi negli stipendi della Pa è un modestissimo contributo chiesto a coloro che non hanno subìto gli effetti della contrazione del Pil 2008-2009, pari al 6,3% e quasi interamente patita dalle imprese e dai lavoratori del settore privato. Inoltre, sono i governi locali che devono decidere dove tagliare, altro che tagli “indiscriminati”: se gli amministratori del territorio non sono capaci o sono collusi con il malaffare allora aumenteranno le imposte e saranno licenziati dai cittadini alle prossime elezioni. Autonomia decisionale, responsabilità e controllo vanno assieme.
Chi si oppone alla manovra o vorrebbe consistentemente emendarla deve trovare argomentazioni solide: esse si presterebbero poco alla propaganda e alla visibilità mediatica, ma molto gioverebbero al paese.

Irrilevanza di alcuni provvedimenti
Questa è l'obiezione più incredibile. Semplicemente perché si risparmiano quattrini sprecati pari a un paio di centinaia di migliaia di euro (per ogni ente eliminato) non varrebbe la pena di provvedervi. La devastazione del paese è fatta di tanti piccoli sprechi che generano un costume, cioè un atteggiamento che si fa comportamento ripetuto, contrario alla selezione dei talenti attraverso il merito, in favore della creazione di sicuri luoghi di potere. In altre parole, è impensabile trovare uno spreco che da solo valga, diciamo, 30 miliardi di euro (sui settanta miliardi annui che sono un'attendibile valutazione della perdita complessiva di risorse a parità di servizi pubblici, oppure, viceversa, dei maggiori servizi che si potrebbero ottenere a parità di risorse).

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