Il sistema alimentare affronta il nodo obesità

IN PRIMO PIANO – Ormai vera e propria epidemia globale, con costi e ripercussioni psicologici e relazionali (da MARKUP 212)

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Afronte di un sistema alimentare globale che per la prima volta seriamente è alle prese con una criticità legata a reperibilità e distribuzione, tre paradossi minano concretamente l'equilibrio del sistema stesso. Tralasciando quello legato alla parte destinata al sostentamento degli animali da allevamento e quello (più recente) della quota finalizzata alla creazione di energia, resta sul terreno l'ultimo: la coesistenza nel mondo di più di un miliardo di persone che soffrono la fame a fronte di un numero equivalente che soffre le conseguenze di un eccesso di nutrizione. A dimostrazione della possibilità (non sfruttata) di garantire un adeguato apporto nutrizionale a tutti gli esseri umani presenti sul pianeta.

Abbondanza
Con 500 milioni di persone nel mondo, il fenomeno dell'obesità sta assumendo dimensioni allarmanti. Dal 1980 a oggi il numero di persone obese e in sovrappeso è raddoppiato e le proiezioni stimano che questo valore continuerà a crescere raggiungendo una quota di 700 milioni d'individui obesi e 1,8 miliardi di persone in sovrappeso nel 2015. L'obesità è, dunque, un'emergenza che comporta un impatto economico e sociale tale da far lievitare la spesa sanitaria in quei Paesi dove vi sono ambienti fortemente obesogenici. I costi legati al trattamento di patologie croniche e delle loro complicanze equivalgono a una quota tra il 2% e l'8% dei costi sanitari totali a livello mondiale. In Europa il fenomeno costa a livello di salute pubblica 236 miliardi di euro (l'8% della spesa sanitaria totale), mentre in Italia la spesa per l'obesità raggiunge i 22,8 miliardi di euro a sostegno di un 10,5% della popolazione che raggiunge condizioni di adiposità evidenti. Ai costi diretti, identificati nelle spese mediche per il trattamento della malattia, occorre sommare quelli indiretti quali, per esempio, una minore produttività lavorativa, un inferiore rendimento scolastico, elevati costi ambientali legati a maggiori consumi di carburante ecc. Uno studio ha stimato che negli Stati Uniti i lavoratori sovrappeso e obesi, per le loro ripetute assenze per motivi di salute, totalizzano una perdita di produttività di circa 153 miliardi di dollari l'anno. L'impatto negativo si registra anche sotto il profilo psicologico-relazionale in quanto gli individui in sovrappeso od obesi percepiscono in media una retribuzione più bassa, sono estromessi da alcuni tipi di impiego e possono essere vittime di discriminazioni sul posto di lavoro. A tutto ciò si aggiungono gli impatti ambientali derivanti da consumi alimentari superiori al fabbisogno calorico capaci di esercitare una pressione notevole sulle risorse naturali.

Responsabilità
I dati provenienti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità fotografano un contesto d'emergenza con implicazioni dirette e indirette sulla società che non possono essere tralasciate. Secondo quanto emerso nel terzo webinar organizzato a luglio 2012 da Barilla Center for Food and Nutrition, la responsabilità di intervenire per attenuare il problema dell'obesità è principalmente dei Governi. Ma occorre programmare un impegno congiunto tra industria alimentare e settore pubblico affinché si possano mettere in campo diverse forme di informazione ed educazione alimentare, favorire la disponibilità di alternative di consumo più salutari, incentivare l'attività sportiva, applicare misure fiscali di disincentivo al consumo di alcuni prodotti.
Su quest'ultimo punto diversi Paesi si sono già attivati applicando una tassazione su merceologie ritenute da "bollino rosso" nelle sane abitudini alimentari; ma la leva fiscale sembra non essere l'unico strumento in grado di incidere sui comportamenti di consumo.

Strategie incisive
Occorrono delle strategie in grado di spiegare alle persone quali cibi consumare con frequenza per implementare un sistema alimentare basato sulla salute. D'altro canto la tassazione è sì un intervento diretto che consente di raccogliere introiti economici da investire nell'economia di un Paese, ma può dar vita a problemi dettati dalla difficoltà di scelta degli alimenti sui quali applicare l'imposta nonché dall'incertezza che i consumatori possano spostare alcuni consumi verso prodotti meno cari. Come già accennato, il solo operato dei Governi non basta, occorrono il coinvolgimento e l'impegno dell'industria alimentare in grado di modificare l'offerta dei prodotti e influenzare la domanda finale.
L'obesità non è un fenomeno istantaneo, occorrono, quindi, delle politiche che durino nel tempo, necessitano campagne di marketing a lungo termine al fine di promuovere una giusta educazione alimentare. Negli anni le imprese, forti di un ruolo sociale sempre più evidente, hanno avviato politiche di sviluppo di gamma, marketing e promozione di attività di educazione alimentare e sponsorizzazione di attività sportive supportando l'impegno dei Governi. È molto importante che ci sia un impegno congiunto per attivare piani integrati per la lotta all'obesità. Ogni attore, per le sue competenze, deve diffondere la cultura della prevenzione mettendo in campo azioni che spingano a comportamenti salutari in modo consapevole.

La filiera
Dal canto loro le aziende che operano lungo la filiera alimentare hanno avviato un processo di variazione dell'offerta riformulando i prodotti già esistenti (per allinearli alle linee guida nutrizionali) e lanciando nuove referenze salutistiche.
Il tutto è coadiuvato da una comunicazione focalizzata alla comprensione, come le informazioni nutrizionali sulle etichette o campagne di marketing per promuovere codici di autoregolamentazione. L'industria alimentare conquista, così, un ruolo importante nella promozione di una dieta sana.

Le dimensioni del fenomeno
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Il costo della sovralimentazione
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La tentazione di usare il fisco come leva di dissuasione
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Allegati

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