La carne rossa tiene le posizioni nei consumi nonostante la crisi

Mercati – Sotto le aspettative la lieve flessione grazie a un'offerta che ha saputo adeguarsi al momento. (Da MARK UP 197)

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1. Importante la
strategia messa
in campo dalla Gda

2. I mercati correlati crescono a valore


Puntuale come la pioggia a primavera, arriva la polemica sulla carne: a fine 2010 il maggiore industriale della pasta italiana ha preso posizione pubblica contro il consumo della carne che, oltre a creare problemi cardiovascolari di enorme impatto sul costo della salute, comporta anche problemi ambientali legati anche ai danni causati dagli allevamenti e al consumo di cereali. Anche altri studiosi hanno puntato il dito contro gli allevamenti che produrrebbero riscaldamento climatico. Insomma non un buon anno, almeno a livello di opinioni, per il mondo della carne 2010. Mentre invece i fatti rendono giustizia perché il 2010 è stato per il consumo della carne molto meno penalizzante, contrariamente ad altri settori alimentari, di quanto previsto: la flessione riscontrata nei consumi è di circa -1,3 /-1,5 % sull'anno precedente e riguarda soprattutto vitello e vitellone.
I consumi quindi reggono, nonostante la crisi economica: “Merito in buona parte anche della grande distribuzione che si è orientata, proprio tenendo conto della minore disponibilità economica dei consumatori, a una valorizzazione dei tagli meno pregiati “conferma Francois Tomei, direttore di Assocarni. Della situazione se ne è avvantaggiato l'export perché le industrie di macellazione estere sono più competitive rispetto alle italiane. La filiera bovina prevede in genere animali nati in ambito comunitario (Francia, Germania e altri paesi Ce) e poi allevati e macellati in Italia.
La stessa grande distribuzione richiede controlli e disciplinari molto più sofisticati che presentano costi maggiori per le aziende italiane e sono tanti gli allevatori che hanno lavorato in perdita per l'aumento del costo dei mangimi e delle spese veterinarie. Per le carni pregiate, molte catene della grande distribuzione richiedono che gli animali non siano nutriti con Ogm: la separazione a livello logistico risulta molto difficile per un allevamento e, di conseguenza, i prezzi di questa carne sono sempre più alti. Ma molto spesso il consumatore fa fatica ad accettarlo e penalizza questa carne più costosa: anche in questo caso è urgente una valorizzazione del prodotto così ottenuto.

Il versante positivo
Esportazioni di salumi italiani a gonfie vele nei primi nove mesi del 2010: sono stati inviati oltre confine 89.743 tonnellate di prodotti della nostra salumeria (pari a un +13,8%) per un valore di oltre 700 milioni di euro. Questi dati elaborati da Istat e Assica evidenziano la dinamicità del settore che si dimostra ancora una volta sopra la media rispetto all'industria alimentare (+9,9%).
“I brillanti risultati dell'export - afferma Lisa Ferrarini, presidente di Assica - ci convincono sempre di più del fatto che non bisogna mollare la presa su questo fronte: infatti la libera circolazione di tutta la gamma dei salumi italiani in ambito extra Ue, si conferma ancora come obiettivo non definitivamente raggiunto, potendosi ritenere realizzato in misura soddisfacente per i soli prosciutti tipici e, parzialmente, per i prodotti di salumeria cotta e, in misura insoddisfacente, per i salumi a breve stagionatura, come per esempio i salami e per le carni suine”.
Protagoniste di questi primi nove mesi del 2010 sono state senza dubbio le esportazioni di prosciutti crudi (+10,3% in quantità e +12% in valore) che hanno visto un importante aumento sia degli invii di prodotti in osso sia di quelli disossati, affermandosi su tutti i principali UE ed extra UE, in particolare Francia, Germania, Regno Unito e Usa.
Ottima la performance di mortadella e würstel (+18,3% in quantità e +16,8% in valore) che hanno potuto beneficiare di un ulteriore importante incremento della domanda comunitaria in particolare di Francia e soprattutto Regno Unito oltre che di quella sempre molto vivace dei paesi terzi.
Brillanti le esportazioni di salami, (+14,8% in quantità e +14,2% in valore) la cui presenza si è rafforzata soprattutto all'interno del mercato comunitario in particolare su quello tedesco e oltre i confini comunitari su quello svizzero della materia prima.


Più

  • Tenuta del gradimento dei consumatori

Meno

  • Campagne informative sfavorevoli


Allegati

197-MKLAB-Carni-rosse
di Daniela Dalpozzo / marzo 2011

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