Il consumo responsabile e il gap fra ricchi e poveri

Esperti – Il consumatore dovrà farsi carico, per la parte che gli compete, delle questioni legate ad ambiente e sostenibilità. Aiutato dalla misurazione dell'impatto dei singoli prodotti. (Da MARK UP 181)

1.
Impatto ecologico: l'opposizione delle economie emergenti

2.
La responsabilità decisiva dei cittadini negli acquisti

3.
Prevarrà un modello
di paternalismo libertario nella dissuasione dal consumo di prodotti energivori

La crisi pare avviarsi alla fine e comincia a farsi urgente pensare al dopo. Fra i non pochi scenari futuribili, ne considereremo in questa sede alcuni legati a un problema che, nel periodo immediatamente precedente alla crisi, era diventato chiaro a tutti e che l'urgenza di rispondere alla caduta dell'attività economica ha messo per un momento in secondo piano: lo stress sulle risorse del pianeta. La ripresa, per ora ancora modesta, dei prezzi del petrolio e di alcune materie prime riporterà questo problema sul tavolo, così come tornerà a tener banco il tema ambientale. I paesi che hanno in questi anni iniziato uno sviluppo molto veloce non sono disposti a compromettere la loro crescita con vincoli di natura ambientale troppo stringenti; e, non del tutto irragionevolmente, suggeriscono ai paesi più sviluppati di cominciare loro a ridurre l'uso di risorse prima di imporre tale risparmio a chi ne utilizza ancora così poche.

Questione di sistema

La questione è stata fino a oggi posta in rapporto alla produzione che ha dovuto verificare se e come imporre processi a basso impatto ambientale (consumo di energia e di materie prime, inquinamento, emissioni di CO2) che comportano costi più elevati. I consumatori erano al corrente di tutto questo, e alcuni hanno da tempo scelto di privilegiare l'acquisto di prodotti a più basso impatto ambientale. Ma la situazione che si profila è radicalmente diversa. Non è più una questione che può essere lasciata solo alle scelte individuali, ma di sistema, alla quale tutti saremo chiamati a contribuire: fare spazio alla parte di umanità che sino a oggi non ha goduto dei nostri stessi livelli di benessere. In fin dei conti l'economia esiste per soddisfare il consumo ed è quindi il consumatore che deve farsi carico di questa responsabilità.

Un problema collettivo

Il tema del consumo responsabile sarà una questione collettiva nei confronti della quale saremo sollecitati in rapporto a qualità e a quantità dei beni consumati. Si generalizzerà ciò che è avvenuto per i Suv, divenuti simbolo d'indifferenza verso l'ambiente e le generazioni che verranno.

A favorire questo fenomeno sarà la diffusione di misure dell'impatto ambientale dei singoli prodotti (vedi box su ciò che Wal-Mart si propone di fare) che renderà palese il tipo di attitudine di chi li acquista. È facile prevedere che il modello sarà il cosiddetto paternalismo libertario adottato per il tabacco e che oggi coinvolge alcolici e fast food. Insomma, si potrà continuare a comprare Suv, ma si potrebbe dover accettare di trovarsi sulla fiancata una scritta che dice che i Suv “uccidono il pianeta”. Una soluzione diversa, più liberale e interamente affidata al sistema dei prezzi, è possibile: si calcola l'impatto (esternalità) dei singoli beni e li si carica di una imposta che pareggia i conti. Ma è facile scommettere che non sarà la soluzione scelta: comporterebbe costi politici troppo elevati.

E non è solo un problema di qualità ambientale dei beni. Se il consumo responsabile riguarda i comportamenti del singolo, se in gioco c'è la sua impronta ecologica, a definirla incide anche quanto consuma. E poiché la quantità è in buona misura legata alla disponibilità di risorse economiche, anche all'interno dei paesi affluent si porrà con più forza il confronto fra ricchi e poveri. Con il tema del consumo responsabile dovremo fare i conti. Tutti.

* TradeLab

Wal-Mart e l'indice di sostenibilità dei prodotti

Secondo un articolo pubblicato su The Wall Street Journal (17 luglio 2009), Wal-Mart sta lavorando su un progetto che prevede la richiesta ai fornitori di una serie di dati sull'impatto ambientale dei loro prodotti. I dati saranno quindi elaborati per costruire un indice di sostenibilità da porre accanto ai prezzi, secondo una logica simile a quanto già avviene per i beni alimentari relativamente al loro contenuto nutrizionale. Il consumo responsabile diventerebbe un formidabile driver competitivo.

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